Roma 24/10/2008

Intervista al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dell'agenzia egiziana Mena in occasione della Visita di Stato in Egitto

INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
DELL'AGENZIA EGIZIANA MENA
IN OCCASIONE DELLA VISITA DI STATO IN EGITTO
(Pubblicata dall'agenzia Mena il 24 ottobre 2008)

1. Come valuta il rapporto bilaterale tra l'Italia e l'Egitto?
Indubbiamente in modo molto soddisfacente. E' un rapporto che si basa su antichi e solidi legami di amicizia, sulla comune appartenenza alla storia del Mediterraneo, su una profonda convergenza di vedute su molte ed importanti tematiche internazionali.
Anche le relazioni economiche confermano questo quadro di intensità e dinamismo delle nostre relazioni: l'interscambio ha sfiorato l'anno passato i quattro miliardi di euro; l'Italia è il primo partner commerciale europeo dell'Egitto ed il secondo su scala assoluta dopo gli Stati Uniti.
Molte sono le imprese italiane attive in Egitto: i grandi gruppi industriali operano non solo nel settore energetico, ma anche in quelli della difesa, dei trasporti, del turismo. Le piccole e medie imprese sono impegnate nei settori più tradizionali, partecipando allo sviluppo di questo Paese con il trasferimento di know-how e l'assorbimento di maestranze locali.
Rilevante - voglio sottolinearlo - è anche la collaborazione nel settore culturale e per la tutela e valorizzazione dell'eccezionale patrimonio archeologico egiziano. Importante la collaborazione universitaria, ed il progetto - in fase di studio - di una Università binazionale italo-egiziana. Non meno cospicuo è l'impegno della cooperazione italiana, di cui l'Egitto è uno dei maggiori beneficiari nell'area del Mediterraneo.
In tutti questi casi, il modello che l'Italia vuole offrire è quello di un autentico partenariato.
Ed è proprio con l'obiettivo di imprimere ulteriore slancio alle nostre relazioni che ho accolto con grande piacere e interesse l'invito del Presidente Mubarak - che avevo già incontrato a Roma nel giugno scorso - a recarmi in visita di Stato in Egitto.

2. Come valuta l'aumento degli studenti egiziani che vogliono imparare la lingua italiana?
Molto positivamente, ovviamente. Le relazioni tra due Stati non si costruiscono solo attraverso gli scambi al livello politico e diplomatico, o attraverso gli investimenti economici e gli scambi commerciali; esse devono essere sostenute - soprattutto nel caso di due Paesi amici come l'Egitto e l'Italia - da una fitta rete di contatti tra le rispettive società, da un intenso flusso di rapporti umani.
Per questo mi auguro che il numero di studenti egiziani interessati alla cultura italiana possa crescere ancora e che, parallelamente, possa crescere anche il numero degli studenti, ed in generale, dei cittadini italiani desiderosi di conoscere più da vicino la ricchezza culturale dell'Egitto e la bellezza della lingua araba.

3. Come i comuni obiettivi verso la pace e la prosperità dei popoli possono rafforzare i loro ruoli in campo internazionale?
Auspico vivamente che l'azione dell'Egitto e dell'Italia sia sempre più coordinata sulla scena internazionale, non solo nell'interesse di entrambi i Paesi, ma per il successo dell'azione comune.
Le sfide del mondo contemporaneo, ed in particolare quelle della pace e della prosperità in Medio Oriente, sono così complesse e difficili da richiedere un impegno comune e un ruolo costruttivo di tutti gli attori internazionali.
L'Egitto occupa da sempre una posizione chiave nello scacchiere mediorientale ed è un Paese autorevole ed ascoltato dai propri vicini.
L'Italia è tra i più grandi Paesi mediterranei dell'Unione Europea ed è attivamente impegnata per mantenere sempre viva l'attenzione dell'Europa sulle tematiche mediorientali e per rafforzare il partenariato con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo. E' inoltre concretamente presente - con un ruolo spesso di primaria responsabilità, come in Libano (dove operano 2400 soldati italiani) - in diversi teatri di crisi della regione, sempre al servizio della pace.
Insieme, Egitto ed Italia possono fare molto.

4. Il ruolo dell'Egitto e del Presidente Mubarak nel processo di pace in Medio Oriente.
L'Italia apprezza profondamente il ruolo svolto dall'Egitto nel processo di pace. Né sarebbe possibile dimenticare che l'Egitto è stato il primo Paese a fare la pace con Israele (con lo storico viaggio a Gerusalemme del Presidente Sadat, al cui Memoriale mi recherò a rendere omaggio), aprendo prospettive di dialogo e speranze di integrazione regionale fino ad allora non solo inedite, ma assolutamente inconcepibili.
Da allora l'Egitto, sotto la guida del suo Presidente, si è sempre distinto per la sua capacità di mediazione tra le Parti e per il suo impegno a sostegno del dialogo. Più di recente, ha operato per prevenire il deterioramento della situazione sul terreno, soprattutto nella Striscia di Gaza, e per favorire l'essenziale riconciliazione intra-palestinese.
Il mondo, e questa regione in particolare, hanno bisogno dell'impegno fattivo dei Pesi arabi a favore del processo di pace, e l'Egitto in questo senso sta dando un contributo esemplare.

5. La visione italiana riguardo alla risoluzione dei problemi in Medio Oriente.
L'Italia è profondamente consacrata alla causa della pace in Medio Oriente. La sua linea di politica estera si iscrive nell'ambito delle posizioni comuni assunte dall'Unione Europea, che l'Italia stimola costantemente ad assumere un ruolo ancor più coeso ed autorevole sulla scena internazionale.
La visione italiana della pace in Medio Oriente è fondata su una soluzione basata sul principio "due popoli, due Stati", che veda convivere Israele - cui devono essere offerte adeguate garanzie di sicurezza - accanto ad uno Stato palestinese indipendente, coeso ed economicamente vitale.

6. Come vede il futuro degli Accordi di Barcellona e l'Unione per il Mediterraneo per gli interessi della regione?
Gli accordi di Barcellona sono un importante tassello concepito dall'Unione Europea per disegnare nel Mediterraneo e Medio Oriente una rete di cooperazione economica e politica, capace di stimolare anche l'integrazione tra i vari Paesi della sponda sud, con l'obiettivo, in particolare, di giungere ad una zona di libero scambio che accomuni i 27 Paesi membri dell'UE e tutti i Paesi terzi mediterranei.
Sono convinto che il processo di Barcellona e ora l'Unione per il Mediterraneo, di cui l'Egitto eserciterà la copresidenza per i Paesi del sud nei prossimi due anni, siano pilastri importanti per contribuire allo sviluppo economico della regione, all'intensificazione del dialogo politico tra le due sponde e all'intensificazione dei contatti e degli scambi umani, sociali e culturali, tra le società civili di tutti i Paesi coinvolti.
Sotto questo profilo, non ho dubbi che essi siano un prezioso contributo alla pace, che merita di essere salvaguardato e sviluppato.