Roma 17/03/2008

Intervista al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, del quotidiano "El Mercurio"


INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
GIORGIO NAPOLITANO
DEL QUOTIDIANO "EL MERCURIO"


"Come mai la scelta di andare in Cile?"

L'Italia da sempre guarda con particolare attenzione all'America Latina, una regione alla quale è legata da speciali vincoli storici, umani e culturali. Negli ultimi anni, l'Italia ha rinnovato il proprio impegno nei confronti dell'America Latina, anche in vista di una più intensa collaborazione tra quest'area in forte sviluppo e l'Unione Europea: ne sono esempi la III Conferenza Nazionale sull'America Latina e Caraibi, tenutasi nell'ottobre scorso e alla quale ha partecipato anche la Presidente Bachelet, e la partecipazione dell'Italia agli ultimi vertici Iberoamericani, compreso quello tenutosi a Santiago nel novembre scorso.
Nel contesto latinoamericano, il Cile rappresenta oggi un punto di riferimento fondamentale, sia per il modo esemplare in cui ha saputo affrontare e risolvere la delicata transizione verso una compiuta democrazia, sia per gli eccellenti risultati conseguiti in campo economico, che lo rendono un modello per tutte le economie emergenti. La scelta di venire in Cile, accogliendo il gentile invito della Presidente Bachelet, è pertanto più che naturale.

"Lei ha un legame particolare con il Cile, in quanto è stato uno dei "sottoscrittori" della prime edizione dei "Versi del Capitano" di Pablo Neruda. Ha qualche ricordo concreto di quel periodo? E di Neruda?"

È vero, a Napoli, nel 1952, di quell'opera venne prodotta una edizione "privata", in poche decine di copie, una delle quali ancora conservo gelosamente. Pablo Neruda ebbi modo di vederlo da lontano a Parigi, nel 1949, e poi da vicino a Napoli, nei primi anni '50, trascorrendo con lui, insieme con comuni amici, un'indimenticabile fine d'anno. Fui allora molto felice di poter sottoscrivere - da molto giovane, insieme con autorevoli personalità politiche e culturali italiane - per la pubblicazione del libro in 44 esemplari. Fu un aspetto della solidarietà con Neruda, allora in esilio in Italia.

"L'Italia è uno dei Paesi che ha offerto molta solidarietà e accoglienza ai cittadini cileni che fuggivano dal regime di Pinochet; successivamente alla sua caduta, però, si ebbe la sensazione che i rapporti fra l'Italia e il Cile si fossero allentati. Qual è lo stato attuale dei rapporti bilaterali tra i due Paesi, a diversi livelli, politici, economici, culturali, scientifici?"

Nel periodo doloroso della dittatura militare, le drammatiche vicissitudini del popolo cileno suscitarono una vasta ondata di simpatia e solidarietà in Italia. E credo che ciò abbia rafforzato in profondità le basi dell'amicizia tra i due Paesi.
Oggi, i rapporti bilaterali sono eccellenti, in ogni settore. Cile e Italia condividono una medesima visione delle relazioni internazionali, fondata sulla volontà di perseguire il dialogo anche sui temi più controversi, ritenendo al contempo imprescindibile la tutela della pace, della democrazia e del rispetto dei diritti e della dignità dell'uomo. Non è un caso che entrambi i Paesi siano attivamente impegnati in delicate missioni di pace condotte sotto l'egida delle Nazioni Unite, e che si siano trovati fianco a fianco nella recente campagna in favore della moratoria internazionale della pena di morte, in seno all'Assemblea Generale dell'ONU.

"E a livello politico e istituzionale?"

Sul piano politico e istituzionale, i nostri due Paesi intrattengono un dialogo proficuo, confermato e rinnovato da un intenso scambio di missioni, sia al livello di autorità centrali - l'anno passato il Presidente del Consiglio Prodi si è recato in Cile, e la Presidente Bachelet è venuta in visita di Stato a Roma - che al livello di esponenti di Regioni ed enti locali. Le relazioni economiche sono intense e suscettibili di ulteriore espansione, grazie anche alla complementarietà dei rispettivi sistemi produttivi: penso in particolare al rilevante patrimonio di conoscenze che vantano le aziende italiane in campo idroelettrico e geotermico. Sul piano culturale, Cile e Italia rappresentano due prestigiose tradizioni, reciprocamente arricchitesi grazie a una lunga consuetudine di scambi e influenze. In campo scientifico, vale la pena di ricordare la cooperazione nel settore fisico-astronomico, attraverso il progetto ALMA, nonché il nuovo Accordo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica, firmato nell'ottobre scorso in occasione della visita a Roma della Presidente Bachelet.

