Vienna 28/06/2007

Conferenza stampa del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della visita di stato in Austria


CONFERENZA STAMPA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN OCCASIONE DELLA VISITA DI STATO
NELLA REPUBBLICA D’AUSTRIA

Vienna, 28 giugno 2007

Come è stato sottolineato in modo particolare e giustamente da parte austriaca, questa è la mia prima visita di Stato: dopo l’elezione a Presidente, ho fatto moltissime missioni all’estero,ma non nella forma ufficiale di una visita di Stato.

Ora, queste visite che ci scambiamo tra capi di Stato non sono pura ritualità, solenne e gratificante, ma – vorrei sottolineare – sono anche occasione per conoscere più da vicino i rispettivi Paesi e per cementarne la collaborazione. In modo specifico, per quello che riguarda l’Austria, questa è stata l’occasione anche per mettere in pieno valore una rapporto di amicizia che è molto stretto, si è consolidato nel tempo, e affonda le sue radici anche in vicende storiche lontane.

Ho voluto, sia visitando il Parlamento austriaco, sia rivolgendo un brindisi al Presidente della Repubblica, ricordare un episodio veramente molto singolare, qualcosa di unico: noi abbiamo avuto Presidente del Consiglio dei ministri, leader del maggior partito italiano, e statista eminente dell’Italia democratica, Alcide De Gasperi, che è stato deputato al Parlamento di Vienna dal 1911 al 1918, un periodo naturalmente tormentoso, perché attraversato dalla Prima guerra mondiale. De Gasperi ha lasciato un’impronta forte nel movimento cattolico popolare del Trentino, che allora era parte dell’impero austro-ungarico e nella rappresentanza politica e parlamentare del Paese. E ha saputo difendere, nell’ambito di quella organizzazione statuale, i diritti della popolazione italiana del Trentino, quindi i diritti di quella che era allora una minoranza nazionale, contribuendo ad una convivenza multietnica che, in qualche modo, poi si è ricostituita nell’Italia repubblicana, con il riconoscimento di uno statuto speciale di autonomia alla regione Trentino-Alto Adige.

Certe volte si dimentica che dall’Accordo De Gasperi-Gruber del 1946 sono passati quasi 45 anni, prima di arrivare al completamento di tutto l’edificio dell’ordinamento autonomo dell’Alto Adige. Nel 1991 questi lunghi negoziati si conclusero con una lunghissima serie di misure attuative dell’Accordo De Gasperi-Gruber: infatti il presidente Scalfaro poté compiere la sua visita di Stato per la prima volta a rapporti completamente e fruttuosamente risolti nei rapporti tra la Repubblica Italiana e la minoranza di lingua tedesca dell’Alto Adige.

Al di là di questo retroterra storico e di questo aspetto pur così importante, più in generale i rapporti tra l’Italia l’Austria possono considerarsi di intensa amicizia e di molto fruttuosa collaborazione.

Naturalmente, sono stato anche molto toccato dall’accoglienza che mi ha riservato il Presidente Fischer, un vecchio amico che ho avuto modo di conoscere da più di vent’anni, e che ha voluto darmi anche formalmente, fino all’ultima tappa, di qui a poco, con l’inconsueto accompagnamento all’aeroporto per la mia partenza, a dimostrazione di un vero e proprio affetto personale.

È stato molto fruttuoso anche lo scambio di idee con il Cancelliere Gusenbauer che – come avete sentito – ha voluto rivolgermi qualche parola in italiano, avendo egli tra l’altro trascorso, molti anni fa, un periodo di alcuni mesi di studio a Torino.

C’è molta simpatia culturale, umana. C’è molta intensità di rapporti. C’è, direi perfino, molta curiosità reciproca. C’è molto amore per l’Italia. Queste non sono delle banalità: queste sono cose molto importanti. Sono tra le carte più significative che, in definitiva, l’Italia può giocare nelle relazioni con altri Paesi: ammirazione per le nostre città, per la nostra cultura, per la nostra arte; e intensissimi rapporti in questo senso. Basti pensare che, qui in Austria, i nostri due più noti direttori d’orchestra si sono tanto impegnati, alla guida dei Wiener Philarmoniker e nelle tante manifestazioni musicali, sia a Vienna sia a Salisburgo; e che è stato il direttore italiano Claudio Abbado a fondare vent’anni fa l’orchestra giovanile intitolata a Gustav Mahler. Tutto questo dà il senso di come viviamo momenti importanti di vita culturale e artistica comune. Ieri abbiamo visitato il Museo Leopold nel quale era esposto quel grande quadro di Egon Schiele che il Presidente austriaco ci aveva inviato per la mostra dei capolavori europei a Roma.

