INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
ALLA CERIMONIA CONCLUSIVA DEL 700° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PERUGIA
Perugia, 23 febbraio 2009
Ringrazio il Magnifico Rettore e il rappresentante degli studenti per le calorose parole che mi hanno rivolto e soprattutto per l'invito che mi ha consentito di partecipare a questo così significativo incontro. Ne sono stato molto lieto perché ripercorrere - e il professor Pieretti ci ha ricordato come voi vi ci siate dedicati nel corso di un intero anno - la storia della vostra Università - al pari di quella di altre che le sono state coeve o di poco precedenti - significa ripercorrere fin dagli albori il cammino dell'Europa: quell'Europa che ancora lavoriamo a costruire compiutamente e a far vivere, avendone fatto il nostro orizzonte, l'ancoraggio al nostro passato e l'orizzonte del nostro futuro.
La ricerca storica ha da tempo individuato il punto di partenza del processo plurisecolare di formazione dell'Europa come "unità storica" definita, nel crogiuolo medievale succeduto alla dissoluzione dell'universo romano. L'Europa, la civiltà europea cominciano a prendere forma non nell'età dell'impero carolingio, ma all'inizio del secondo millennio dell'era cristiana. E c'è chi ha segnato come "vero spartiacque" la rinascita delle città, la "rivoluzione cittadina"; ed ha aggiunto: "il tempo delle città" fu "il tempo dei mercanti, dei banchieri e della manifattura, di san Domenico e di san Francesco..."; "il tempo delle città" fu "il tempo delle Università".
E ancora oggi, anzi oggi più che mai, è essenziale non perdere ma coltivare il senso di queste nostre radici.
Naturalmente, come ha ben detto il Magnifico Rettore, non può bastare né a gratificarci né ad indicarci le strade da battere, il richiamo allo "straordinario patrimonio di cultura e di valori umani" accumulatosi qui e altrove nei secoli. Bisogna guardare con coraggio a quel che è oggi in Italia il mondo della ricerca e delle Università e a quel che in Europa e fuori d'Europa la realtà ci suggerisce ed esige da noi. Ho perciò vivamente apprezzato l'analisi e la riflessione che ci ha presentato il Magnifico Rettore.
Che la ricerca e la formazione siano già e stiano per essere leva fondamentale per la crescita di un'economia e di una società fondate, specialmente in Europa, sulla conoscenza e sull'innovazione, che sole potranno reggere alle prove della competizione globale, è verità difficilmente contestabile e apparentemente non contestata anche nel nostro paese, ma da cui si tarda e si resiste a trarre tutte le necessarie conseguenze e implicazioni.
Si tratta di un tema cruciale su cui ho ritenuto di dover più volte richiamare l'attenzione pubblicamente, perché credo che ciò faccia parte delle mie responsabilità, quali mi sono dettate dalla Costituzione e richieste dalla situazione del paese. Una situazione, come sappiamo, di straordinaria difficoltà per la crisi che ha investito la finanza e l'economia mondiale e per il peso che hanno insufficienze e contraddizioni proprie dell'Italia, retaggio - per molti aspetti - di vicende pluridecennali. E non c'è bisogno che citi a questo proposito il peso di un ingente debito pubblico, che si fa sentire su tutte le decisioni di bilancio da prendere di volta in volta.
Ciò non toglie che, anche e a maggior ragione nella fase critica che stiamo vivendo, con l'Europa, in un mondo scosso da eventi traumatici e da gravi incertezze per il futuro, tutte le forze responsabili del paese debbano proporsi di salvaguardare, potenziare, valorizzare le risorse di capitale umano e di sapere di cui disponiamo, evitando quella dispersione di talenti e di risultati, di cui qui si è detto: talenti e risultati troppo spesso sottovalutati e non tradotti in più alta qualità dell'occupazione e dello sviluppo.
E' perciò molto importante non abbandonarsi proprio in questo campo a "facili e superficiali generalizzazioni" - come lei ha detto, professor Bistoni - negative e liquidatorie, da cui possono scaturire decisioni che mettano a rischio lo sviluppo della ricerca e delle Università. Ho nello stesso tempo apprezzato l'apertura che lei ha mostrato verso ogni seria analisi critica e verso l'esigenza di un profondo ripensamento. Mi auguro che in questo senso si manifesti la più larga sensibilità e disponibilità di docenti, di ricercatori, di studenti e che si possa così rapidamente giungere a valutazioni e interventi pubblici puntuali nei confronti del sistema universitario. Mi auguro che stiano maturando le condizioni anche per riesaminare decisioni di bilancio ancorate alla logica di tagli indiscriminati.
Spetta in modo particolare a voi tutti che operate nell'Università farvi portatori di proposte realistiche e di idee innovative. Ho fiducia che non farete mancare il vostro contributo.