Lisbona 17/07/2007

Intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione del terzo Simposio Cotec Europa



INTERVENTO
DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN OCCASIONE DEL TERZO SIMPOSIO
COTEC EUROPA


(Lisbona, 17 luglio 2007)


Signor Presidente della Repubblica,
Maestà,
Signor Primo Ministro,
Signore e Signori Ministro,
Signor Presidente della Banca Europea degli Investimenti,
Signori Presidenti delle Fondazioni Cotec di Portogallo, Spagna ed Italia,
Signore e Signori,

vorrei iniziare il mio intervento ricordando le parole conclusive delle Memorie di Jean Monnet, che fu tra i maggiori ideatori e costruttori dell'Europa comunitaria:
"Non possiamo fermarci quando attorno a noi il mondo intero è in movimento."
Non si potrebbe dire meglio quale sia l'ispirazione che guida l'iniziativa delle Fondazioni Cotec e che sollecita più in generale il massimo impegno per lo sviluppo dell'integrazione europea.
Quelle parole di Monnet furono scritte nel 1976 : trent'anni dopo esse appaiono anche più vere. Specie nel campo della ricerca e dell'innovazione corrono gli Stati Uniti, corrono i più dinamici paesi asiatici, non può restare ferma l'Europa. Non può restare ferma dinanzi a mutamenti radicali nelle condizioni della crescita e della competizione, a mutamenti radicali negli equilibri globali. Debbono rinnovarsi le nostre economie, le nostre culture, le nostre istituzioni, per evitare che l'Europa scivoli ai margini del "mondo intero che è in movimento".
Sono perciò lieto di essere oggi a Lisbona, in una delle più affascinanti capitali d'Europa, all'inizio del semestre di Presidenza portoghese dell'Unione Europea che dovrà tradurre in norme dei trattati il mandato del Consiglio europeo del 21-23 giugno e dare così un primo sbocco, finalmente condiviso, al processo di riforma delle istituzioni comuni che venne avviato nel lontano dicembre 2001 a Laeken.
Sono lieto di essere qui a Lisbona dove nel 2000, il Consiglio Europeo si pose l'obiettivo di fare dell'Unione, entro il 2010, "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo". Sappiamo bene quanto siamo lontani dal raggiungimento di questo traguardo e quanto ancora resti da fare per evitare che la Strategia di Lisbona diventi sinonimo di obiettivi mancati e di promesse non tenute.
In alcuni Paesi sono ancora attese le necessarie riforme strutturali. La ricerca e l'educazione continuano a mancare di risorse umane, finanziarie e materiali adeguate. Non sempre l'Europa riesce a tradurre i risultati della ricerca in sbocchi industriali e commerciali. Troppo netta rimane la separazione tra accademie, laboratori e mondo delle imprese.
In questo quadro sono incoraggianti alcune manifestazioni di un'accresciuta vitalità ed efficacia della politica di ricerca europea : l'attribuzione della sede del progetto ITER all'Europa ; la recente istituzione del Consiglio Europeo per la Ricerca ; la creazione ormai prossima dell'Istituto Europeo di Tecnologia ; le nuove Iniziative Tecnologiche Congiunte.
Preoccupano però le prospettive del progetto Galileo, che più di tutti avrebbe dovuto incarnare le ambizioni di una Europa capace di competere in settori strategici e ad alto contenuto tecnologico e che invece rischia di restare ostaggio di difficoltà finanziarie, peraltro non insuperabili, e dell'angusta logica del giusto ritorno. Mi auguro che l'Europa definisca, entro la fine dell'anno, le modalità di continuazione del progetto.
Nel complesso, si avverte un crescente bisogno di iniziative volte a superare i limiti e la frammentazione della ricerca europea. Le Fondazioni Cotec, che mirano ad avviare qualificate forme di collaborazione imprenditoriale e a gettare ponti tra organismi di ricerca e imprese, possono contribuire a sviluppare il potenziale di conoscenze e di acquisizioni tecnologiche dei nostri tre Paesi. Va nello stesso tempo perseguita una maggiore e più stretta collaborazione tra Cotec e Commissione europea, come ha sottolineato il Ministro Nicolais.
