VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN UNGHERIA
Dichiarazione stampa
Budapest, 26 settembre 2006
Voglio sottolineare l'importanza e il significato della mia visita. Una visita della quale sono grato al Presidente Sólyom che mi ha accolto con la più grande cordialità e con spirito di amicizia che lega i nostri due Paesi, i nostri due popoli.
Ho ammirato dalla terrazza, innanzitutto, una Budapest meravigliosa, un pieno sole quasi italiano (anzi, giudicando la pioggia che c'era ieri a Roma, ancora migliore); d'altra parte, sappiamo quanti italiani amino e visitino Budapest e quanti Ungheresi amino e visitino l'Italia.
Questa mia visita coincide con la preparazione delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della Rivoluzione del 1956 e non a caso il primo atto che ho compiuto venendo a Budapest è stato rendere omaggio ai caduti del 1956, e alla tomba di Imre Nagy.
Ho reso quell'omaggio a nome dell'Italia, di tutta l'Italia, in ricordo di quanti governavano l'Italia nel 1956 e che assunsero una posizione risoluta a sostegno dell'insurrezione ungherese e contro l'intervento militare sovietico, e anche a nome di quanti nel corso del tempo hanno saputo riconoscere la straordinaria importanza e lungimiranza di quell'evento rivoluzionario.
Ho sentito di compiere non solo un dovere di Stato, ma anche un dovere politico e morale personale. E oggi, rivolgendomi all'Accademia delle Scienze, avrò modo di mettere in evidenza come, sia pure sconfitta e stroncata, la Rivoluzione ungherese del 1956, lasciò tracce profonde, e come l'influenza dell'Europa democratica, raccolta nelle istituzioni della Comunità Europea, sia stata determinante per far maturare la grande svolta che si sarebbe poi realizzata nel 1989, rendendo possibile la riunificazione del continente nella democrazia e nella pace.
Abbiamo contribuito insieme, noi e l'Ungheria, alla riunificazione dell'Europa attraverso i Trattati di adesione di dieci nuovi Stati membri e attraverso il Trattato costituzionale firmato a Roma nell'ottobre 2004.
Ci siamo trovati pienamente in accordo con il Presidente Sólyom sulla necessità di non lasciar cadere il Trattato costituzionale, ma di continuare il processo di ratifica fino a quando entrerà in vigore, perché l'introduzione di quel Trattato rappresenta una condizione importante affinché l'Europa possa fare nuovi passi avanti in tutti i campi e, in modo particolare, possa rafforzare il suo ruolo sulla scena mondiale.
Per portare avanti il processo di integrazione europea si devono anche affrontare prove difficili: anche noi in Italia siamo dinanzi a scelte difficili, ma non c'è alternativa al coraggio necessario per superare questi ostacoli e per dare nuovo impulso a quell'unità europea i cui benefici saranno poi avvertiti dai cittadini di tutti i nostri Paesi.
Quando parlo di prove difficili e anche di sacrifici necessari non mi riferisco soltanto a problemi economici e sociali.
L'Italia, insieme ad altri Paesi dell'Unione Europea, partecipa attivamente a missioni militari all'estero, che sono particolarmente impegnative. Oggi in Libano e da prima ancora in Afghanistan. Sono missioni che possono comportare anche un sacrificio di vite umane. E proprio questa mattina piangiamo l'uccisione di un nostro militare in servizio nella missione in Afghanistan e lamentiamo anche il ferimento di altri militari nell' attacco terroristico. Tuttavia questi sforzi sono indispensabili affinché l'Europa unita possa contribuire a costruire un ordine pacifico fuori dei propri confini, su scala mondiale.
Ringrazio ancora il Presidente Sólyom per la sua calorosissima accoglienza e colgo l'occasione per dire che abbiamo potuto constatare lo stato altamente soddisfacente delle relazioni fra i nostri due Paesi in tutti i campi e anche riconfermare il nostro impegno per intensificare gli scambi di opinioni e le occasioni di incontro culturale.
Abbiamo apprezzato che il Presidente Sólyom sia stato presente a Roma in occasione dell'omaggio che venne reso al grande compositore ungherese Béla Bartók. Si preparano le celebrazioni dell'anniversario di Matteo Corvino. E avremo la prossima primavera l'occasione del cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Vi sarà al Quirinale una grande mostra alla quale concorreranno tutti i 25 Stati membri, ciascuno con un'opera d'arte rappresentativa della propria tradizione, e sappiamo che l'Ungheria ne sarà partecipe.