Rivolgo un saluto cordiale alla Presidente del Senato, alle altre autorità, a tutti i presenti.
Saluto cordialmente e ringrazio per le parole di accoglienza nei miei confronti – e per il video – Antonio Decaro, Enzo Bianco, Luca Vecchi.
Che bella realtà quest’assemblea, Presidente Decaro!
Saluto Stefano Bonaccini, Presidente di questa Regione e Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma.
La sua città, oltre a ospitare l’ANCI, è tuttora capitale della cultura. A causa del Covid, ha dovuto rinviare i suoi programmi ma ha tenuto fede agli impegni; e il prolungamento di questo suo ruolo assume il significato di un ponte per la ripartenza.
Rivolgo un saluto davvero molto caloroso ai sindaci qui presenti e, loro tramite, a tutti gli amministratori locali d’Italia, a tutti i consiglieri comunali.
La dedizione quotidiana dei sindaci è stata decisiva per far fronte sul campo, unitamente all’impegno degli operatori sanitari, alla crisi che il nostro Paese ha dovuto affrontare con la pandemia.
Una prova difficile, in tanti momenti drammatica, che ha evidenziato la capacità di coesione della nostra società.
Desidero anch’io, come ha fatto il Presidente Decaro, in questa sede, esprimere un ricordo e rivolgere un pensiero di riconoscenza agli amministratori locali che hanno perduto la vita a fianco dei loro concittadini a causa del virus.
Abbiamo dato dimostrazione di saggezza e di volontà di ripresa. È stato fatto un grande lavoro. Occorre adesso prevenire e contrastare le ulteriori, pericolose insidie, che provengono dai nuovi contagi.
Il tempo della responsabilità non è ancora concluso.
Soprattutto grazie ai vaccini – e grazie al senso di responsabilità e al rispetto degli altri e delle regole manifestati dalla quasi totalità dei nostri concittadini - siamo riusciti a superare il tornante più impervio, abbiamo riconquistato importanti spazi di normalità, di libertà, e siamo incamminati su un percorso nuovo dove si può tornare a progettare, a costruire, a operare per un futuro migliore anche rispetto a quello che si presentava prima della comparsa della pandemia, come ha detto poc’anzi Antonio Decaro, come dimostra del resto l’andamento della nostra economia.
Le istituzioni comunali hanno dato risposte a persone e imprese, a famiglie e ad attività economiche in affanno, e adesso le stanno accompagnando nella ripartenza, avendo presenti squilibri antichi che si sono aggravati e nuove linee di frattura che sono comparse.
I Comuni hanno contribuito a una risposta delle istituzioni del nostro Paese, una risposta complessiva del Paese, una risposta che è divenuta nei mesi sempre più convergente.
Non era scontato.
Di questa leale collaborazione è giusto dare atto ai sindaci, all’ANCI.
La solidarietà si è dimostrata, oltre che un valore civile di primaria grandezza, una forza essenziale per progredire.
Preziosa si è dimostrata l’articolazione istituzionale del nostro Paese, con le sue tradizioni municipali. I Comuni, le Regioni, le Province, i diversi territori, con le espressioni sociali, con i corpi intermedi, con le piccole e medie imprese accanto alle più grandi, con l’associazionismo, con il volontariato.
Siamo stati colpiti più duramente di altri durante la prima fase della pandemia, ma la nostra ricca conformazione sociale si è espressa positivamente nell’azione comune e sta prevalendo.
Non possiamo rimuovere le cautele, perché abbiamo oggi davanti a noi opportunità inedite e grandi potenzialità, che hanno acquisito caratteri di concretezza grazie anche a scelte europee di alto valore politico.
Dobbiamo essere in grado di trasformare le opportunità in realizzazioni capaci di migliorare il nostro modello sociale, di accelerare nelle transizioni ecologica e digitale, di offrire alle giovani generazioni una società non compromessa da ipoteche insostenibili.
Dopo essere stati tra gli artefici della resilienza, adesso i Comuni sono chiamati ad assumere responsabilità non meno importanti nel Piano nazionale di ripresa.
Il senso del titolo scelto per questa assemblea: “Rinasce l’Italia. I Comuni al centro della nuova stagione” sembra confermare appunto che le municipalità sono ben consapevoli delle responsabilità che competono loro.
Quote consistenti dei progetti inseriti nel PNRR – come ha sottolineato il presidente Decaro - sono assegnati a Comuni e Città metropolitane.
Si tratta di progetti di grande rilievo da cui possono dipendere un miglioramento della qualità del vivere, una spinta alla modernizzazione del Paese, una crescita sia nella capacità di competere sia nell’esercizio dei diritti. Quando si affrontano temi come la sostenibilità sociale e ambientale, lo sviluppo digitale, i piani urbani, le misure per le aree interne, le implementazioni delle infrastrutture materiali e immateriali, i Comuni devono essere anche essi protagonisti di un percorso in cui si legano innovazione ed equità.
La tradizione autonomistica in Italia non ha mai ceduto alla tentazione di avere un connotato dissociativo. Al contrario, si è sempre manifestata come fattore di coesione, nel senso che la responsabilità verso l’intera comunità comincia dalle radici.
Non possiamo vanificare la grande opportunità che si presenta avanti a noi.
È la nostra priorità. Ad essa vanno subordinati interessi parziali.
Come poc’anzi bene ha detto Antonio Decaro “non vi sarà un’altra occasione”.
