Palazzo del Quirinale 21/11/2007

Intervista al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del settimanale tedesco "Die Zeit"


Intervista al
Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano,
del settimanale tedesco "Die Zeit"

Palazzo del Quirinale, 21 novembre 2007

1. La settimana prossima lei sarà in visita di Stato in Germania. Esiste ancora nel suo paese diffidenza verso i tedeschi?

Le riserve e i timori che da qualche parte si espressero anche nel nostro paese di fronte all'unificazione tedesca, quasi 20 anni fa, non hanno lasciato traccia. Profonda e diffusa è in Italia la convinzione che la Germania sia un grande paese amico, un partner assolutamente affidabile, una pietra angolare della costruzione europea. Se in qualche paese ora membro dell'Unione si sono in tempi recenti usati accenti di ostilità verso la repubblica federale, verso la democrazia tedesca, essi sono risultati francamente ingiustificabili, residui di un passato strumentalmente evocato.

2. Nel progetto europeo, cosa unisce ancora Germania e Italia?

Ci unisce innanzitutto lo spirito delle origini, la comunanza profonda di valori e di finalità che spinse entrambi i nostri due paesi a porsi come promotori dell'integrazione europea. Adenauer, De Gasperi, Schuman sono stati i primi a comprendere la necessità storica e la portata di quel progetto. Italia e Germania hanno continuato a credervi e a coltivarlo ininterrottamente, anche nei momenti difficili. Sia per un paese forte come la Germania sia per un paese meno grande come l'Italia al di fuori dell'unità europea non c'è prospettiva.

3 . Per lei, l'Unione europea è in primo luogo una Unione politica?

Si, l'idea da cui si partì nel 1950 era precisamente quella di una Europa politica.

4. Quest'idea, però, è venuta un po' a mancare

E' vero che per un lungo periodo è venuta in primo piano la problematica del mercato comune e della comunità economica. Ma già col Trattato di Maastricht venne sancito un salto verso l'unione politica : e questo d'altronde significa l'obbiettivo di una politica estera e di sicurezza comune. Oggi la missione principale dell'Unione europea è parlare con una voce sola sulla scena internazionale, affermarsi come soggetto importante nel confronto con la nuova realtà mondiale.

5 . Una delle poche divergenze tra Germania e Italia è la posizione negativa del Suo paese nei confronti della richiesta tedesca di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Non si tratta di essere pro o contro un seggio permanente tedesco nel Consiglio di sicurezza. Si tratta di discutere sul modo di concepire la necessaria riforma del Consiglio, il cui ruolo rimane per entrambi i nostri due paesi assolutamente insostituibile.

6. E cioè?

Per la riforma del Consiglio di sicurezza si discute se andare ad un aumento del numero dei membri permanenti o ad altra soluzione, e se puntare su rappresentanze non di singoli paesi ma di aree integrate al livello continentale o sub-continentale. E qui viene in mente, ovviamente, in primo luogo l'Unione europea. E' vero che due grandi paesi europei sono rappresentati nel Consiglio di sicurezza sin dall'inizio, e con diritto di veto, ma è forte l'esigenza che nel Consiglio si levi una voce a nome dell'intera Europa unita. Il tempo di una soluzione di riforma pienamente condivisa ancora non è maturo, ma sono convinto che Italia e Germania possono lavorarvi insieme avvicinando le loro posizioni.

7. Ai due paesi è comune la difficoltà, al loro interno, di legittimare il proprio impegno in Afghanistan

Per quanto queste decisioni siano così delicate, esse sono ineludibili se vogliamo contrastare il pregiudizio che l'Europa lascia agli Stati Uniti il compito di garantire la sicurezza internazionale e anche quella europea.

8. Lei dice che l'Europa deve parlare con una voce sola. Come si deve comportare riguardo al pericolo iraniano?

L'Europa deve dimostrare che può esercitare la necessaria pressione per evitare l'accesso dell'Iran all'arma nucleare. E nello stesso tempo deve mostrare di agire in modo responsabile, senza accedere all'idea di improvvidi attacchi militari contro l'Iran. Indubbiamente, questa dell'Europa non è una posizione facile, ma si deve dire che in altri casi posizioni più drastiche e più radicali non sono state coronate da successo.

9. Lei è a favore di sanzioni?

Decisioni del genere possono essere prese soltanto dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, in seno al quale è augurabile che si esprima una posizione comune europea.

10. Il populismo, che si osserva sia in Germania che in Italia, è un nemico dell'Europa?

Il populismo rappresenta indubbiamente un pericolo che si presenta in varie forme. In qualche modo hanno contribuito a suscitarlo quei governi che contestavano ambiguamente decisioni prese dalle istituzioni europee come alibi per sfuggire alle proprie responsabilità e mascherare proprie insufficienze. Si pensi a campagne tipicamente populiste fondate sul vittimismo anti-europeo : "l'Europa è solo una rete di vincoli ! Non è altro che un mostro burocratico ! L'Euro ci ha portato solo svantaggi!" ecc.

