Maestà, Altezze Reali,
Signore e Signori Capi di Stato e di Governo,
Rappresentanti delle Organizzazioni internazionali,
Signori Ministri,
Signore e Signori,
desidero anzitutto rivolgerVi un caloroso benvenuto ed esprimerVi il ringraziamento per la collaborazione e il sostegno assicurato dai Governi e dalle Organizzazioni che rappresentate alla Presidenza italiana del G20.
La Repubblica Italiana ha accolto quest’impegno con senso di responsabilità, consapevole di un contesto internazionale sempre più multiforme, gravato inoltre dalla pandemia.
Numerose le urgenze di fronte alle quali ci troviamo.
Le risposte non sono procrastinabili.
La pandemia ha reso evidente, in maniera drammatica, che nessuno – a prescindere dalle dimensioni della sua economia – è in grado di affrontare, da solo, problemi che riguardano la condizione generale dell’umanità.
Il multilateralismo e la cooperazione rappresentano le sole risposte concrete ed efficaci alle difficoltà e alle tensioni che attraversano il pianeta.
Si tratta di una semplice constatazione di fatto e non di una astratta affermazione di principio.
A partire dalla fine del secondo conflitto mondiale il multilateralismo è ciò che ha permesso di conquistarela pace.
Si è andato affermando progressivamente, nelle relazioni internazionali, un metodo, forgiando il consenso su un’ampia gamma di temi essenziali per la sopravvivenza e il progresso dell’umanità tutta. La costruzione di organismi internazionali ne è stata concreta declinazione, a partire dalla Carta di San Francisco del 1945.
Negli ultimi anni, tuttavia, lo spirito che aveva animato stagioni ricche di fiducia è andato affievolendosi.
La governance globale fondata su un ordine basato anzitutto sul rispetto del diritto internazionale e sul consolidamento dello Stato di diritto ne è risultata indebolita.
E i risultati, amari, sono sotto gli occhi di tutti.
A questa deriva va opposto un nuovo ciclo, fatto di dialogo e di fiducia!
Di fronte alle sfide del nostro tempo e a quelle – verosimilmente sempre più grandi - del mondo di domani, vanno trovati modi e tempi per rispondere ai potenti fattori di cambiamento e alla instabilità che vediamo crescere sotto i nostri occhi e che affligge, con le sue conseguenze, tanti popoli e Paesi.
Non possiamo evadere la nostra responsabilità di fornire risposte.
Lo dobbiamo alle aspirazioni a un mondo più giusto e migliore che vengono anzitutto dai nostri stessi concittadini.
Lo dobbiamo ancor più alle nuove generazioni, alle quali va assicurato un futuro.
In questo anno che ha visto la Repubblica Italiana esercitare la Presidenza del G20, i nostri Paesi hanno lavorato alla ricostruzione di un tessuto socio-economico che la pandemia ha rischiato di lacerare nel profondo.
Ci siamo impegnati a rendere più forti, coese e solidali le nostre società. Abbiamo lavorato insieme, al livello planetario, per offrire alla comunità internazionale, a Paesi meno favoriti, sostegno di fronte ad un nuovo nemico comune: la pandemia.
È un’opera di ricostruzione che non può arrestarsi!
È un nuovo punto di partenza al quale guardare per una più intensa stagione di collaborazione.
L’Italia ha indicato per la sua Presidenza del G20 tre grandi assi: persone, pianeta, prosperità.
Sono le persone e la loro vita a dover essere al centro delle nostre preoccupazioni. Sono temi prioritari come la lotta alla povertà e la riduzione del divario tra Nord e Sud del mondo per conseguire l’obiettivo di eliminarlo, la sicurezza dell’alimentazione e la sostenibilità dei sistemi alimentari, la salute e l’istruzione.
Su tutto incombe la emergenza dei mutamenti climatici, sulla quale abbiamo cercato di mantenere alto il livello di ambizione per fornire risposte adeguate. Siamo inoltre consapevoli di come incida su questa fase l’esigenza di affrontare e risolvere questioni di grande rilievo quali la riforma del sistema del commercio internazionale e la transizione digitale.
In questo 2021 la gravissima situazione d’emergenza determinatasi in Afghanistan ha rappresentato e rappresenta una sfida non differibile. Di qui la iniziativa di proporre il G20 quale foro di coordinamento, a sostegno del necessario lavoro delle Nazioni Unite, per scongiurare il rischio di una catastrofe umanitaria.
Illustri ospiti,
nell’affrontare le questioni che hanno caratterizzato la Presidenza del G20, l’Italia ha voluto coinvolgere le diverse espressioni della società civile e in particolare i giovani.
Noi siamo debitori nei loro confronti.
Non dobbiamo consegnare a chi verrà dopo di noi un pianeta solcato da conflitti, le cui risorse siano state dilapidate, il cui ecosistema sia stato compromesso per l’egoismo di chi è stato incapace di coniugare la legittima aspirazione alla crescita economica e sociale con l’esigenza di tutelare ciò che non ci appartiene. Perché a nostra volta l’abbiamo ricevuto dalle precedenti generazioni.
Tocca a noi l’impresa di imprimere una svolta decisiva per superare questi fardelli.
Il momento è questo.
Gli occhi di miliardi di persone, di interi popoli, sono puntati su di noi e sui risultati che sapremo conseguire.
Sono fiducioso che i nostri Paesi risponderanno all’appello che viene dall’opinione pubblica mondiale. Ne saremo all’altezza se riusciremo a ritrovare il filo della collaborazione e il senso della responsabilità che l’odierna e crescente interdipendenza tra popoli e nazioni del pianeta ci impone.
Illustri ospiti,
con questo auspicio, formulo i più fervidi auguri di buon lavoro.