Palazzo del Quirinale 20/10/2009

Brindisi del Presidente Napolitano in occasione del Pranzo di Stato offerto a S.M. il Re Abdullah II Ibn Al Hussein del Regno Hashemita di Giordania

Maestà,

desidero esprimere il mio più caloroso benvenuto a Lei, alla Sua gentile Consorte e a tutti i Membri della Famiglia Reale presenti.

La vostra gradita visita di Stato costituisce un'importante conferma della solidità e della profondità delle relazioni di amicizia tra l'Italia e il Regno Hashemita di Giordania, un Paese che ha scelto la pace come opzione strategica e che è un esempio per tutti i popoli della Regione.

Ella, Maestà, sta indirizzando il Suo Paese verso traguardi di crescente democrazia, di rafforzata tutela dei diritti umani, di liberalizzazione economica e di attenzione al mondo imprenditoriale. Il mondo ha di Vostra Maestà e della Regina Rania l'immagine di una coppia giovane e dinamica, fiera delle tradizioni del proprio Paese e nello stesso tempo orientata al futuro.

Convinzioni profonde uniscono Italia e Giordania : sul ruolo dei nostri Paesi per contribuire alla stabilità del Mediterraneo, sulla visione della pace in Medio Oriente che - come abbiamo potuto constatare nel corso del nostro colloquio di oggi - è ampiamente condivisa ; sul modo in cui tutti gli attori mondiali devono partecipare alla globalizzazione e contribuire al suo governo, mirando a uno sviluppo sostenibile per tutti i popoli e aprendo prospettive di maggiore solidarietà tra tutte le Regioni del mondo.

Da italiano, e da europeo, considero il Mediterraneo un elemento essenziale dell'identità del mio Paese e dell'Europa tutta.

L'avvenire del Mediterraneo dipende dalla pacifica convivenza tra tutti i popoli della Regione e dal dialogo tra le tre grandi fedi monoteiste, che sono nate e si sono sviluppate proprio in questa parte del mondo.

Con la Giordania, l'Italia intende operare per un Mediterraneo nel quale tutti i Paesi, nel rispetto delle loro specifiche culture e tradizioni, trovino nel dialogo, nell'ascolto delle ragioni degli altri popoli, nella libertà religiosa e nel rispetto dei diritti la base comune per una convivenza pacifica e per il comune sviluppo ; dove interdipendenza economica, crescita degli scambi, contatti tra le società civili e dinamismo culturale contribuiscano a rimuovere le cause della povertà e ad allontanare i pericoli del radicalismo e del terrorismo.

Mi duole pertanto constatare come anche l'Unione per il Mediterraneo - istituita un anno fa per raccogliere e rafforzare l'eredità del Processo di Barcellona e fare del Mediterraneo una zona di stabilità e di pace - stenti a dispiegare i suoi effetti positivi a causa delle difficoltà nel dialogo israelo-palestinese.

Forti sono l'esigenza e l'auspicio che riprendano presto i negoziati diretti tra israeliani e palestinesi, facendo tesoro dei risultati già raggiunti in passato e con l'obiettivo di pervenire a un Accordo finale, che regoli in modo equo e definitivo anche gli aspetti più spinosi delle trattative.Solo una pace retta dal principio "due popoli, due Stati" può realizzare i diritti legittimi delle due Parti : quello di Israele a vivere in sicurezza e ad essere finalmente riconosciuto da tutti i paesi della regione; quello dei palestinesi a costituire uno Stato sovrano, indipendente ed economicamente vitale.

Le prospettive aperte dalla nuova Amministrazione americana e l'impegno del Presidente Obama, recentemente insignito del Premio Nobel per la Pace per il suo nuovo approccio alle maggiori sfide internazionali, alimentano non ingenue illusioni, ma ragionevoli speranze.

