VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
A PARIGI
Conferenza Stampa
Parigi, 12 settembre 2006
Presidente Napolitano
Abbiamo appena concluso un colloquio di circa un'ora con il Presidente Chirac (colloquio programmato da quando ero stato eletto Presidente della Repubblica) che si è giovato del clima eccezionalmente positivo stabilitosi in questi mesi nei rapporti tra l'Italia e la Francia.
Non si tratta soltanto, come dire, di convenevoli diplomatici: sono state esposte da parte del Presidente Chirac, e da me pienamente condivise, delle convinzioni sul ruolo essenziale dell'intesa fra Italia e Francia per il rilancio dell'Europa e per la ricerca di risposte valide ai principali problemi da affrontare sulla scena mondiale. Il punto di svolta è stato rappresentato dall'impegno comune in Libano, il Presidente Chirac ha riconosciuto che l'Italia ha svolto un "ruolo motore" perché si giungesse a questa decisione. A mia volta ho sottolineato come da parte italiana non si è mai potuto pensare, erroneamente, che bastasse la scelta dell'Italia per dare sostanza e possibilità di successo alla missione in Libano. Di qui siamo partiti per considerare altre questioni relative al futuro della politica europea e della costruzione europea.
Naturalmente ci siamo un po' interrogati sulle ragioni di un malessere come quello che si è espresso nel risultato del referendum sul trattato costituzionale in Francia e in Olanda, un trattato costituzionale a cui, peraltro, il Presidente Chirac è legato: abbiamo avuto occasione anche di convergere quando sono stato impegnato come Presidente della Commissione costituzionale del Parlamento Europeo in questo processo costituente. Si tratta, a mio avviso, di riuscire a salvare l'essenziale di quel trattato perché se è vero che si potrà riconquistare fiducia nella opinione pubblica solo attraverso delle risposte ai problemi, attraverso delle politiche e attraverso dei progetti, è altrettanto vero che tutto questo richiede dei mezzi istituzionali, un consolidamento e una razionalizzazione anche del sistema istituzionale.
E ne abbiamo parlato, naturalmente, anche a proposito di una politica comune europea per la sicurezza e la difesa, di una politica europea comune per l'immigrazione, di una politica europea comune per l'energia.
Ho ringraziato il Presidente Chirac per avere consentito a un'anticipazione del passaggio del testimone tra Italia e Francia alla guida del Comitato Militare dell'Unione Europea, accelerazione che avevo chiesto per poter disporre come Consigliere Militare fin dal prossimo mese di novembre del Generale Mosca Moschini che è attualmente Presidente di quel Comitato e sarà sostituito a breve dal Generale Bentéjeat, che è stato Capo di Stato Maggiore della Difesa qui in Francia.
Abbiamo parlato della celebrazione del prossimo cinquantenario dei Trattati di Roma. A questo proposito il Presidente Chirac mi ha dato notizia della partecipazione francese alla mostra che noi abbiamo deciso di organizzare a Roma al Quirinale con l'esposizione di opere che rappresentino ciascuna un capolavoro dei 25 Stati membri dell'Unione Europea, una sorta di sintesi del patrimonio artistico del Paesi dell'Unione Europea.
Paolo Cacace, Il Messaggero
Presidente, Lei ha auspicato varie volte nei suoi discorsi un ampio consenso tra le forze politiche italiane sulla missione in Libano. Il voto parlamentare è ormai imminente, eppure permangono delle divergenze e dei contrasti. Lei rimane fiducioso che si possa determinare questo consenso nel voto parlamentare, oppure c'è qualche preoccupazione?
Presidente Napolitano
Qualche segno di preoccupazione c'è, ma io resto assolutamente fiducioso, fino a quando non sia costretto a battere la testa contro il muro. Oggi ho visto che il Presidente della Camera dei Deputati, credo anche nella consapevolezza del suo ruolo istituzionale, ha egualmente auspicato un consenso unanime sulla missione. Mi permetto di aggiungere anche alla luce dei colloqui di oggi e di ieri con il Presidente del Senato e con altri esponenti di questa importante istituzione che fuori d'Italia si farebbe molta fatica a comprendere un voto parlamentare che non fosse praticamente unanime sulla missione in Libano.