Comunque, non starò qui a dire tutto quello che c’è di importante nei rapporti economici e commerciali tra i due Paesi, a cominciare da ciò che rappresenta in questo Paese l’Unicredit, da ciò che vi rappresentano le Assicurazioni Generali e da come esse, attraverso la saldatura con il sistema bancario-assicurativo austriaco, riescano ad estendere la loro presenza in tutta l’Europa centro-orientale e balcanica.

Abbiamo anche rapporti importanti in campo industriale, in campo scientifico e tecnologico: è veramente un modello di relazioni, quello che si è stabilito tra l’Italia e l’Austria.

E credo che si possa dire che abbiamo un comune sentire europeo. Il Presidente Fischer aveva fin dall’inizio fatto parte di quell’esercizio di riunioni o di prese di posizione – voi ricordate qualche articolo a più firme uscito sui quotidiani europei – che ha riunito un certo numero di capi di Stato, in modo particolare quando c’erano in Germania il Presidente Rau, in Portogallo il presidente Sampaio, e in Italia il Presidente Ciampi, il quale è stato parte molto attiva di quell’esercizio. Abbiamo avuto incontri ancora quest’anno, e io ho partecipato per la prima volta ad un incontro a Riga.

Discutendo dei risultati del Consiglio di Bruxelles, ci siamo trovati profondamente d’accordo sulla necessità di tenere fermi e rilanciare alcuni fondamentali orientamenti e impegni del processo di integrazione.

Ho espresso una valutazione accentuatamente critica dell’esito della lunga trattativa svoltasi nei sei mesi della presidenza tedesca. Naturalmente, non perché non mi renda conto che sarebbe stato molto grave, molto pesante un nulla di fatto: bisognava in qualche modo sbarazzare il tavolo da questo ingombro, bisognava far uscire l’Unione Europea da uno stallo, un’impasse istituzionale. Quindi, nessuno può sottovalutare che, da questo punto di vista, ci si sia liberati da due anni di incertezza e di sospensione, e si sia aperta la strada anche ad una nuova fase, come ho detto, di movimento, dell’Unione Europea.

Nello stesso tempo, al di là dei testi, delle formulazioni di quello che è stato sminuito o di quello che è stato tagliato via del testo del Trattato costituzionale, sono soprattutto alcune tendenze che preoccupano: quelle che si sono manifestate nelle posizioni di Paesi che non avevano ratificato il Trattato. In sostanza, la tendenza a ribadire molto puntigliosamente gli ambiti di competenza degli Stati nazionali, a resistere ad uno sviluppo più conseguente dell’unità europea, anche in un campo cruciale come quello della politica estera e di sicurezza comune.

Rimango convinto – ma posso tranquillamente dire che la stessa convinzione è condivisa dal Presidente Fischer, e anche, pur se non ho un rapporto istituzionale con il capo del Governo austriaco, dal Cancelliere – che l’Europa non abbia futuro, che i nostri singoli Paesi, grandi, medi o piccoli che siano, non hanno futuro nel mondo d’oggi e di domani, se non si rafforza la coesione tra gli Stati membri dell’Unione Europea, se l’Unione Europea non riesce a rafforzarsi come soggetto politico e a parlare con una voce sola sulla scena internazionale.

Quindi, traggo da questa visita non soltanto il senso di una forte amicizia e collaborazione ma anche il senso di un forte impegno per lo sviluppo dell’unità e dell’integrazione europea.

Roberto Spampinato (ANSA)
Presidente, proprio su questo, l’altro giorno ci ha fatto anche capire chiaramente che Lei adesso considera una strada quasi obbligata per alcuni Paesi, tra cui il nostro, puntare sulle “cooperazioni rafforzate”. Naturalmente, questo richiederà dei tempi – ce ne rendiamo conto – però vorremmo capire: Lei con chi pensa che si possono avviare queste cose, e quali sono i campi, in particolare, in cui si potrebbe fare? Infine: cosa succede dell’allargamento, adesso che c’è stato questo tipo di sviluppo sul Trattato?

Presidente Napolitano
Per quello che riguarda le cooperazioni rafforzate, si tratta di uno strumento già previsto dai Trattati preesistenti, che è destinato a rafforzarsi con il nuovo Trattato (anche se non più costituzionale), perché le procedure vengono ora ulteriormente rafforzate e precisate, e perché poi siamo riusciti – e questo è stato un merito in particolare dell’Italia, dell’Austria e di alcuni altri Paesi – a precisare in nove il numero necessario e sufficiente di Paesi per avviare una cooperazione rafforzata. Ma la risposta più semplice alla sua domanda è il richiamo alla zona dell’Euro. Con chi vogliono fare una cooperazione rafforzata i Paesi che hanno adottato la moneta unica, e in che campo? Nel campo che è rimasto più scoperto, e cioè in quello del coordinamento delle politiche economiche nazionali, dato che la moneta unica è stata considerata parte di una Unione economica e monetaria: non soltanto monetaria. Però quella gamba lì delle politiche economiche si è sviluppata poco, ed è rimasta una dispersione delle politiche economiche nazionali che io penso potrebbe essere affrontata efficacemente attraverso un qualche tipo di cooperazione rafforzata. In altri campi si potrà vedere meglio.

