Milano 03/07/2006

Saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla Redazione del "Corriere della Sera" durante la visita a Milano per la presentazione della Relazione annuale della Consob

 

SALUTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALLA REDAZIONE DEL "CORRIERE DELLA SERA"
DURANTE LA VISITA A MILANO
PER LA PRESENTAZIONE DELLA RELAZIONE ANNUALE DELLA CONSOB

Milano, 3 luglio 2006

Rivendico anche per me il diritto ad essere emozionato. In effetti sono all'inizio di un'impresa forse più difficile di quanto pensassi che - lo dico con sincerità - mi è un po' caduta addosso e alla quale mi sono accinto con l'impegno indispensabile.
Sono contento di essere qui con il Direttore Mieli, con il Presidente Prof. Marchetti, con la Signora Ministro Pollastrini, con la Signora Sindaco Moratti, con Enzo Biagi, Arrigo Levi, tanti altri e tutti voi.
È vero che al "Corriere della Sera" mi legano molte cose: da lettore, da uomo politico, e persino un elemento di affezione familiare che non ho mai rimosso. Voglio anche ricordare una delle mie visite qui, quando fui invitato - credo dal Comitato di Redazione dell'epoca - a celebrare una dozzina di anni fa il 25 aprile. Oggi sono in altra veste, ad accogliere qui le sollecitazioni e anche le manifestazioni di fiducia che così generosamente mi sono state rivolte.
Ringrazio, quindi, il Direttore per le sue parole, per la sottolineatura dell'amicizia che ricambio.
Questo è anche un luogo nel quale mi sembrerebbe davvero sbagliato sottrarmi ad un minimo di messaggio politico-istituzionale.
Nelle scorse settimane, ho cercato di portare avanti un preciso convincimento nel colloquio con tutte le forze politiche. Ho incontrato i leader dei maggiori partiti, dell'uno e dell'altro schieramento, e ho completato il giro di incontri questa mattina con Umberto Bossi. Al di là del clamore, forse un po' immotivato, questo incontro ha seguito esattamente la stessa falsariga di quelli precedenti.
Anche con Bossi ho espresso la mia convinzione che - come ho detto nel Messaggio al Parlamento - sia indispensabile,  se si vuole giungere al tempo della maturità per la democrazia dell'alternanza in Italia, costruire o recuperare un clima di confronto obiettivo sui problemi del Paese e sulle strade da seguire nell'interesse generale.
Naturalmente non mi faccio illusioni: so quanto questo sforzo sia difficile. Tuttavia, vorrei dire - e lo voglio dire qui perché è la prima occasione che ho di parlare in pubblico oggi a Milano - che, così come avevo tratto già dagli incontri con gli altri leader politici motivo di conforto e di fiducia per questo impegno che intendo portare avanti, così anche questa mattina ho ascoltato da Bossi parole di grande realismo e responsabilità sui temi istituzionali.
In modo particolare, condivido la considerazione che sia necessario tenere conto di come tre successivi tentativi di revisione globale della Costituzione, o della seconda parte della Costituzione, dal 1994 fino al 25 giugno, non siano andati a buon fine. E come, quindi, occorra lavorare con grande ponderazione, concretezza e anche gradualità.
Voglio anche aggiungere, nell'interesse del buon funzionamento delle istituzioni democratiche, che se ci sono - e spero che si convenga su ciò - da apportare delle modifiche alla Costituzione del 1948, le cui linee essenziali continuo a considerare valide e attuali per la nostra democrazia, ci sono però anche soluzioni che non richiedono modifiche della Costituzione, ed egualmente implicano molta attenzione e spirito costruttivo.
Questa mattina sono stato all'Assemblea della Consob, ed è chiaro e naturale - lo sappiamo tutti - che attorno ai temi del giudizio sullo stato dell'economia, degli indirizzi di politica economica e dei nodi cruciali da sciogliere per la crescita e la competitività dell'economia, vi siano posizioni distinte dell'uno e dell'altro schieramento. Anche contrastanti: in questo campo c'è una dialettica assolutamente fisiologica e non comprimibile. Però, per l'aspetto delle regole, che sono essenziali anche in questo campo per assicurare trasparenza al mercato nei rapporti con tutti i soggetti interessati, credo sia indispensabile e anche possibile un approdo comune.
È un augurio che rivolgo non solo a me stesso, per l'impegno che sto dedicando a questo scopo, ma al Paese che, credo, ne abbia bisogno. Democrazia dell'alternanza non significa guerra totale quotidiana: significa forte e netta distinzione su alcune scelte fondamentali, e anche in alcune visioni generali, avendo nello stesso tempo la capacità di individuare terreni e occasioni di impegno convergente.
Penso che il "Corriere della Sera" abbia un suo contributo da dare in questo senso. Ne sono convinto per l'influenza che ha nell'opinione pubblica, per la storia che ha alle spalle. E spero - da buon lettore del "Corriere" - di trovare nelle sue pagine quel che mi può aiutare nel compito al quale mi sono accinto.