L'innovazione in materia di tecnologie ambientali e lo sviluppo di energie rinnovabili rappresentano settori ad alto potenziale di crescita e sono un'opportunità anche economica per il nostro continente. Credo che questo possa essere uno dei campi di fruttuosa collaborazione tra i nostri tre Paesi, tenendo conto del fatto che tutti gli studi sul cambiamento climatico nei prossimi decenni indicano il Mediterraneo e le sue coste come una delle regioni più esposte a quel rischio.
L'Europa dei risultati non potrà essere realizzata se il nostro continente, oltre che poggiare su istituzioni più solide, non sarà animato da una rinnovata volontà di coesione. Nessuno dei nostri comuni obiettivi potrà essere raggiunto se ci faremo condizionare da visioni e interessi particolari, da pretese nazionali anguste e anacronistiche ; se nei fatti, pur rendendo omaggio retorico all'Europa, si tenderà a circoscriverne l'ulteriore integrazione e a limitarne la capacità di decisione e di azione.
Pesa, sull'attuazione della Strategia di Lisbona, la mancanza di un adeguato coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, e soprattutto di quelli dell'Eurogruppo, che condividono un'unica politica monetaria ma si disperdono in tredici, e presto in quindici, politiche fiscali e di bilancio. Pesa anche, a fronte dell'efficacia dei nostri competitori internazionali, la insufficienza degli strumenti su cui si basa la Strategia : il metodo di coordinamento aperto, l'emulazione tra Stati membri, lo scambio di buone pratiche non bastano - rispetto alla complessità degli obiettivi - a garantire il raggiungimento di questi ultimi.
Lo scarto tra le ambizioni dell'Unione e i risultati raggiunti - nella Strategia di Lisbona come in altri settori - rischia di minare la credibilità dell'Europa ; mostra i limiti del quadro attuale e la necessità di superarlo con azioni ben più decise e cogenti a livello europeo.
Siamo ora alla vigilia dell'inizio della nuova Conferenza Intergovernativa.
Il Consiglio Europeo di giugno ha sgombrato il campo dallo stallo istituzionale e dalla conseguente situazione di incertezza in cui era precipitata l'Unione negli ultimi due anni. Nessuno può sottovalutare questo risultato ; ma non si può neppure sottovalutare il prezzo pagato, non solo in termini di riduzione delle ambizioni costituzionali dell'Unione, ma anche di forza e di leggibilità del progetto europeo. A preoccupare non è solo la rinuncia ad alcune disposizioni del Trattato costituzionale e al suo impianto innovativo, ma il riemergere dell'antica tendenza a ridurre il processo d'integrazione a semplice cooperazione tra i governi, guidata da un tradizionale giuoco di alleanze e direttôri. E preoccupa la volontà di ribadire minuziosamente le competenze nazionali, anche nei settori - come la politica estera e di sicurezza e la giustizia e affari interni - dove invece è più forte l'esigenza di una Europa più incisiva ed unita.
E' quindi necessario che i nostri tre Paesi - che tanto hanno contribuito all'avanzamento dell'Europa e che tanti benefici ne hanno tratto - operino in sintonia per un rilancio dello spirito e del metodo comunitario, al fine di scongiurare il rischio che l'Unione venga meno alle proprie responsabilità e alle attese dei cittadini.
I prossimi mesi saranno cruciali. La Presidenza portoghese potrà contare sul convinto sostegno dell'Italia per evitare che vengano compiuti ulteriori sacrifici rispetto al compromesso così faticosamente raggiunto al Consiglio Europeo del 21-23 giugno.
Siamo lieti di annunciare che dopo le sessioni COTEC di Madrid nel 2006 e di Lisbona nel 2007, l'Italia è pronta a ospitare il Simposio COTEC del 2008. Accresceremo i nostri sforzi perché l'Europa non rimanga ferma, ma si porti all'altezza delle sfide del nostro tempo e del ruolo che storicamente le compete.