Sull’allargamento, abbiamo ribadito – d’accordo con i nostri amici austriaci – l’importanza di una prospettiva di integrazione dei Paesi dei Balcani nell’Unione Europea. Per il momento, abbiamo soltanto un Paese della ex Jugoslavia che è già membro dell’Unione Europea, parlo della Slovenia, che tra l’altro è anche membro del gruppo Euro (è infatti entrato a far parte dell’area della moneta), e abbiamo un altro Paese che è candidato formalmente, cioè la Croazia. Noi vogliamo procedere sulla via di accordi di associazione e stabilizzazione con altri Paesi e tenere aperta anche la prospettiva, non sappiamo quanto ravvicinata e come definibile dal punto di vista dei tempi, di una piena integrazione di quest’area nell’Unione Europea.

Poi, c’è l’altra grande questione, come tutti sanno, della Turchia, su cui in questo momento mi pare sia in corso un difficile confronto con la Francia, per le posizioni esplicitate dal nuovo Presidente francese.

Però, io voglio insistere sul fatto che se noi vogliamo tenere in piedi una Unione a 27, e se vogliamo una Unione ancora più larga, e addirittura un’Unione che comprenda un grande, popolosissimo e diversissimo Paese come la Turchia, abbiamo bisogno di istituzioni europee forti, che garantiscano che l’Unione possa essere governata, possa decidere e possa svolgere il suo ruolo come soggetto politico, senza degradare a semplice area di libero scambio.

Paolo Cacace (Il Messaggero)
Presidente, innanzitutto volevo farLe gli auguri per il suo compleanno di domani…

Presidente Napolitano
Se è necessario menzionarlo, la ringrazio.

Paolo Cacace (Il Messaggero)
È stato un anno di luci e di ombre, luci sulla politica estera e anche per una certa semplificazione del sistema politico, che si vede sullo sfondo anche di recenti avvenimenti. Volevo chiedere una Sua impressione su questo anno, sia sulla politica estera sia su questa vicenda della semplificazione politica.

Presidente Napolitano
Naturalmente, come lei immagina non do giudizi sulle politiche di governo e sulle posizioni dello schieramento di opposizione.

Credo che i risultati che si sono ottenuti sul piano internazionale, con particolare riferimento a forme di iniziativa economica fuori dei nostri confini da parte di nostre imprese importanti, siano risultati cospicui. Basti pensare da ultimo all’accordo tra l’Eni e la Gazprom: sono cose importanti. Le acquisizioni dell’Eni, dell’Enel, le acquisizioni di un grande istituto bancario come l’Unicredit, significano che c’è stato un rafforzamento delle posizioni dell’Italia sul piano degli investimenti e delle acquisizioni all’estero.

Poi, sull’economia, so benissimo che le valutazioni divergono fra governo e opposizione: mi è accaduto di dire che per me fanno testo le analisi, le valutazioni del Governatore della Banca d’Italia, cioè di una autorità assolutamente indipendente; e sappiamo che nelle sue considerazioni finali all’ultima Assemblea Generale il Governatore Draghi ha messo in evidenza sia il miglioramento dei conti pubblici, sia il consolidamento della ripresa economica, pur non mancando di richiamare l’attenzione sui limiti e le insufficienze e sui rischi che persistono.

Dal punto di vista politico, esito a trarre delle conclusioni rispetto agli appelli che ho lanciato per un rapporto meno ciecamente conflittuale, più costruttivo, di maggiore ascolto reciproco tra maggioranza e opposizione. Esito a trarre delle conclusioni perché penso che da parte mia questo sforzo debba continuare e che possa raccogliere anche frutti maggiori di quelli che non abbia raccolto nel primo anno.

D’altra parte, tra i terreni che ho indicato come importanti per una auspicabile non solo discussione serena ma convergenza, c’è stato e resta quello delle modifiche al sistema elettorale, e anche delle modifiche costituzionali riconosciute generalmente necessarie. Mi pare che in questo senso dei passi avanti si stanno facendo. A fine mese dovrebbe essere avviata la discussione su proposte di riforma elettorale, dopo che il Senato ha accolto la richiesta di urgenza presentata dal Sen. Calderoli per la Lega Nord. Per quel che riguarda le modifiche costituzionali, la Commissione Affari Costituzionali ha definito un progetto essenziale di modifiche ritenute urgenti; e io penso che se vogliamo andare verso un sistema politico in qualche modo semplificato, e ad un confronto tra coalizioni che competono per la guida del Paese, che siano anche più omogenee e più unitarie, queste modifiche siano necessarie.

