Buona sera e Buon Anno a tutti in quest'incontro che è diventato tradizionale per il Capo dello Stato, che ha l'onore, l'onore di presentare gli auguri ai cittadini.
s Auguri a tutti, auguri a ciascuno: auguri a chi è cittadino d'Italia in Patria e a chi vive all'estero; a chi si trova in questa terra per lavoro come immigrato.
Un saluto particolare agli immigrati, perché sentano l'Italia come loro seconda Patria e dimentichino qualche episodio di inciviltà: il popolo italiano è tutto ospitale!
Auguri a chi è ospite per studio, per lavoro, di passaggio e inizia con noi e tra noi questo 1994...
Proprio a tutti, Buon Anno!
Buon Anno all'Italia.
E un anno è passato!
Pareva quasi impossibile...
La situazione politica precaria; l'esplosione, già iniziata e in crescendo, dell'emergenza penale, con vasto coinvolgimento dell'area politica ed economico-finanziaria.
Io, allora, in questa sala, stavo conducendo le consultazioni perché nascesse il primo governo.
Allora, la delicatezza, se non la gravità della realtà economica con la pesante ripercussione sul piano dell'occupazione e l'instabilità della moneta già oggetto di svalutazione; il succedersi incredibile di dimissioni di Ministri, sette, con sostituzioni immediate, a volte reiterate..... e, soprattutto, il volto dell'Italia dinnanzi all'Europa e al mondo....
Quanti timori! Forse, persino paura.... quale fatica per cercare di scorgere un filo di ottimismo da qualche parte!
Quale fatica per cercare di riuscire a sperare!
Mi veniva fatto di pensare alla "spes desperantium", la speranza dei disperati.
Ero Ministro dell'Interno. In un viaggio in Jugoslavia, per firmare gli accordi contro il terrorismo; la guida, un professore, che ci tenne molto a dimostrarmi che non aveva nulla a che fare con il regime - Tito era morto da tempo - d'un tratto mi disse "venga con me!". Mi fece entrare in una Chiesa, mi portò vicino ad una bella immagine, scultorea, della Madonna, ma mi indicò soprattutto cosa c'era scritto sotto: "Spes desperantium"; la speranza dei disperati, di chi non riesce a sperare; quante volte ho pensato!
E le bombe! Firenze, Milano, Roma!
E le vittime, e la disperazione dei parenti, dei compagni di lavoro; e il terrore, quasi l'attesa angosciosa di altra violenza.... E la gente con una domanda inesprimibile e inespressa: ma chi vuole destabilizzare? Ma chi vuole demolire l'animo, pure cosí forte, di questo nostro popolo....
Chi? E perché?
E i giudici all'opera con la polizia giudiziaria, impegnati senza tregua alla ricerca delle cause, dei responsabili, per ridare sicurezza ai cittadini, perché i cittadini possano sentirsi sicuri.
A costoro che compiono questo lavoro, non si dirà mai grazie abbastanza.
Eppure, l'anno è passato!
Con l'impegno del Parlamento; e quale impegno! E della Corte Costituzionale, della Magistratura; con le iniziative dei governi Amato e Ciampi.
Lasciatemi dare per un momento spazio ai ricordi.
È toccata a me la responsabilità, a me l'onore di chiamare Giuliano Amato l'anno scorso e Carlo Azeglio Ciampi otto mesi fa per formare e guidare un governo; delicatissimo il momento politico nel primo caso; privo di ogni valida indicazione da parte del Parlamento, il secondo. Quando chiamai al telefono il Governatore, gli dissi: "Governatore, si tenga pronto!".
Sono state scelte che, tra l'altro, hanno rialzato di molto il prestigio dell'Italia e non soltanto in Europa.
E, poi, l'impegno instancabile delle Forze dell'Ordine e delle Forze Armate, dentro e fuori i confini della Patria, anche molto lontano, per servire la pace.
E l'impegno della Pubblica Amministrazione! Quanta desolazione quando sento da qualcuno condannare tutta la Pubblica Amministrazione come incapace, come inefficiente! Ma perché dobbiamo dare questo senso di distruzione senza pensare a quanti - ciascuno di noi li conosce - danno la vita, la pelle al tavolo di lavoro?
E l'impegno di tanti, tantissimi operatori privati.....
L'anno è passato.
La nostra moneta si è rinsaldata, l'economia presenta segni di ripresa; la lotta alla criminalità ha raggiunto particolari successi.
L'anno è passato per la forza degli Italiani..... L'anno è passato per il coraggio, per la operosa pazienza degli Italiani.
Pensate! La mirabile ricostruzione e il perfetto restauro a Firenze; pensate alla pacata fermezza dei milanesi; all'immediata ripresa di Roma, ferita nell'arte e nella fede.....