11. Lei è sempre stato a favore dell'allargamento. Non abbiamo, ormai, da tempo, alcuni paesi di troppo?

Il punto critico è un altro. Con i paesi candidati all'ingresso nell'Unione, si sono nei primi anni 2000 condotti negoziati diplomatici, essenzialmente di carattere tecnico, ma non si è discusso a fondo sul senso dell'entrare a far parte dell'Unione europea. Non significava semplicemente indossare un badge sul bavero della giacca, ricevere un lasciapassare o un certificato di buon paese democratico. Significava, ha sempre significato, integrarsi in istituzioni comuni, nelle quali si esercitasse una sovranità condivisa, al fine di realizzare politiche e obbiettivi che nessun singolo Stato nazionale potrebbe da solo realizzare. E infatti si è visto che in alcuni dei nuovi paesi membri c'è stata una reazione di riluttanza, quasi di sorpresa, all'idea di cedere quote di loro sovranità all'Unione europea.

12. Due settimane fa un rumeno ubriaco, un rom, ha violentato e ucciso nei pressi di Roma una italiana - un crimine abominevole che probabilmente però sarebbe potuto accadere anche in qualsiasi altro paese della UE. Successivamente si è arrivati a delle violenze nei confronti dei rom e a delle aspre controversie politiche. Come lo spiega ?

Si sono registrati di recente in Italia alcuni brutti episodi, da un lato di criminalità come quello che Lei ha ricordato, e dall'altro di reazione cieca e inammissibile nei confronti degli appartenenti a una comunità come quella dei rom o addirittura ad un paese come la Romania. Dobbiamo tener ferma una politica per l'immigrazione che sia aperta all'ingresso legale di lavoratori di cui il nostro paese ha bisogno e alla loro piena integrazione, ma che nello stesso tempo combatta decisamente l'immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani. Ogni contrapposizione nei confronti di qualsiasi componente della crescente popolazione straniera in Italia va combattuta. Abbiamo ad esempio tanti immigrati rumeni che si sono integrati molto bene e fanno un ottimo lavoro nei settori più diversi.
Naturalmente contano i fatti e non solo le parole. Ad esempio, in alcune parti soprattutto del Nord-Est, assistiamo ad un paradosso. Ci sono lì molti immigrati indispensabili per l'economia, ci sono forti pregiudizi ideologici nei confronti dell'immigrazione, ma poi di fatto gli immigrati sono integrati bene, molto meglio che in alcune altre regioni.

13. Si può davvero pensare all'espulsione di 200.000 romeni dall'Italia?

Ciò equivarrebbe ad una deportazione, fuori di ogni quadro di diritto. Sia a titolo personale sia nella mia funzione di Capo dello Stato non posso in nessun modo condividere simili ipotesi.

14. Le ho portato un giornale di Amburgo di questi giorni Il titolo dice "Guerra del calcio in Italia". Che cosa rappresenta questa violenza di alcuni tifosi?
Posso comprendere questo stupore e persino questo sgomento. Ma quello che lei lì legge non è l'Italia. E non è neppure un'espressione di malcontento sociale. Si tratta di violenza sovversiva, di attacco alle istituzioni, di rifiuto delle regole. Non c'è dubbio che lo stato democratico debba reagirvi.

15. Da parte di chi viene questa violenza?

In questo momento, le autorità di polizia l'attribuiscono a una formazione di estrema destra ed anche a un gruppo di tipo anarchico.

16. Al di là della lotta alla violenza, cosa potrebbe essere una efficace medicina per quello che almeno ad un osservatore esterno sembra essere in Italia un eccessivo culto dell'egoismo.

La più efficace medicina consiste nell'educazione alla legalità, nella diffusione della cultura dei diritti e dei doveri costituzionali. E nello stesso tempo è essenziale il richiamo allo spirito di solidarietà e alla comune responsabilità che sono indispensabili per far crescere la coesione nella nostra società. Il contrario di quel che si esprime nel motto "ciascuno deve poter fare quel che vuole", senza tanti vincoli e limiti. Questa non è libertà in uno stato di diritto, ma è perdita di ogni senso civico, è scatenamento di impulsi egoistici irresponsabili.

17. Sembra che in Italia si guardi con una certa invidia a quello che è diventata la democrazia tedesca. Cosa ritiene particolarmente riuscito in Germania?

Ammiro molto il clima di comune accettazione di valori e regole fondamentali, che ha presieduto e presiede alla lotta politica nella repubblica federale. Questo è per me molto importante: il fatto che ci si confronti tra schieramenti che competono per la guida del paese ma che hanno rispetto reciproco chiunque sia al governo e chiunque all'opposizione. Ciò tra l'altro consente di poter contare su risorse sufficienti e condizioni favorevoli per affrontare periodi - sia pure eccezionali e temporanei - di grande coalizione, di collaborazione politica generale.