Rivolgo un saluto al Presidente della Corte costituzionale e ai rappresentanti del Senato e della Camera.
Saluto la Ministra dell’Università e della Ricerca e il Ministro della Salute, ringraziandoli per aver illustrato importanti programmi di cui hanno parlato.
Saluto e ringrazio il Presidente della Fondazione Airc, Professor Sironi, il Direttore scientifico, Professor Caligaris-Cappio e la Professoressa Piconese, che ha parlato rappresentando i tanti ricercatori che, grazie all’Airc, sono impegnati in studi di altissimo valore per la cura di malattie, fino a pochi anni fa, considerate incurabili. La ringrazio per aver manifestato impegno e passione.
Voi tutti - scienziati, medici, ricercatori, volontari, dirigenti e sostenitori dell’Airc - siete i benvenuti al Quirinale. Siete testimoni di una realtà dinamica, rimasta fedele a una grande intuizione, e a una grande speranza: sconfiggere il cancro. Un obiettivo che, cinquant’anni fa, appariva come un sogno. Insieme, invece, sono stati compiuti grandi passi avanti; e chissà se i fondatori dell’Airc – pur nella loro grande lungimiranza – immaginassero così grandi progressi, in pochi decenni.
Oggi sappiamo che battere il cancro è possibile. È un traguardo a cui si può, e si deve, tendere. Non è ancora a portata di mano. Ma in molti ambiti – come ben sappiamo tutti - la percentuale dei guariti è salita costantemente. Le diagnosi sono più rapide, precoci, e questo consente di per sé una maggiore efficacia delle cure. Per tante patologie, la vita dei malati è migliorata; è divenuta compatibile con il lavoro e con la quotidiana serenità. Le terapie sono diventate meno invasive. Le prospettive di sopravvivenza si sono alzate. Nuove tecniche, nuovi strumenti e cure innovative - come quelle che fanno leva sulla reazione del sistema immunitario - consentono, ogni giorno di più, di salvare vite umane.
Tutto questo, lo si deve alla ricerca. Alla ricerca medica, alla ricerca biologica e genetica, alla ricerca tecnologica, alla innovazione digitale. Quell’investimento in ricerca, che i fondatori dell’Airc hanno voluto promuovere e proporre a istituzioni e società come una priorità anche per le politiche pubbliche, quell’investimento è diventato un grande moltiplicatore, ha allargato enormemente l’ambito dei campi di indagini. E dei risultati. Oggi, come ha detto il Professor Caligaris-Cappio, la ricerca è interdisciplinare e va molto oltre lo specifico della medicina: gli specialisti dialogano tra loro, scambiandosi informazioni e scoperte, mentre le tecnologie e gli strumenti informatici contribuiscono a sempre nuove applicazioni e conoscenze. E questi saperi, a loro volta, orientano ulteriori innovazioni, in ogni settore.
La ricerca è un vettore indispensabile del benessere della società: una condizione per la cura più efficace della persona; e al tempo stesso un motore di crescita economica, sociale, civile. Senza investimenti sulla ricerca non vi sarà quello sviluppo equo e sostenibile, posto al centro delle politiche europee e che abbiamo indicato come obiettivo comune dell’intero pianeta. Dobbiamo colmare ritardi storici in questo campo, e abbiamo la possibilità di farlo.
L’Airc è stata all’avanguardia. Il Paese le è riconoscente, come lo sono milioni di persone che, grazie ai risultati della ricerca, sono state curate meglio; che hanno vissuto più a lungo; che sono guarite in virtù degli avanzamenti delle tecniche di diagnosi e delle terapie.
Viviamo, ancora, in tempi di pandemia. Le sofferenze dei mesi trascorsi hanno lasciato segni profondi, e il virus continua a provocare allarme. Non si è esaurito il nostro dovere di responsabilità, particolarmente verso i più fragili. Abbiamo, però, eretto un argine. Siamo riusciti a imboccare la strada della ripartenza. Grazie alla scienza, che ci ha fornito gli strumenti per proteggerci e per riconquistare spazi di libertà, cui eravamo stati costretti, per qualche tempo, a rinunziare.
Siamo riusciti a registrare una ripresa economica incoraggiante. I vaccini sono stati la nostra maggiore difesa. Hanno salvato migliaia e migliaia di vite. Hanno ridotto le sofferenze. Hanno consentito le riaperture. Sono stati realizzati e prodotti in un tempo così breve e in quantità così grandi come mai era accaduto nella storia. Anche questo è, in larga misura, merito della ricerca. La comunità scientifica ha saputo concentrare risorse e conoscenze; e ha saputo condividere gli avanzamenti; ha saputo accorciare i tempi di sperimentazione; ha saputo mettere in comune i risultati.
La ricerca è stata un grande esempio di collaborazione mondiale. Un esempio per gli Stati, quanto alle relazioni, nella comunità internazionale: il dialogo e la cooperazione sono possibili, e necessari, come la ricerca ha dimostrato. I vaccini adesso vanno posti nella disponibilità di tutti i Paesi in misura equa. È un dovere morale distribuire rapidamente i vaccini nei luoghi dove sono ancora insufficienti. Farlo è anche interesse concreto di tutti, per debellare completamente il virus, evitando che, in un mondo sempre più strettamente connesso, si riproponga con pericolose varianti.
