Napoli 14/11/2009

Intervento del Presidente Napolitano al convegno dedicato alla figura di Renato Caccioppoli

Se mi è consentito qui oggi un qualche sdoppiamento tra la mia napoletanità e il mio ruolo istituzionale, vorrei rendere omaggio a Napoli: l'omaggio dell'Italia, che Renato Caccioppoli merita e che merita la Napoli di Renato Caccioppoli. Ricordiamo con lui uno dei più geniali cultori della Matematica, come ha detto il professor Sbordone, che il nostro paese possa vantare, l'uomo più cosmopolita o meglio più europeo - scrisse in sua morte Lucio Lombardo Radice - che si potesse incontrare, e nello stesso tempo un napoletano inseparabile da questa città.

Ho trovato nel bel volume che gli è stato dedicato e ho sentito evocare ora luoghi e nomi che mi rinviano ad anni lontani della mia prima giovinezza: innanzitutto questa via Mezzocannone che frequentavo nel 1945-46 da studente e rappresentante degli studenti. Mi si affacciano visivamente nel ricordo la sede dell'Istituto di Chimica, le figure della temibile Bakunin e di Francesco Giordani, imponente e un po' mefistofelico, personaggio-chiave (ma lo imparai molto dopo) della creazione dell'IRI nella crisi degli anni '30. E andando su sempre per via Mezzocannone, accanto a Caccioppoli e a Carlo Miranda, i giovani della mia stessa generazione Guido Stampacchia e Donato Greco, e al Politecnico, con Adriano Galli, l'allievo, già mio compagno di liceo, Elio Giangreco.

Era il mondo dell'Università, delle sue facoltà scientifiche: ho visto evocata nel volume anche la splendida figura di Enzo Boeri, fisiologo, uomo coltissimo, appena rientrato, allora, da un importante ruolo nella Resistenza al Nord.

Attraverso questi pochi flash, puramente personali, rivivo il fervore di un'epoca, nella Napoli della scienza e della cultura. La presidiavano istituzioni storiche come l'Accademia Pontaniana, sempre nel solco dell'ispirazione di Croce: tra i suoi primi presidenti, come si è ricordato, Fausto Niccolini, uomo di suprema erudizione e finezza di spirito, che pure ebbi occasione di avvicinare. E nasceva allora un'istituzione come l'Istituto di Studi Storici voluto da Benedetto Croce.

Nuovi sviluppi, poi, avrebbe avuto nei decenni successivi la tradizione - grande tradizione e orgoglio di Napoli (basti pensare alla Stazione Zoologica, di cui ho visitato questa mattina la sede splendidamente rinnovata) - dei centri eccellenti di ricerca scientifica, tra i quali nacque il LIGB di Buzzati-Traverso. E mi ha fatto piacere che a questo proposito il professor Pettorino abbia richiamato il nome di Ettore Pancini, altro amico a me caro negli anni '60.

Come si è ben scritto e detto, Renato Caccioppoli aveva interessi e passioni che andavano ben al di là delle scienze e della matematica in cui era maestro. Fu, così, tra l'altro, protagonista di quella scuola di cultura cinematografica che nacque a Napoli al Circolo del Cinema. La città, nonostante le sue sempre difficili condizioni economiche e sociali, viveva di molti impulsi ed esprimeva vocazioni, talenti, fermenti fecondi.

Bisogna leggerla bene, questa Napoli, come sapeva leggerla Renato Caccioppoli, nella sua realtà operaia e popolare non meno che nella sua vita intellettuale. Si è detto dell'unità del sapere che in lui s'incarnava: con il sapere scientifico, faceva tutt'uno ogni espressione d'arte, come dimostrava la sua cultura letteraria universale, la sua straordinaria sensibilità musicale, il suo estro di interprete.

Ma per Caccioppoli vorrei parlare soprattutto dell'unità di un uomo. Nulla gli era estraneo dei doni dell'intelligenza, perfino del genio scientifico, e delle emozioni di uomo tra gli uomini, a cominciare dal senso e dalla ricerca della solidarietà.

Di quell'intima, profonda unità era parte il suo impegno sociale e politico. Era uomo di passione anche veemente, la sua capacità di indignarsi si traduceva in ironia, in capacità di sferzante irrisione. Si schierò senza riserve per la causa della pace negli anni '50. Combatteva a viso aperto gli avversari e, nel campo che aveva scelto, coltivava amicizie preziose, come quelle con Giorgio Amendola, con Mario Palermo, con Luigi Cosenza, con Maurizio Valenzi. Cercava il rapporto con gli altri, affascinava e trascinava per la forza della sua individualità, dispensava generosità, si faceva amare da giovani che ancora sono con noi a ricordarlo.

Caccioppoli dunque cerca e trova un rapporto con gli altri, e tuttavia resta uomo solo, irrimediabilmente provato, sofferto. Ero con lui (l'ho raccontato) nel maggio del 1949 a Parigi, al Congresso mondiale dei Partigiani della Pace; Parigi era per tanti aspetti parte del suo mondo, ma lo ricordo come perduto in quelle strade, bisognava prendersi cura di lui, e non aveva che 45 anni.

I racconti e ritratti, così intensi e partecipi, raccolti in questo libro, non possono andare oltre nello scandagliare il travaglio che lo condusse alla scelta estrema del togliersi la vita. Ma non è retorica il dire che la sua lezione scientifica e umana ci è sempre vicina, ci parla ancora. E ci richiama a riflettere su Napoli, quella di oggi come quella di allora, ad averne rispetto e ad amarla.