Anche l'Unione Europea - venendo a capo del travagliato percorso di ratifica del Trattato di Lisbona - potrà svolgere un ruolo più costruttivo e incisivo nella politica internazionale e nella regione mediorientale.

Non può esserci spazio per il pessimismo e l'inazione. Perché il conflitto israelo-palestinese è una delle principali cause dell'instabilità della regione e il maggiore ostacolo al suo sviluppo. Perché la mancanza di progressi visibili e concreti sulla via della pace genera sfiducia tra le Parti, rendendo più difficoltosa la ripresa del dialogo e rischiando di alimentare rabbia e frustrazione e, con esse, nuove forme di estremismo.

Questa consapevolezza rende ancor più esemplare il ruolo della Giordania, che ha compiuto la scelta della pace nel 1994 grazie alla visione lungimirante di Suo Padre, l'indimenticato Re Hussein. Una visione che Ella, Maestà, ha saputo mantenere e consolidare anche nei momenti più critici dei rapporti israelo-palestinesi, col Suo coraggio e la Sua guida illuminata. Io confido che - grazie anche al prezioso esempio offerto, in termini di moderazione e tolleranza, dal Regno Hashemita di Giordania - sia possibile realizzare gradatamente un Medio Oriente diverso, capace di superare un conflitto che ha segnato la storia della Regione per oltre sessanta anni, di estendere il dialogo ai binari siriano e libanese, di tenere sotto controllo i focolai di tensione accesi in altri Paesi, inaugurando un capitolo nuovo.

Un capitolo che consenta ai giovani di coltivare le loro speranze e di vivere un futuro pieno di opportunità e libero dallo spettro della guerra, della violenza, dell'instabilità ; dai rischi della proliferazione delle armi di distruzione di massa, e in primo luogo dell'arma nucleare, che la diplomazia internazionale deve scongiurare con fermezza.

Come il conflitto ha soffocato le possibilità di crescita della regione, così la pace può liberarne le potenzialità. Molte occasioni sono già andate perdute. L'importante è non perderne più.

Posso assicurarLe, Maestà, che l'Italia continuerà a fare ogni sforzo per favorire la causa della pace, sostenendo l'economia e le condizioni di vita dei palestinesi, e adoperandosi per mantenere il Mediterraneo al centro dell'attenzione dell'Unione Europea.

Maestà,

Il calore e l'attenzione con cui - ne sono certo - Ella sarà accolto in tutti i Suoi incontri a Roma e a Milano Le daranno la misura di quanto l'Italia desideri rafforzare le già intense relazioni di amicizia con il Suo popolo, partecipando maggiormente allo sviluppo del Suo Paese e avviando nuovi investimenti e nuove forme di collaborazione economica, commerciale, industriale, e nel cruciale settore energetico.L'Italia intende sviluppare le proprie iniziative di Cooperazione nella gestione delle risorse idriche, nello sviluppo del settore privato e nella sanità ; concorrere alla scoperta e alla conservazione del patrimonio archeologico giordano ; accrescere gli scambi culturali e i contatti tra le due società civili. La Mostra "Giordania: crocevia di popoli e culture" che inaugureremo insieme domani pomeriggio qui a Palazzo ci dice come il Vostro paese sia tra i più ricchi di storia del Vicino Oriente e ci incita a ogni sforzo volto a conoscerci ancora meglio, valorizzando lo straordinario retaggio di civiltà di cui Italia e Giordania sono portatrici e custodi e facendolo vivere nelle nostre relazioni presenti e future.

Sotto la Sua guida, Maestà, la Giordania di oggi - perpetuando la tradizione di una gloriosa dinastia - è, per la sua stabilità interna e l'equilibrio nella sua politica internazionale, un punto di riferimento certo nella complessa realtà mediorientale.

Con questi sentimenti, levo il calice al benessere della Sua persona, della gentile Regina Rania e dell'intera Famiglia Reale, alla prosperità dell'amico popolo giordano e alla profondità degli storici legami tra i nostri due paesi.