Daniel Vernet, Le Monde
Signor Presidente, Vorrei rivolgerle una domanda sulla Costituzione europea: viene ventilata attualmente un'idea di "mini-trattato", un trattato che non riprenderebbe che la parte delle riforme istituzionali e potrebbe essere ratificato, in Francia, dal Parlamento, senza referendum. Se ci fosse tale ratifica in Francia, essa potrebbe porre problemi costituzionali all'Italia che, dal canto suo, ha ratificato l'insieme del progetto costituzionale?
Presidente Napolitano
Naturalmente l'espressione "mini-trattato" non mi entusiasma. Penso che occorra salvare l'essenziale del trattato e, in particolare, la sua prima parte, che è la parte più propriamente costituzionale del trattato e fornisce delle risposte ad esigenze che sono state dibattute per più di due anni. Ho avuto l'impressione che il Presidente Chirac condivida la necessità di non annullare il risultato di due o tre anni di riflessioni e di dibattiti e sia prudente a proposito delle vie d'uscita. Ho insistito su un punto: se l'Europa è uscita dall'impasse politico, riconquistando recentemente un ruolo con la decisione sul Libano, essa deve altresì uscire dall'impasse istituzionale perché, naturalmente, se per l'opinione pubblica la cosa che forse conta di più è avere risposte ai problemi e vedere una Unione che porta avanti politiche efficaci, esiste un legame assolutamente ineludibile tra le politiche da portare avanti e gli strumenti istituzionali, giuridici e anche finanziari da mettere a punto.
Daniela Vergara, Tg2
Vorrei ritornare sul Libano. Ieri Chirac ha espresso preoccupazione per la missione in Libano parlando con Zapatero. Ha parlato di questo con Lei? Dopo l'attentato a Damasco e dopo le minacce di Al Qaeda, Lei ritiene che la nostra missione sia un po' più a rischio?
Presidente Napolitano
Il Presidente Chirac non ha fatto alcun cenno a queste preoccupazioni che avrebbe espresso - a quanto lei mi dice - nel colloquio con il Presidente del Governo spagnolo. Naturalmente, il fatto che non abbia espresso preoccupazioni non significa che consideriamo una passeggiata la missione in Libano. È chiaro che questa missione contiene elementi di rischio. Dubito che si possa dire che questi elementi di rischio si sono accresciuti o sono venuti in maggiore evidenza con l'assalto terroristico all'Ambasciata americana a Damasco. Probabilmente - ancora non sappiamo i particolari - è stato organizzato da Al Qaeda. Francamente penso che nessuno sia stato mai così ingenuo da ritenere che la missione delle Nazioni Unite in Libano avesse la benedizione di Al Qaeda.
Jacques Hubert Rodier, Les Echos
Una domanda riguardo all'integrazione europea, la quale richiede anche un maggior coordinamento tra le politiche economiche dei Paesi europei. Sia la Germania che la Francia stanno centrando gli obiettivi europei. L'Italia, dove si torna a parlare di rigore e di riforma delle pensioni, è un po' più asimmetrica su questo punto?
Presidente Napolitano
Mi pare che lei abbia opportunamente parlato di coordinamento tra le politiche economiche, il che non significa soltanto rispetto dei parametri di finanza pubblica. Naturalmente questo è un aspetto che non si può sottovalutare, ed è un impegno italiano nei rapporti con le istituzioni europee che non si può cancellare. Però il discorso deve essere più ampio: bisogna effettivamente realizzare un'unione non solo monetaria ma economica; bisogna eliminare la zoppìa come amava definirla il Presidente Ciampi tra la gamba monetaria che marcia e la gamba economica che non marcia. Occorre un coordinamento mirato allo sviluppo e non soltanto cosa peraltro sacrosanta un richiamo al rigore nei conti pubblici.
Edith Bouvier, Radio France International
Vorrei tornare sul vostro coinvolgimento nel processo di pace in Libano e sulla vostra partecipazione alla Finul. L'Italia guarda sempre più al bacino mediterraneo e si pone come uno dei paesi europei in grado di dialogare con il resto del mondo. Qual è la sua opinione al riguardo ?