E, poi, il volontariato sempre presente, versatile, instancabile e gli ammirevoli Vigili del Fuoco, presenti ovunque.
E su tutto, guida sicura, la determinazione dei responsabili delle bellezze artistiche per ripristinare ostinatamente ogni cosa come era.....come se non fosse successo nulla.
Questo è il miracolo italiano che ogni tanto si ripete.
* * *
Per tutta questa faticosa ripresa in ogni campo, quanti hanno lottato e sperato!Quanti hanno pagato anche con la vita!
I caduti, anche recenti, del mondo del lavoro..... Quanti hanno pagato con la salute!
E chi mai potrebbe dimenticare i nostri morti per la pace e per la solidarietà fino all'ultima, innocente, giovanissima crocerossina la cui generosità fu solo superata dalla volontà di nascondimento! Quale richiamo e quale esempio!
E quanti hanno pregato: nelle Chiese cattoliche, in tutte le altre Chiese cristiane, nelle Sinagoghe, nelle Moschee..... E quanti hanno sperato, creduto, spinti solo da una invincibile ammirevole fede nell'uomo.....
L'anno è passato!
Sono di conforto talune constatazioni: la prima è che gli Italiani, che noi Italiani,amiamo fortemente questa nostra Patria e siamo pronti a pagare il prezzo della sua rinascita. L'anno che ora si chiude ne ha portato larga prova, larghissima prova.
Inoltre - desidero ripeterlo - la certezza che la democrazia è largamente entrata nelle vene degli Italiani, è diventata vita di questo nostro popolo, ed è quindi garanzia di un no fermo e consapevole a ogni ipotetica avventura.
E mentre il mondo è ancora insanguinato da guerre e da delitti, da mercanti di morte - droga e armi - cui preme solo la ricchezza ad ogni costo, le Comunità, Europea e internazionale, ci danno atto di questa nostra decisa volontà di recupero e aumentano la fiducia nel nostro futuro.
* * *
Inizia un anno che può, che deve essere decisivo per la nostra ripresa.
Il mondo ci guarda e attende da noi compostezza e saggezza nelle prossime consultazioni elettorali politiche, affinché in ogni nostra scelta, nella diversità delle impostazioni, dei pensieri, dei programmi, sappiamo porre al di sopra di tutto il bene dell'Italia.
Ci guarda il mondo perché sente quale presenza essenziale sia quella dell'Italia, anzitutto per la pace, per la pace nel mondo; quale sia la presenza essenziale per l'Europa che è stata e rimane la prospettiva politica primaria, da sempre tendente, con ferma volontà, ad una sostanziale, efficace comunità politica; presenza essenziale dell'Italia per i popoli che, dopo l'inverno della dittatura sovietica, si affacciano, con la democrazia nascente, alla collaborazione e alla desiderata partecipazione alla comunità dei popoli liberi; il mondo ci guarda e ha fiducia che si compia il ruolo e la responsabilità dell'Italia nel Mediterraneo e per la pace nella ex Jugoslavia e nel Medio Oriente.
Due luci si sono accese proprio in questi giorni, dopo tanto lavoro, sulla speranza di pace: l'incontro fra Israele e i Palestinesi e i rapporti tra Vaticano e Israele.
È questa una grande pagina di vita nuova nella storia dei millenni, una eccezionale testimonianza di pace di questo Pontificato di Giovanni Paolo II, cui va la nostra ammirata gratitudine.
Ebbene, per questo nuovo anno, il popolo italiano vuole anzitutto una cosa: vuole che si volti pagina; il referendum questo ha espresso con chiarezza non equivoca. Vuole che si volti pagina su un passato di abusi, di comportamenti illeciti della vita pubblica e della vita economica, senza mai gettare nel nulla tutto ciò che di vitale, di essenziale per la libertà del popolo italiano e di costruttivo fu operato dalla Liberazione a oggi.
Stiamo attenti a non dimenticare mai tutti coloro che hanno salvato la vita e la libertà dell'uomo nella nostra Patria!
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E si apre, allora, la prima pagina nuova.
Nessuno può negare il coraggio che vi è stato nel mettere a nudo le piaghe e nel volere giustizia e trasparenza. Occorre che la volontà e il coraggio continuino fino a quando questo capitolo giungerà a conclusione con l'affermazione della responsabilità dei colpevoli e della innocenza di chi sarà trovato senza colpa; con il riconoscimento dell'opera delicata ed essenziale della Magistratura, ma anche con una ritrovata costante serenità nei cittadini, non timorosi, ma fiduciosi nella giustizia; cittadini sereni anche come imputati o parte lesa; difesa, la giustizia stessa, da un tipo di politica che pare voglia contaminarla o servirsene; difesa da chi ne coglie solo il lato spettacolare; e liberata, la giustizia, da chi ha avuto - è doveroso dirlo - momenti non sereni con il contagio di voglia di ghigliottina e di gogna, due manifestazioni nefaste per la giustizia.
