INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALLA CERIMONIA DI RIENTRO DALL'IRAQ DEL
CONTINGENTE ITALIANO DELLA MISSIONE
"ANTICA BALBILONIA"
CASERTA, 7 DICEMBRE 2006
E' questo uno dei momenti in cui si manifesta pienamente il senso dell'unità nazionale come valore e impegno condiviso. Rendiamo riconoscente omaggio, in rappresentanza di tutti gli italiani, senza distinzioni di parte, agli oltre tremila componenti del contingente interforze che ha operato per più di tre anni con la missione "Antica Babilonia" in Irak ; e ci stringiamo ancora una volta in un commosso abbraccio alle famiglie dei nostri 35 caduti.
Questa cerimonia trae un più alto significato proprio dal fatto che, come ha ricordato il Ministro della Difesa, questa missione nacque nel 2003 da una decisione che fu controversa, nel Parlamento italiano come nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ebbene, la diversità di opinioni tra le forze politiche sull'invio e ora, per altro verso, sul ritiro dei nostri militari dall'Irak, va ricordata per la sua legittimità democratica ma non ha potuto impedire la vicinanza dell'intera collettività nazionale al contingente impegnato in quella difficile missione, e la più profonda, affettuosa solidarietà per le prove di sacrificio generosamente offerte dai caduti e dai feriti. Ed egualmente non c'è contrasto politico che possa impedire un sereno, obbiettivo bilancio del ruolo svolto da "Antica Babilonia". In questo senso abbiamo vissuto un'esperienza di condivisione nazionale che dovrà fare testo sempre, in qualsiasi circostanza futura.
I nostri militari si sono impegnati in Irak sentendo la missione cui erano stati chiamati non come impresa bellicista, non come impresa offensiva, ma come impresa di pace e di civiltà. La drammaticità della situazione attuale in Irak, il dibattito critico che si sviluppa ora negli stessi Stati Uniti, nulla tolgono all'onestà di sentimenti e di intenti che ha animato la partecipazione di migliaia di uomini di tutte le Forze Armate ad "Antica Babilonia".
Per garantire la pace e la sicurezza internazionale può essere necessario l'impegno delle forze armate di qualsiasi paese membro dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, secondo il preciso dettato del Capitolo Settimo della Carta dell'ONU. Ma crediamo di poter dire che a missioni militari di tale natura, l'Italia ha partecipato e partecipa con una sua peculiare sensibilità e umanità, che suscita rispetto e simpatia nelle popolazioni con cui entriamo in contatto, e con una sua particolare attenzione agli aspetti più costruttivi, di sostegno e di collaborazione civile, del nostro compito. Lo ha ben detto il Capo di Stato Maggiore della Difesa, indicando anche i contributi e risultati concreti, di molteplice efficace assistenza all'Irak e agli iracheni che hanno fatto onore al nostro paese.
E' verissimo che nell'articolo 11 della Costituzione repubblicana - una delle pietre miliari del nostro percorso verso un sistema condiviso di valori e di principi - si esprime in tutta la sua forza l'aspirazione alla pace del popolo italiano, l'impegno di pace della nuova democrazia italiana, nel ripudio di un passato di guerre di aggressione e di conquista. E' altrettanto vero che la Carta costituzionale, in quella stessa norma programmatica, e con piena chiarezza, ha impegnato l'Italia a fare la sua parte nel contesto di organizzazioni internazionali cui spetti fronteggiare sfide ed attacchi alla pacifica convivenza tra gli Stati e tra i popoli, cui spetti dunque intervenire per contribuire al superamento di laceranti e pericolose situazioni di crisi. E dobbiamo essere consapevoli dello sforzo che si richiede e si richiederà all'Italia in un mondo scosso da così gravi turbamenti ed allarmi come quello in cui purtroppo oggi viviamo.
Grazie a voi tutti, rappresentanti delle Unità impiegate in Irak;
grazie per aver reso più forte nella coscienza degli italiani e delle istituzioni che li guidano la consapevolezza del valore delle missioni da compiere fuori dei nostri confini;
grazie per l'efficienza e la professionalità che avete dimostrato, e per l'immagine illuminata e limpida che avete trasmesso del nostro paese;
grazie per l'onore che avete reso all'Italia a cospetto della comunità internazionale;
grazie per un esempio di dedizione che ha toccato la punta più alta nel sacrificio della vita di uomini e di ragazzi che mai dimenticheremo.
E grazie a lei, Signor Ministro della Difesa, per la consegna del Tricolore, di quella bandiera del Presidio di Nassyria che è stata ammainata con dignità, a testa alta, e che sarà conservata tra le memorie preziose della nostra Repubblica.