Padova 05/11/2008

Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Liceo Classico Tito Livio

INTERVENTO
DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
AL LICEO CLASSICO "TITO LIVIO"

Padova, 5 novembre 2008

Cara Preside, docenti, cari ragazzi,
grazie, non solo per questo omaggio, ma anche per la bellissima accoglienza.
Non vorrei usurpare titoli che non mi spettano: ho fatto soltanto un breve periodo al Liceo "Tito Livio" conseguendo la maturità classica. Siccome eravamo in piena guerra non erano in funzione gli esami di maturità e si veniva promossi sulla base degli scrutini finali. Ma anche se sono stato per poco tempo al "Tito Livio", considero quel periodo molto importante per la mia formazione culturale e umana e, se volete, anche per la mia formazione politica, grazie all'aria che si respirava nella città e soprattutto all'Università. Avete una bellissima scuola, tenetela cara, onoratela facendo del vostro meglio negli studi.
Non voglio fare lunghi discorsi, vorrei dirvi solo questo: il mio assillo principale è di rafforzare l'unità del Paese: naturalmente anche rinnovando questo Paese, perché il suo rinnovamento è condizione per una piena coesione e per una accresciuta unità.
Il mio assillo, nello stesso tempo, è il rapporto tra le istituzioni e i giovani. Non voglio dire delle banalità o introdurre dei luoghi comuni, però sono convinto che questo sia un problema molto serio. Chi ha fatto un lungo percorso - come ho fatto io perché la sorte mi ha concesso di farlo - si domanda in che misura si riesca a parlare ai giovani: quanto siamo distanti? quanto siamo lontani? quanto ci possiamo avvicinare?
E allora, vi prego, siate vicini alle Istituzioni. Siate vicini alle Istituzioni democratiche nate con la Repubblica e con la Costituzione. Criticatele, se lo ritenete giusto, protestate, quando vi sembra necessario; ma fatelo con spirito costruttivo e con l'obiettivo di rendere più salda la nostra democrazia, anche quando si discute di scuola e di università, come in questo momento difficile che vive la scuola, l'università e il paese.
Nei giorni scorsi, quando sembrava che non ci fosse dialogo possibile con i giovani, con i ragazzi che scioperavano e manifestavano, ho incontrato degli studenti - li ho incontrati a Roma e a Milano - e ho colto una volontà positiva. Non è vero che vogliono solo difendere l'esistente così come è, non è vero che queste manifestazioni sono soltanto all'insegna del "no".
Bisogna che noi tutti italiani, come cittadini, qualunque sia il nostro lavoro, ci rendiamo conto delle prove molto complesse che il Paese deve riuscire a superare, anche le prove del risanamento della finanza pubblica. E' un dato indiscutibile, al di là anche degli impegni che abbiamo sottoscritto con l'Unione Europea: noi non possiamo portarci sulle spalle sempre questo pesantissimo debito pubblico, dobbiamo cominciare a ridurlo, e questo significa razionalizzare la spesa, evitare sprechi e fare investimenti giusti.
Penso che investimenti giusti siano sicuramente quelli nella ricerca e nella formazione. Però tutto ciò significa che bisogna metterci molta passione - come ce la mettete voi anche nella vostra protesta - ma, nello stesso tempo, ragionare, proporre, indicare soluzioni e tendere a delle soluzioni nell'ambito delle istituzioni democratiche.
Sono sicuro che voi, con questo spirito, farete la vostra parte. E badate - l'ho detto ieri celebrando una data così lontana come quella del 4 novembre 1918 -, solo se la nostra storia e le nostre istituzioni parleranno a voi giovani potremmo salvaguardare l'eredità e garantire il futuro della nazione italiana.