La giustizia ha diritto di essere universalmente rispettata e creduta.
Abbiamo tanto bisogno di pacatezza, di serenità perché anche la vita politica, l'attività economica possano riprendere l'indispensabile propria azione efficace e normale.
E ciò vale per tutti noi!
Ed ecco la seconda grande pagina: le riforme.
È necessario che tutto ciò che è stato elaborato, dai dibattiti parlamentari alla Commissione bicamerale, in questa legislatura, nonché andare perso, sia contributo di studio e di esperienza perché la nostra Costituzione, per opera del nuovo Parlamento, possa rispondere sempre meglio alle esigenze più attuali della nostra gente.
Non dobbiamo perdere di vista le idee vere e vive che non muoiono se gli uomini che dicono di credervi, anziché servirsene, le servono con umiltà e disinteresse; dobbiamo porre a fondamento i grandi pensieri umanitari che resistono ai nostri personali limiti e ci danno certezza che tanti non onesti non travolgeranno mai chi disonesto non è e non vuole esserlo.
Dobbiamo lavorare tutti per riscoprire e ravvivare la ricchezza di pensiero, di valori, di storia della nostra Patria e vedremo allora quale sia la forza, la vitalità di questo immenso patrimonio e quanto sovrabbondi sulle nostre povertà e sulle nostre cadute.
In questo, solo in questo, sta il mio ottimismo; il mio ostinato ottimismo sta nell'esistenza di questo patrimonio culturale e spirituale, sta nella convinzione che, con la buona volontà di tutti e il sacrificio di ciascuno, certamente si supera ogni ostacolo.
E viene la pagina sociale, che è qualificante, del tutto qualificante per uno Stato veramente degno dell'uomo.
Abbiamo bisogno che l'umano tema del lavoro riduca e spenga le ferite della disoccupazione e le tremende paure dell'incertezza del proprio impiego.
È tema di civiltà, tema non facile a risolversi, specie in presenza di una pesante crisi mondiale che colpisce anche i Paesi economicamente forti, ma che richiede anzitutto che si creda davvero che il rispetto del diritto al lavoro è il primo segno di civiltà di un popolo.
E qui bisogna dare atto ai governi, al Parlamento di avere già operato sforzi significativi.
Ma il tema ci investe, il tema ci preoccupa,il tema non deve e non può darci pace..... e quando abbiamo fatto o ritenessimo di aver fatto veramente tutto, pensiamoci: certo si può fare ancora qualcosa, se si crede nei diritti dell'uomo!
Si inserisce a questo punto la sempre viva questione giovanile: la scuola, il primo lavoro.
Sono temi connessi che non possono non lasciare spazio alla voce dei giovani. Anzi, qui i giovani sono protagonisti responsabili, senza inserimenti partitici più facili a sconfinare nella speculazione o a farla sospettare che non a dare consigli o aiuti validi.
Ho incontrato e dialogato con migliaia di giovani anche in questo tempo di Presidenza della Repubblica e sono convinto che il dialogo sia la via seria, utile, valida. E so che già molte volte è stato attuato.
Occorre responsabilizzare i giovani; è inutile discutere se dar loro credito per guidare una macchina a 16 anni se non si pensa seriamente alla formazione culturale, umana, capace di prepararli a ben più essenziali e primarie responsabilità nella vita.
Ai giovani chiediamo fede negli ideali, nei valori umani; chiediamo entusiasmo per superare tante difficoltà; chiediamo generosità verso chi ha meno doti intellettuali, meno capacità fisiche, materiali; chiediamo solidarietà per chi ha bisogno e per chi soffre..... ed è giusto!
Ma ai giovani dobbiamo dare prospettive di vita, motivate possibilità di previsioni per il loro avvenire. Non dobbiamo mai spegnere loro la speranza. Mai!
Ma, prima di tutto, vogliamo donare ai giovani l'esempio nostro, vissuto e pagato di laboriosità, di onestà, di sacrificio, di fede nei valori essenziali?
Questo è dovere primario, di ciascuno. Mio, anzitutto!
Vorrei dire ancora una volta: giovani, non arrendetevi mai!
Non pensate che sia facile a dirvelo, quando si conoscono le difficoltà che dovete superare. Ma non siate mai pessimisti. Anche di fronte a situazioni faticose ed ingiuste, non siate mai pessimisti!
E voi educatori abbiate fede che il quotidiano dono della vostra vita ai giovani, certo mai andrà perduto. Mai!
* * *
E, allora, Buon Anno ai giovani; Buon Anno ai bambini felici e soprattutto a quelli che non lo sono e, forse, non lo saranno; Buon Anno ai genitori che vivono con loro e Buon Anno a tutti coloro che si sacrificano per questi bambini, specie infelici, senza essere genitori.
