INTERVENTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN OCCASIONE DELL'INCONTRO CON LO STEERING COMMITTEE
DELLA CONFEDERAZIONE EUROPEA DEI SINDACATI
Quirinale, 21 marzo 2007
Signor Presidente,
Signor Segretario Generale,
Signore e Signori,
sono lieto di ricevere al Quirinale una delegazione della Confederazione Europea dei Sindacati, alla vigilia di una ricorrenza tanto importante per la storia del nostro continente: il Cinquantesimo anniversario della nascita delle Comunità Europee.
Cinquanta anni fa, dopo il naufragio del progetto di una Comunità Europea di Difesa, furono firmati qui a Roma, proprio a poca distanza da questo Palazzo, i Trattati istitutivi della CEE e della CEEA. Venne così ripresa la strada maestra della pacifica convivenza tra i popoli d'Europa e della graduale integrazione economica e politica, indicata già nel 1950 dalla Dichiarazione Schuman, e venne riavviato un lungo cammino che ha portato il 29 ottobre 2004 alla firma, in questa stessa città, del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa.
Oggi possiamo volgerci con soddisfazione a contemplare il patrimonio di successi acquisiti, affinché l'insegnamento dei Padri Fondatori continui a guidare le scelte future e affinché il coraggio e la visione da essi dimostrati nel superamento della crisi della CED siano d'esempio nelle attuali contingenze.
Questo anniversario deve essere il tempo non solo delle celebrazioni e della fierezza dell'essere europei, ma soprattutto della riflessione sull'azione da intraprendere nell'immediato futuro.
Inestimabili conquiste hanno potuto essere realizzate grazie a cinquanta anni di integrazione europea. Tra questi voglio menzionare - oltre alla pace ed al benessere di cui hanno goduto le generazioni succedutesi dal secondo dopoguerra - anche i progressi raggiunti in campo sociale.
Dalla riunione delle parti sociali indetta a Val Duchesse nel 1985, su iniziativa di Jacques Delors, molti passi in avanti sono stati compiuti : una maggiore attenzione all'occupazione e alla tutela sociale, inserite tra gli obiettivi dell'Unione Europea con il Trattato di Amsterdam ; la promozione di più elevati standard in materia di diritti e di protezione sociale ; legislazioni più avanzate in tema di sicurezza e di condizioni dei lavoratori ; la promozione delle pari opportunità ; l'accento posto dalla revisione della Strategia di Lisbona, operata nel 2005, sull'occupazione, considerata - assieme alla crescita - elemento principale per accrescere la competitività e perseguire uno sviluppo sostenibile.
L'Europa del XXI secolo ha bisogno di protagonisti responsabili ed impegnati nel suo sviluppo, di grandi attori capaci di risvegliare ed accrescere la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, essendo questa la via anche per superare il deficit democratico dell'Unione. Sarà possibile rilanciare la causa dell'Europa solo attraverso un maggiore impegno politico e civile, delle Istituzioni - europee e nazionali - e delle parti sociali ; solo proponendo progetti lungimiranti e credibili, perché sostenuti da una reale volontà politica ; solo dimostrando coraggio ed impegno effettivo nelle riforme - istituzionali, economiche e sociali - che si impongono al nostro continente. Essenziale è, nella maturazione di questa consapevolezza e nella definizione delle necessarie scelte di politica economica e sociale, l'apporto dei Sindacati, espressione delle esigenze delle classi lavoratrici dinanzi ai grandi mutamenti del nostro tempo.
Nella nostra ricca Europa, nell'Europa finalmente riunificata, vi sono ancora milioni di disoccupati o occupati senza certezze per l'avvenire. Il nostro continente deve trovare la forza di vincere la sfida della competizione globale senza rinunciare alle proprie tradizioni di civiltà e al proprio patrimonio di diritti e di tutele sociali.
L'Unione potrà svolgere un ruolo cruciale nel raggiungimento di questo obiettivo, ma a due condizioni. La prima è che venga rafforzato il ruolo delle istituzioni europee nel governo dell'economia e nelle politiche sociali. La seconda condizione è che vengano finalmente portate a compimento, mantenendo un elevato livello di ambizione, le necessarie riforme istituzionali.
L'Europa dei risultati non potrà essere realizzata senza un'Europa dotata di Istituzioni più forti.
Vorrei ricordare, in questo contesto, che il mercato interno ha potuto essere completato nei tempi previsti solo perché l'Atto Unico Europeo del 1986 modificò la regola di voto al Consiglio, portandola in settori determinanti dall'unanimità alla maggioranza qualificata.
Le riforme previste dal Trattato costituzionale, elaborato al termine di una riflessione durata più anni - che ha conosciuto, durante la fase della Convenzione, una partecipazione senza precedenti del Parlamento Europeo, dei Parlamenti nazionali e della società civile - restano imprescindibili. Perché la firma apposta da 27 paesi, e l'avvenuta ratifica di 18 tra essi, non possono essere ignorate. Perché le riforme proposte sono il frutto di un compromesso, non di basso livello, raggiunto dopo complessi negoziati. Ogni tentativo di rimetterne in discussione il delicato equilibrio rischierebbe di riaprire trattative dai risultati imprevedibili o di condurre a soluzioni più insoddisfacenti.
Dopo gli allargamenti del 2004 e del 2007, l'Europa non può tardare a ridefinire i propri assetti istituzionali ; a cementare la propria unione e la solidarietà interna con un Testo capace di esprimere i valori comuni ad oltre 480 milioni di cittadini ; a riaffermare gli obiettivi condivisi da 27 Paesi.
Solo un'Europa rafforzata potrà agire come un attore autorevole sulla scena globale e rispondere alle preoccupazioni dei cittadini.
Ma anche il rafforzamento della dimensione sociale dell'Europa - tanto importante per riavvicinare l'Unione ai cittadini - non potrà essere realizzato in assenza di Istituzioni più efficienti ed adeguate ai nuovi compiti e all'aumento del numero degli Stati membri. Solo un'Europa riformata riuscirà a coniugare le esigenze di giustizia e di sicurezza sociale con gli obiettivi di crescita e di competitività nell'era della globalizzazione ; ad attuare politiche inclusive capaci di associare tutti i cittadini ai benefici che pure la globalizzazione comporta.
E' l'ora di riprendere il cammino dell'Europa politica, perché solo così potremo continuare ad offrire ai nostri cittadini un'Europa del progresso e dei diritti : quegli stessi che sono sanciti nella Carta dei diritti fondamentali e nel Trattato costituzionale e che rappresentano la sintesi migliore dei nostri valori di civiltà.