Rinnovo un saluto molto cordiale al Ministro dello sviluppo economico, al Presidente della Regione, al Presidente della Provincia, al Sindaco, ai parlamentari, a tutte le Autorità, ai presenti e, per tutti, al Cavaliere del Lavoro Arvedi e al Professor Cottarelli.
Un saluto ai docenti di questa Facoltà, e il saluto più intenso e particolare agli studenti che, come poc’anzi mi ha sottolineato il Rettore, sono i veri padroni di casa di questa Facoltà.
Ci troviamo nel Monastero di Santa Monica. Vorrei anzitutto formulare i complimenti per questo splendido recupero e l’apprezzamento per chi lo ha promosso e lo ha reso possibile: il Comune, la Regione, la Provincia, la Fondazione Arvedi Buschini, l’Università Cattolica.
Vi è un altro suggerimento che questa condizione comporta e fa venire alla mente un monastero. I monasteri nell’Alto Medioevo furono i propulsori della rinascita culturale e civile dei popoli d’Europa.
Siamo in un momento di ripresa per il nostro Paese; essere qui, in un monastero, assume quasi un valore simbolico.
Poc’anzi, il Presidente della Regione e il Sindaco hanno sottolineato come questo recupero e l’utilizzo di questo straordinario complesso, che si è trasformato in un suggestivo campus che accoglie studenti, è frutto di una collaborazione tra pubblico e privato.
Una condizione preziosa anche in via generale - non soltanto in questa circostanza - particolarmente in questo momento, in questa contingenza.
La collaborazione fra tutte le realtà del Paese è indispensabile per definire, nel modo migliore, per attuare sollecitamente e con efficienza i programmi che conseguono dal Next Generation dell’Unione europea.
La loro realizzazione tempestiva, veloce, efficace, ha bisogno del concorso di tutte le energie del Paese.
La collaborazione qui realizzata è un esempio, ma questa esigenza deve essere avvertita per ogni problema che riguarda, in questo momento di ripresa, il nostro Paese.
La sfida decisiva in questo frangente è la qualità, elemento che attiene e si riverbera su tutti i versanti della nostra vita, da quello economico, dei mercati, a quello della vita sociale.
Questa Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali lo avverte certamente più di ogni altra realtà.
Avverte con forza quella di dedicarsi con grande attenzione e di incentivare, con la massima solerzia, la ricerca scientifica, il rispetto per la scienza, cui ci ha richiamato con forza la pandemia e la necessità di contrastarla. Sono un elemento indispensabile da preservare non soltanto quando vi sono emergenze drammatiche, ma costantemente nella vita del nostro Paese.
Ciò che in questa Facoltà è sentito, l’esigenza e l’obiettivo di fornire alimentazione a tutti senza impoverire la Terra, senza derubarla, per trasmetterla in buona salute alle future generazioni, è una condizione che qui viene avvertita. Poc’anzi ne ho visto un’interessante applicazione scientifica in un laboratorio della Facoltà.
Questa è una condizione che va rammentata con grande determinazione perché rientra anche essa nella consapevolezza del debito che si ha nei confronti delle future generazioni. Vi è un debito nei confronti dei giovani di qualunque Paese, del nostro particolarmente. E non è soltanto il debito finanziario (quello che nasce dal debito pubblico del nostro Paese) è un debito che si esprime nel riconoscimento del ruolo dei giovani, nel disegnare con puntualità e in maniera adeguata il futuro.
Questa è l’occasione - con i programmi che sono in corso di definizione e poi di attuazione - per disegnare in maniera adeguata il futuro del nostro Paese da consegnare ai giovani, rifuggendo dalla tentazione, dalla tendenza - che sovente si avverte - di farsi rinchiudere o imprigionare nella considerazione esclusiva, e quindi effimera, del momento presente. Una considerazione esclusiva ed effimera che ignora il passato e la storia e trascura il futuro. Qui, in questo luogo universitario, destinato ai giovani, e quindi al futuro, è un richiamo che questa circostanza consente di fare con determinazione.
Ringrazio l’Ateneo e il suo Rettore per l’intervento che ha fatto, per come ha esposto ulteriormente i passi che fa l’Ateneo. Ma vorrei riprendere particolarmente questo richiamo che anch’egli ha fatto: l’esigenza di pensare il nostro Paese per i giovani, per consegnar loro, al di là delle convenienze del momento, un futuro adeguato che garantisca il futuro dell’Italia.
Auguri.