Buon Anno agli anziani, a quegli anziani che pensano ormai di essere di peso, di impiccio, perché non hanno chi sia capace di farsi ricco della loro esperienza.
Buon Anno a tutti, alle famiglie serene e a quelle sofferenti, perché la famiglia è il cuore della vita di un popolo.
Buon Anno a chi è solo nella speranza che qualcuno si accorga della sua solitudine; a chi è in ospedale; a chi è in carcere; a chi vigila sui malati, a chi vigila sui detenuti; a chi spera nella salute, e noi l'auguriamo ricuperabile e presto; a chi spera nella libertà perché, una volta affermata la giustizia, la meta della libertà non sia irraggiungibile: non sarebbe umano!
Buon Anno a chi si sente emarginato perché provi il dono e il calore della comunità.
Questa Italia ha bisogno di solidarietà, di fraternità, di un po' più di amore, ma ha anche tanto bisogno di saper donare solidarietà, fraternità e amore. Solo chi la sa donare è capace davvero di umana sensibilità.
Abbiamo, purtroppo, un male grave che tenta di lacerare e distruggere il nostro tessuto di umana convivenza: è il terribile clima del sospetto, il clima della insinuazione, il clima del metter male, della malignità che si insinua: il peggiore tarlo della vita di un popolo.
Questo è male tipico delle dittature, che non dovrebbe allignare in un paese libero e democratico, poiché le dittature si sono sempre fatte forti su questi mali disgregatori di ogni umana fiducia.Hanno puntato sulla paura, non solo del dittatore, ma la paura che d'un tratto nasce fra uomo e uomo e spezza ogni vincolo e crea continua angoscia di non sapere che cosa capiti domani.
C'è tanta sete di verità, di lealtà, di pulizia, di stima reciproca, c'è sete di umanità. E il popolo italiano ne è ricchissimo. Sete di umanità che sostituisca e spazzi via per sempre il clima di connivenza, di omertà, di menzogna, di furbizia.
Scrolliamoci di dosso questi mali che hanno procurato e procurano tanto danno alla nostra comunità!
Osserviamo un momento, prima di chiudere, quanta g e n t e b u o n a - certo, ognuno di voi ne conosce - quanta gente che si accontenta, che ha tante fatiche da superare e le affronta con serenità, senza lagnarsi!
Quanti malati! Ne conosco molti. Molti mi scrivono. Malati senza speranza, seminatori di speranza, persino di gioia, perché la speranza e la gioia è dentro di noi; può essere aiutata da fatti, episodi, incontri dal di fuori, ma è dentro di noi!
Quanti, cui manca ogni solidarietà, sono disponibili a donarla sempre agli altri.
Quanti si consumano per chi ha bisogno, senza che nessuno dica loro grazie.
Sono stato, non molte sere fa, ad incontrarmi con un camper dove degli ex-drogati passano larga parte della notte vicino alla stazione ferroviaria di Roma solo in attesa che qualche altro sofferente di quello stesso male, possa aver bisogno di loro. Solo il medico di quella equipe non è un ex-drogato. Gli altri non pensano ad altro che a donarsi.
Quanti si consumano in questo modo! Eroi nascosti, ignoti, di solidarietà e di amore che è l'eroismo più ricco, l'eroismo più umano!
Il richiamo viene a ciascuno di noi; è l'eroismo che ha le porte aperte per ciascuno,ognuno di noi può incamminarsi per quella strada.
A coloro, e sono tanti, che in questo anno sono stati esempio per me, per la mia vita,a quelli che mi hanno regalato conforto, aiuto, preghiere, sostegno, un grande grazie di cuore.
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Tutti ci ricordano che siamo ad un passaggio delicato, difficile; ed è vero, ma attenzione non ci viene chiesto nulla, proprio nulla di eccezionale, nulla di eroico. Non assumiamo il tono dell'eroismo. Ci viene soltanto chiesto di fare bene il nostro dovere, proprio null'altro.
Non ci viene chiesto di essere salvatori della Patria, ma servitori della Patria, sí! e con amore!
Se faremo questo, un giorno, volgendoci indietro, vedremo che il p a s s a g g i o è stato superato....
L'essenziale è che a superarlo sia tutto il popolo italiano. Tutto!
E che ciascuno voglia e possa camminare insieme.
Dipende da ciascuno di noi che camminiamo e che aiutiamo quelli che non possono camminare, perché occorre che tutto il popolo cammini.
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Ho detto l'anno scorso: "l'Italia risorgerà", ed era augurio fatto con il cuore. Oggi mi sento di poter dire "l'Italia sta risorgendo!".
E allora, Italia auguri!