Torino 26/10/2006

Saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla cerimonia di apertura di "Terra Madre 2006"

 

SALUTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALLA CERIMONIA DI APERTURA DI "TERRA MADRE"

Incontro mondiale tra le comunità del cibo

Torino, 26 ottobre 2006

Signore e signori delegati,
Dottor Petrini,
Autorità tutte,

vorrei anzitutto rivolgere un sincero e caloroso benvenuto alle tante delegazioni che da tutto il mondo sono venute nel nostro Paese . La vostra presenza è il segno concreto di un movimento che abbraccia realtà molto diverse dal punto di vista geografico, sociale, economico e culturale e che unisce esperienze di lavoro e produzione assai diversificate, ma che trovano tutte un comune obiettivo nel volere, come sta scritto nel nome della vostra Fondazione, una terra madre e non matrigna.
L'impegno convinto e senza soste che il Movimento Slow Food e il suo animatore primo, Carlo Petrini, hanno profuso in tale opera, coinvolgendo gli Enti Locali, i Ministeri competenti, tante attive realtà produttive e un settore assai vasto dell'opinione pubblica costituisce un contributo importante e peculiare all'affermazione di un nuova etica ambientale.
L'Italia e l'Europa possono svolgere un importante ruolo per affrontare la grande sfida della tutela di un ambiente troppo spesso devastato da una crescita senza regole e da un cieco sfruttamento di risorse preziose e limitate come l'acqua e la terra. Lo si può fare partendo anzitutto dalla consapevolezza dei limiti e delle insufficienze del passato, e con una rinnovata attenzione ai temi dello sviluppo, riconoscendo anzitutto l'importanza che per i Paesi più poveri ha tuttora l'agricoltura e favorendo quindi le loro produzioni con un'apertura effettiva dei nostri mercati ai loro prodotti.
Solo un grande e affascinante obiettivo come quello che voi vi proponete di una "Terra madre" può mettere assieme contadini e allevatori, cuochi e gastronomi, artigiani e ricercatori universitari. A ragione voi richiamate il valore delle "comunità del cibo", che rappresentano una risposta concreta ai rischi generati da forme esasperate di agricoltura intensiva e dai processi produttivi di un'industria alimentare poco attenta alle peculiarità delle produzioni locali e alla qualità dei prodotti. Le 1600 comunità del cibo che sinora si sono costituite rappresentano anche un passo avanti nel difficile cammino volto a promuovere - in tanti paesi che soffrono per gravi problemi di fame e lavoro, sottosviluppo e sperpero delle risorse naturali e locali - un processo concreto di sviluppo interno solido e realmente fondato.
Tale processo può valorizzare, sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli industrializzati, secondo le loro vocazioni naturali, il grande comparto dell'agricoltura, la cui importanza è legata sia alla sfera produttiva e alimentare, sia a quella della qualità della vita e del miglior soddisfacimento dei bisogni umani. Una nuova idea di agricoltura, che indichi valori di vita, modelli di consumo, comportamenti verso l'ambiente naturale e modalità di lavoro e impiego all'intera società e che operi per salvaguardare la qualità delle produzioni agro-alimentari locali. Questo, mi pare, è l'obiettivo che voi indicate quando parlate di un "cibo buono, giusto e pulito".
E' del tutto chiaro, e ne andrebbe ancor più diffusa la consapevolezza, che un simile approccio investe tutta la società: lo testimonia, e cito per brevità solo questo esempio illuminante, l'attività dell'Alleanza delle donne del Ladakh, in India, organizzazione che si propone di migliorare le condizioni di vita delle donne in quelle zone rurali e al tempo stesso di difendere cultura e produzioni tradizionali.
In questo complesso e articolato sforzo credo che possa avere un grande e positivo ruolo la concezione di creare una "rete" che coinvolga tutte le realtà e le figure sociali interessate: i contadini, gli allevatori e i pescatori; gli artigiani, i produttori locali e i cuochi; le università e i centri di ricerca. Il coinvolgimento di quanti preparano il cibo e di quanti ne elaborano la cultura, è il segno di un mutamento nel mondo dell'alimentazione, e noto con piacere che investe la ristorazione tipica e locale così come quella di qualità. L'attenzione al legame tra produzione e consumo di prodotti di qualità non è la fisima di un manipolo di egoisti gaudenti, ma il manifestarsi di una matura consapevolezza da parte di chi, per lavoro e per passione, è un cultore del gusto.
Non posso che auspicare un ampio coinvolgimento anche delle università e dei centri di ricerca. Anzitutto nel sostenere le produzioni agro alimentari di qualità e nel tutelare la biodiversità alimentare, mettendo a disposizione conoscenze scientifiche e nuovi progetti di ricerca, e operando per formare gli operatori del settore. Ma non meno importante è una funzione educativa più generale, che solleciti la società civile nei vari paesi a maturare una maggiore consapevolezza di quanto sia importante la qualità del cibo, la difesa delle risorse naturali, la valorizzazione dei piccoli produttori legati al territorio o alla tipicità di un prodotto.
Il vostro impegno, e la vostra visione dei problemi mondiali possono ben inserirsi e collegarsi con le iniziative promosse anche qui a Torino dalle Nazioni Unite ed in modo particolare con l'attività di quel polo agroalimentare dell'ONU, che ha sede in Italia, a Roma. Questa mattina a Torino ho reso omaggio alle Nazioni Unite, che rivolgono quest'anno la loro attenzione all'abolizione del lavoro forzato e a tutte le forme di sfruttamento del lavoro; dare possibilità di lavoro e di sviluppo, come voi proponete, ai contadini e ai produttori di cibo nei loro paesi è certamente una delle vie maestre per combattere un triste fenomeno che purtroppo si va sempre più diffondendo anche nei nostri paesi.
Auguro un fruttuoso proseguimento dei vostri lavori, che giustamente partono dalla verifica dei progetti avviati e proseguono poi, con numerose conferenze e seminari, a impostare un incremento e un rafforzamento delle collaborazioni. Spero davvero che si apra un cammino positivo, ricco di successi e di realizzazioni, e sono sicuro che l'Italia continuerà a dare il suo contributo, come e più di quanto ha fatto sinora, affinché davvero la nostra Terra sia una madre per tutti.