Paolo Passarini (La Stampa)
Signor presidente, immagino si possa dire che fa parte di questa Sua visione della necessità di un confronto permanente e civile tra le forze politiche sulle questioni istituzionali anche il pilastro della concertazione, che certamente è un elemento fondamentale di un confronto civile. Volevo chiederLe, quanto La preoccupa l’andamento della trattativa tra governo e sindacati sulla questione delle pensioni?

Presidente Napolitano
Forse ho il difetto di preoccuparmi per troppe cose. Quindi, la preoccupazione per l’esito di questa trattativa la lascio volentieri, nella misura del possibile, al governo. Vedremo quali saranno i risultati. Credo che, per quanto mi sembra di capire, c’è solo la conclusione di un round e poi un aggiornamento alla prossima settimana.

Intanto mi è stato sottoposto, ieri sera, il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, il quale non comporta nessun coinvolgimento, neppure formale, di firma del Presidente della Repubblica, ma che implica l’approvazione di un provvedimento di urgenza che penso sarà portato alla mia firma tra stasera e domani, e che esaminerò e licenzierò.

Sarà un decreto che comprenderà alcuni provvedimenti che derivano dall’assestamento di bilancio, perché oggi in Consiglio dei ministri si discute il rendiconto, l’assestamento e il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, e tra le possibilità che risultano dall’assestamento e gli orientamenti che scaturiscono dal DPEF, si ricaverà da parte del governo un decreto legge, di cui – ripeto – esaminerò i presupposti richiesti per poterlo poi firmare e far pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale.

Maria Grazia Trabalza (GR RAI)
Presidente, siamo in Austria, sappiamo che ci sono dei rapporti migliorati in tutti i sensi, di collaborazione, anche per la questione del Sud Tirolo, dei rapporti di confine con l’Italia. Ci sono però delle questioni ancora da definire. Lei ha detto che l’Italia ha una buona volontà, ha un’amicizia particolare con l’Austria, per superare anche queste ultime fasi.

Presidente Napolitano
Io vorrei dire qualche parola in proposito, anche perché ho visto che c’è stata in Italia qualche presa di posizione preoccupata, che però non mi pare tenga conto dei termini del problema.

Mi riferisco al problema annoso, che anche nel passato è stato affrontato con alcune misure adottate dal presidente Scalfaro, di persone condannate per atti di terrorismo compiuti molti anni fa in Alto Adige.

Bisogna chiarire che, per molti condannati a pene detentive che non hanno scontato perché sono rimasti all’estero, le pene sono state oramai prescritte:al massimo, dopo trent’anni dalla condanna, se non eseguita, scatta la prescrizione.

Quindi, per molte di queste persone non esiste piu’ quel problema.

Esiste un problema di portata limitata per una persona: il Sig. Larch.

Per questi rimane un residuo, mi pare di meno di sei mesi, di pena non ancora prescritta. Questo è un caso che può essere preso in considerazione, naturalmente in accordo con il ministro della Giustizia.

Per persone la cui pena detentiva sia prescritta è senz’altro possibile un provvedimento di grazia per le pene accessorie.Naturalmente, sono misure più che altro simboliche.Significano sensibilità, buona volontà, per il superamento di vecchi contenziosi.

Invece, per tre persone che furono condannate all’ergastolo, non esiste nessuna possibilità di provvedimenti di grazia.

Paolo Giuntella (TG1)
Oggi c’è in prima pagina sul “Wall Street Journal” un’inchiesta di grande rilievo sulla piaga dell’evasione fiscale in Italia, un’inchiesta anche molto documentata. Questa è un’immagine anche al livello internazionale del nostro Paese. Che cosa si può fare?

Presidente Napolitano
Questo tema non è stato evocato nelle nostre conversazioni qui a Vienna: non so se ci sia sufficiente conoscenza di questo dato. Però, è un dato clamoroso, un dato noto perché ne hanno parlato sia il Governatore della Banca d’Italia sia il Presidente della Confindustria: non ne ha parlato solo il Ministro dell’Economia. Io richiamo i termini che sono stati usati sia dal Governatore Draghi, il quale ha fatto una classificazione dei contribuenti fiscalmente onesti e non, e anche gli accenti, perfino drammatici, con i quali il Presidente Montezemolo ha parlato di un fenomeno intollerabile di evasione, che si capisce preoccupa molto il nostro sistema imprenditoriale perché l’evasione fiscale diventa una forma di competizione scorretta tra imprese.