Presidente Napolitano
Abbiamo parlato anche con il Presidente Chirac di questa dimensione mediterranea della politica italiana, della politica francese e speriamo della politica europea in quanto tale. Certamente, pensiamo che una delle chiavi sia in ogni caso la ricerca di una soluzione equa in Medio Oriente per la questione palestinese. Anche su questo terreno l'intesa tra l'Italia e la Francia può avere un ruolo decisivo.
Jacques Hubert Rodier, Les Echos
Avrei ancora una domanda sul Libano. Si era parlato di un'iniziativa del Presidente Chirac per dare mandato al signor Solana di parlare con un'unica voce a nome della Ue sulle questioni del Libano, come Solana fa sull'Iran. Vorrei sapere se avete parlato di tale iniziativa, che consentirebbe appunto di dare un ruolo maggiore a quello che potrebbe essere in futuro il Ministro degli affari esteri dell'Unione europea.
Presidente Napolitano
Il Presidente Chirac ha fatto cenno alla sua proposta, in una fase precedente, di dare questo mandato al signor Solana, l'Alto rappresentante per la Pesc, anche in riferimento al Libano. Non ha specificato se ritiene che questa proposta possa essere ora rilanciata; però si è molto compiaciuto, come d'altronde noi, del fatto che il signor Solana abbia avuto un mandato pieno per un negoziato di grandissima delicatezza e di grandissima importanza come quello con l'Iran. Anche per l'Italia - lo ha ribadito d'altronde il Presidente del Consiglio in questi giorni - l'Iran deve confrontarsi con un negoziatore unico: Solana parla a nome di tutta l'Europa. Mi auguro che questa esperienza vada a buon fine e dimostri che è un'esigenza a cui non si può sfuggire. L'Europa avrà peso nel prossimo futuro e fin da ora sulla scena mondiale solo se parlerà con una voce sola.
Alberto Spampinato, Ansa
Presidente, volevo chiedere un ultimo chiarimento su questo punto: ci sono delle prospettive di un sostegno francese per una associazione dell'Italia al gruppo che sta negoziando con l'Iran? Poi Le volevo chiedere se ci può spiegare meglio l'accenno che ha fatto alla politica comune sull'immigrazione, un tema che vediamo anche in Francia molto avvertito, con i giornali di oggi che parlano di una valanga di sbarchi soprattutto spagnoli.
Presidente Napolitano
Per quello che riguarda l'immigrazione non siamo entrati nel merito, anche perché non ho bisogno di ricordarlo non spetta a me e non è mia competenza indicare soluzioni di governo per i problemi. So che il Governo italiano è molto attivo nell'indicare anche le strade di questo possibile impegno comune europeo sul fronte dell'immigrazione. Non abbiamo parlato del "Cinque più Uno", questione che peraltro è stata posta dal Presidente del Consiglio Prodi anche perché oggi dobbiamo riconoscere che l'accento è spostato sul mandato a Solana. Oggi negozia l'Europa attraverso Solana. Poi, naturalmente, bisognerà, se si arriva a una soluzione, investirne il Consiglio di Sicurezza. Comunque l'Italia per il momento è rappresentata a pieno titolo nel mandato del Signor Solana.
On. Ugo Intini, Viceministro degli Affari Esteri
Vorrei aggiungere sull'immigrazione che è chiaro che l'approccio deve essere multilaterale e non bilaterale. Perciò è stata importante la Conferenza di Rabat, e sarà ancora più importante la Conferenza di Tripoli in cui si cercherà di creare un rapporto fra Paesi dell'Europa meridionale, che sono i Paesi di arrivo, Paesi del nord Africa, cioè i Paesi di passaggio, e Paesi dell'Africa nera, cioè i Paesi di partenza. Naturalmente si è molto insistito sull'opportunità di fare i conti con i problemi di fondo, che sono i problemi di disperazione e di depressione e frustrazione in cui vivono quelle popolazioni e da cui nasce la spinta a venire qui.