SINTESI DELL’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA “VIVERE IN EUROPA E IL MONDO - RESPONSABILITA’ PER LE NUOVE GENERAZIONI; INTERRELAZIONI TRA LA TUTELA DELL’AMBIENTE, L’USO DELLE RISORSE ENERGETICHE E LO SVILUPPO”
Riga, 11 aprile 2007
Sin dall’inizio, la CEE ha svolto un ruolo essenziale nella tutela dell’ambiente. Già nel 1972 a Parigi, al vertice dei Capi di Stato o di Governo, venne dato rilievo all’impegno per la protezione dell’ambiente. Da allora, numerosi Programmi d’azione ed iniziative legislative hanno stanziato fondi ed innalzato gli standard per la tutela delle risorse naturali, la biodiversità, la lotta all’inquinamento, la gestione dei rifiuti, la salvaguardia della salute umana. All’azione legislativa si è accompagnata quella altrettanto importante della Corte di Giustizia.
L’Atto Unico Europeo ha dedicato un titolo specifico all’ambiente. Il Trattato di Amsterdam ha integrato i principi dello sviluppo sostenibile tra quelli della Comunità e posto il raggiungimento di un elevato livello di protezione dell’ambiente come una delle priorità più importanti. Ha affermato inoltre che le esigenze di tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle altre politiche comunitarie.
Senza l’Unione Europea, il Protocollo di Kyoto non avrebbe potuto essere firmato. Lo stesso impegno l’Europa profonderà per il successo dei negoziati che a fine anno si apriranno nell’ambito dell’ONU per regolare le emissioni di gas serra nel periodo successivo al 2012 (post-Kyoto).
L’impegno unilaterale assunto dall’Unione al Consiglio Europeo dell’8-9 marzo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 20% entro il 2020 - e di giungere al 30% qualora anche gli altri Paesi sviluppati ed i PVS economicamente più avanzati facciano la loro parte – è un importante segnale lanciato al resto del mondo.
Nella stessa occasione, l’Unione Europea si è posta due importanti obiettivi in termini di efficienza energetica e di incremento delle fonti rinnovabili, proponendosi di: risparmiare il 20% del consumo di energia rispetto alle stime per il 2020 ; fare in modo che le energie rinnovabili coprano nel 2020 il 20% del consumo totale di energia; raggiungere entro la stessa data un livello minimo di bio-combustibili del 10% sul consumo totale dei trasporti, in tutti gli Stati membri.
Ma se si riflette sulle stime relative all’aumento della domanda mondiale di energia – destinata a crescere, entro il 2030, di circa il 50% - si comprende quanto sia necessaria e stringente una forte azione unitaria dell’Unione Europea.
E’ stato calcolato che nel 2030 l’Europa sarà dipendente dall’estero per oltre l’80% del suo consumo di gas e per oltre il 90% del suo fabbisogno di petrolio. Aumenterà contemporaneamente anche la domanda di energia delle potenze emergenti come la Cina e l’India, che cercheranno nuovi contratti di approvvigionamento nelle regioni dell’Asia centrale, dell’Africa e del Medio Oriente. Parte della nostra sicurezza economica sarà quindi legata agli sviluppi e ad eventuali tensioni nei Paesi produttori.
Si tratta di sfide che possiamo vincere solo uniti. In un momento in cui ci confrontiamo con angoscianti problemi di rifornimento energetico, dobbiamo renderci conto che la nostra capacità di difendere, sul piano esterno, gli interessi comuni in tema di sicurezza dell’approvvigionamento è limitata dall’assenza, sul piano interno, di una politica comune in materia di energia.
E’ questa una politica che potremo sviluppare con efficacia sulla base del Trattato costituzionale, che afferma per la prima volta la necessità di una politica dell’Unione in materia di energia, volta ad assicurare il funzionamento del mercato dell’energia, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, promuovere l’efficacia ed il risparmio energetico e lo sviluppo di energie nuove e rinnovabili.