"Dalla prospettiva di uno Stato presidenziale come quello cileno, non sempre è facile comprendere il ruolo che il Presidente della Repubblica ha in uno Stato parlamentare come quello italiano: quali sono le responsabilità specifiche inerenti alla Sua carica?"

Secondo la Costituzione italiana, il Capo dello Stato è eletto dal Parlamento, non è dotato di poteri esecutivi, è concepito come supremo moderatore e garante di una corretta dialettica istituzionale. La nostra Costituzione colloca il Presidente della Repubblica al di sopra delle parti, al di fuori della contesa politica e delle competenze di governo.

"Questo comporta una limitazione dei poteri del Capo dello Stato?"

Ciò comporta naturalmente una sostanziale limitazione dei poteri del Capo dello Stato. E tuttavia i poteri conferitigli non sono irrilevanti: sotto il profilo dei rapporti con il Parlamento, può indirizzare messaggi formali, può rinviare alle Camere singole leggi, è sua prerogativa lo scioglimento delle Camere; il Presidente è poi titolare dei provvedimenti di grazia, della nomina di un terzo dei membri della Corte Costituzionale e di un ristretto numero di senatori a vita. Significativi sono inoltre i poteri connessi ad alcune specifiche funzioni di garanzia istituzionale: il comando delle Forze Armate e la presidenza del Consiglio Supremo di Difesa; la presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura (l'organo di autogoverno della Magistratura). Prevalente è la dimensione del ruolo di "moral suasion" che il Presidente è chiamato ad esercitare: esercizio solitario, necessariamente discreto, esposto ad apprezzamenti diversi, dunque arduo; ma che - ne resto convinto - incontrandosi con la sensibilità e la disponibilità dei destinatari, è seme di frutti positivi.

"In questo momento si avverte un'enorme disaffezione verso la politica e un'estesa sfiducia verso le istituzioni, soprattutto tra i giovani, dato che accomuna il Cile e l'Italia. Quali sarebbero, secondo Lei, le cause di questi fenomeni? Si potrebbe attribuire qualche responsabilità alla caduta delle ideologie?"
"Che cosa dovrebbe fare la politica per diventare più credibile e dare più fiducia?"


Sono convinto che la politica possa recuperare il suo posto fondamentale e insostituibile nella vita del paese e nella coscienza dei cittadini, quanto più rifugga da esasperazioni e immeschinimenti che ne indeboliscono fatalmente la forza di attrazione e persuasione, e quanto più esprima moralità e cultura, arricchendosi di nuove motivazioni ideali. Le diversità, anche radicali, degli orientamenti e dei programmi, l'asprezza dei contrasti, fanno naturalmente parte della competizione democratica. Ma - come ho avuto modo di ripetere in più occasioni - se la politica diventa un continuo gridare e scontrarsi su ogni questione, ne soffrono le istituzioni, e ne soffre il rapporto con esse dei cittadini, spesso sospinti ad allontanarsi non da questo o quel partito, ma dalla politica.

"Che risorsa rappresentano per l'Italia i migliaia di italiani sparsi in tutto il mondo? E cosa può offrire loro l'Italia?"

Dire "migliaia" è riduttivo: i cittadini italiani residenti all'estero ed iscritti alla anagrafe consolare sono oltre 3.700.000; nel solo Cile, oltre 40.000. Gli italiani all'estero hanno sempre rappresentato una risorsa fondamentale per il mio Paese. Oggi l'Italia è un Paese non più d'emigrazione, ma d'immigrazione, con circa due milioni di stranieri legalmente residenti; tuttavia, per decenni l'emigrazione ha costituito una fondamentale "valvola di sfogo" per il persistere di gravi difficoltà economiche e sociali, e le rimesse degli emigranti hanno contribuito non poco allo sviluppo dell'Italia. Spesso gli italiani all'estero hanno condotto una vita difficile, di sacrifici e privazioni; ma la cultura del lavoro di cui erano portatori ed i valori in cui credevano hanno infine permesso loro di integrarsi con successo nel tessuto politico, sociale ed economico dei Paesi che li accoglievano. Oggi, gli italiani all'estero costituiscono uno splendido "biglietto da visita" per l'immagine dell'Italia e contribuiscono in maniera spesso determinante al rafforzamento delle relazioni tra i Paesi di residenza e la madrepatria e alla diffusione della lingua e della cultura italiana.