I programmi dei Comuni d’Italia sono parte di grande rilievo, integrante di un processo di cambiamento che l’Europa intende promuovere, sostenere, e dove possibile accelerare. Un rilancio dell’Europa come attore globale, che poggia anche sulla forza delle sue città, delle sue regioni, delle istituzioni nazionali e di quelle comunitarie.
Il PNRR è occasione significativa per riprogettare il Paese, per il cambiamento, per ridurre ed eliminare i divari tra realtà urbane e zone rurali, per mettere in valore risorse come quelle montane, da tempo esposte al declino. È una sfida difficile che ci costringe a ripensare modelli di vita, distribuzione e accesso ai servizi, dopo decenni in cui la spinta al risparmio di risorse pubbliche, ha inciso profondamente e non sempre raggiungendo gli obiettivi.
Le ridotte opportunità nelle aree interne configurano un indebolimento dei diritti di cittadinanza.
Anche per questo la mobilità in chiave sostenibile e non limitata alla connessione tra le sole aree metropolitane, la riqualificazione delle periferie, l’ottimizzazione del ciclo dei rifiuti, la diffusione delle reti ultra-veloci nelle aree interne come nei centri urbani, i processi di sviluppo digitale, la transizione energetica fino a pervenire al livello zero di emissioni, sono temi che compongono il quadro di un impegno storico a cui siamo chiamati come comunità nazionale.
Amministrare una istituzione locale richiede oggi, accanto alla cura quotidiana della gestione dei servizi, un’accresciuta capacità di previsione e di lungimiranza.
L’amministrazione locale, in maggioranza o in opposizione, è un grande esercizio di vita democratica: nei suoi confronti va espresso rispetto e considerazione da parte delle altre istituzioni e dei cittadini.
Il riconoscimento del valore del ruolo di chi amministra è parte della dignità delle istituzioni democratiche del nostro Paese.
A questo riguardo il Parlamento è impegnato nell’esame di proposte di legge che includono richieste sostenute dall’ANCI anche sul doveroso tema delle responsabilità degli amministratori locali.
La Repubblica si nutre delle esperienze delle comunità raccolte nelle autonomie che la animano. Anche per questo, va rivolta attenzione particolare ai sintomi di disaffezione che talvolta si manifestano.
La soluzione non consiste in una ulteriore verticalizzazione della vita politica bensì, al contrario, con pazienza, nell’ampliamento delle istanze di partecipazione dei cittadini, a tutti i livelli.
Non ci si deve disorientare di fronte alle difficoltà. Non ci si deve rassegnare a quella che può apparire indifferenza verso la cosa pubblica.
Occorre recuperare il consapevole coinvolgimento dei cittadini. E vorrei suggerire cautela nel ricorrere a misure che sembra possano ovviare a difficoltà momentanee e che, tuttavia, inciderebbero sui modelli di partecipazione democratica, accettandone la riduzione di livello.
La democrazia è la base della vita della Repubblica: se si indebolisce nella vita dei Comuni – come di ogni livello istituzionale – ne risente l’intera società.
I Comuni sono sempre stati ambiti decisivi della vita democratica del nostro Paese e luoghi della sua crescita.
L’ANCI, anche nelle sue articolazioni regionali, ha sempre dimostrato di avere uno sguardo di prospettiva, di non nutrire mere logiche rivendicazionistiche, per essere, piuttosto, capace di puntare ad offrire un modello positivo per l’intera società nazionale.
È questo il contributo che, ancora una volta, gli amministratori locali possono dare, unendo fra loro l’impegno per dare vita concreta a un Piano di ripresa efficace e l’impegno per la partecipazione dei cittadini.
Il ruolo delicato e centrale di sindaci e amministratori di ogni Regione attira purtroppo, talvolta, minacce che, con preoccupante frequenza, provengono da ambienti malavitosi e da violenti.
Queste minacce a chi con impegno serve la propria comunità costituiscono un’aggressione alla nostra democrazia e vanno severamente contrastate.
In queste ultime settimane manifestazioni non sempre autorizzate hanno tentato di far passare come libera manifestazione del pensiero l’attacco recato, in alcune delle nostre città, al libero svolgersi delle attività. Accanto alle criticità per l’ordine pubblico, sovente con l’ostentata rinuncia a dispositivi di protezione personale e alle norme di cautela anticovid, hanno provocato un pericoloso incremento dei contagi.
I sindaci, indipendentemente dalle loro appartenenze, si sono trovati ancora una volta in prima fila e hanno saputo schierarsi in difesa della sicurezza e della salute dei propri concittadini.
Le forme legittime di dissenso non possono mai sopraffare il dovere civico di proteggere i più deboli: dobbiamo sconfiggere il virus, non attaccare gli strumenti che lo contrastano e lo combattono.
E in ogni caso atti di vandalismo e di violenza sono gravi e inammissibili e suscitano qualche preoccupazione, sembrando, talvolta, raffigurarsi come tasselli, più o meno consapevoli, di una intenzione che pone in discussione le basi stesse della nostra convivenza.
Presidente Decaro, Signori Sindaci, Signore Sindache, non posso concludere questo saluto senza un pensiero rivolto in solidarietà e impegno rinnovato e sostegno ai Comuni colpiti dai terremoti negli anni passati. A loro, come ha fatto poc’anzi Antonio Decaro, vanno rinnovati vicinanza e sostegno.
Davanti a noi si presenta una stagione di grandi prospettive e di decisioni impegnative.
I Comuni ne saranno certamente un motore.
La Repubblica ha fiducia nella propria capacità di uscirne più forte.
Buon lavoro. Buona assemblea.