La ricerca ha dimostrato la sua indispensabilità. Per questo, come ha sottolineato il Professor Sironi, nove italiani su dieci considerano gli investimenti in ambito scientifico un modo per rendere più forte il nostro Paese. È una saggia opinione, che si è tradotta in una larga adesione alla campagna di vaccinazione, che ha visto la quasi totalità degli italiani comprendere la necessità di proteggersi e di proteggere, vaccinandosi, la libertà e le opportunità proprie e degli altri.
La scienza è chiamata ancora a intervenire, anche per fornire informazioni e conoscenze.
Anche questo è uno dei compiti originari che l’Airc si è dato. Mentre nei laboratori vengono sostenuti i progetti di ricerca, in parallelo si cerca di promuovere la consapevolezza di questo bene comune. Per ampliare il numero dei donatori, certo. Ma anche per contribuire a una cultura più matura.
La pandemia da Covid 19 ha prodotto pesanti conseguenze nella lotta contro il cancro - l’abbiamo sentito già, poc’anzi - causate dal lungo confinamento e dalla concentrazione sul contrasto al Covid dei reparti ospedalieri e, più in generale, delle attività sanitarie.
Ne sono risultate rallentate le misure di prevenzione, in ogni loro forma. Diradati i programmi di screening, rinviate molte visite diagnostiche, e, in qualche caso, rinviate persino alcune cure.
Tutto questo ha fatto salire la soglia di rischio per i tumori. Proprio quella soglia che negli anni si era riusciti progressivamente ad abbassare in maniera importante.
Mentre prosegue l’azione di contrasto al Covid si pongono, dunque, temi nuovi e urgenti di organizzazione della sanità e dell’assistenza nel Paese, con l’obiettivo – che poc’anzi ha evocato il Ministro della Salute - di attuare ancor più fedelmente i principi costituzionali di difesa della salute e di diritto alle cure. Le visite e le terapie oncologiche devono riprendere ovunque, e trovare spazio nei luoghi deputati. Le campagne di prevenzione dei tumori devono poter recuperare il terreno perduto e riprendere a buon ritmo. L’opera di sensibilizzazione che è parte dei Giorni della Ricerca può servire a dare impulso nuovo alla prevenzione, che è sempre il primo, decisivo, stadio della risposta all’insorgenza della malattia.
Nella drammatica emergenza che abbiamo attraversato, e che tutt’ora stiamo affrontando, è emerso un dato ulteriore, sottolineato dai relatori poc’anzi: le esperienze e le conoscenze maturate in tanti gruppi di ricerca sul cancro si sono riversate sui laboratori che giorno e notte hanno lavorato per creare e produrre i vaccini e per studiare nuove medicine contro Coronavirus.
Non avremmo ottenuto questi risultati senza il contributo degli studi più avanzati realizzati in campo oncologico. E adesso possiamo augurarci che le nuove generazioni di vaccini divengano, a loro volta, un trampolino di lancio per progressi ulteriori nella lotta alle diverse tipologie tumorali.
I Giorni della Ricerca sono giorni di alleanza. Anzitutto alleanza tra ricerca e informazione. Divulgare, far conoscere, sensibilizzare – particolarmente nelle scuole - sono leve per sollecitare la partecipazione. Le campagne dell’Airc da decenni fanno breccia – fortunatamente - sulle tv e sui giornali, coinvolgendo, spiegando, raccogliendo consensi il cui valore va anche oltre le importanti risorse raccolte per sostenere concretamente i progetti di ricerca.
Questi messaggi devono misurarsi anche con i nuovi strumenti della comunicazione rapida e globale, laddove si annidano nuclei che propagano l’anti-scienza. È una sfida nei luoghi della modernità. Occorre affrontarla e vincerla. Ne va della prosecuzione di quel percorso virtuoso iniziato cinquant’anni or sono.
L’altra cruciale alleanza che i Giorni della Ricerca propongono è quella tra ricerca e volontariato. Senza i volontari non ci sarebbe la speranza che, possiamo dire, è divenuta ormai la bandiera ufficiale della campagna.
La considerevole attività di ricerca, sostenuta e finanziata dall’Airc, ha ricadute anche nell’ambito, socialmente così delicato, delle patologie rare. Tante persone, tante famiglie si sentono sole nella loro difficile condizione; e questa è un’occasione per dare loro voce, e fare in modo che i problemi e le esigenze che avvertono – anche quelle di cura, ovviamente - non restino inascoltati.
La pandemia ci ha insegnato che dobbiamo costruire un sistema sanitario nazionale più vicino alla persona, al domicilio, al territorio. L’importante apporto dei privati, del terzo settore, del volontariato va orientato, anch’esso, in un quadro che assicuri il carattere universale del diritto alla salute.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede investimenti importanti nella ricerca e nel miglioramento del servizio sanitario. Dobbiamo saper realizzare quel che abbiamo posto in programma. Ne va del nostro futuro. E del destino dell’Europa, viste le rilevanti risorse che sono in gioco in un grande Paese come il nostro.
I Giorni della Ricerca trasmettono fiducia, accanto alla speranza.
Per questo rinnovo il più grande ringraziamento ed esprimo l’augurio che questi giorni divengano sempre più coinvolgenti.