Signor Presidente,
desidero ringraziarLa per le Sue gentili parole e per la calorosa accoglienza riservata a me e a mia moglie sin dal nostro arrivo. E' difficile non rimanere colpiti dalla straordinaria bellezza di questo paese e dalla genuina ospitalità del suo popolo.
Questa visita di Stato, la prima di un Presidente della Repubblica Italiana, è espressione della qualità raggiunta dalle nostre relazioni bilaterali e della volontà di rafforzarle ulteriormente.
L'amicizia e gli scambi tra i nostri popoli hanno radici millenarie, di cui la ricchezza del patrimonio archeologico siriano costituisce un'eloquente testimonianza. In questa terra si sono incontrati, da tempo immemorabile, Oriente e Occidente ; Palmira, che ammirerò domani, è una delle città dell'età classica romana meglio conservate al di fuori dei confini italiani; un ramo della dinastia degli imperatori romani Severi aveva una discendenza sira ; di origine siriana sono stati alcuni Pontefici nei primi secoli del cristianesimo.
Anche le nostre fedi hanno origini comuni.
Quando esse hanno intrecciato rapporti fecondi e basati sul rispetto reciproco, grande è stato il loro contributo alla civiltà del Mediterraneo, alla quale Italia e Siria entrambe appartengono. Viceversa, quando Islam e cristianesimo si sono contrapposti, l'intera regione ne ha gravemente sofferto.
Nella convinzione che il dialogo tra fedi e culture diverse sia una sfida cruciale del XXI secolo, esprimo il mio apprezzamento per l'esempio di laicità e apertura che la Siria offre in Medio Oriente, e per la tutela delle libertà assicurate alle antiche comunità cristiane qui residenti. Siamo convinti che in nessun luogo la religione può essere invocata a sostegno di propagande di violenza, di distruzione e di guerra.
Signor Presidente,
posso affermare con orgoglio che l'Italia è uno dei paesi maggiormente impegnati, nell'ambito delle Nazioni Unite, in favore della pace, dello sviluppo e della sicurezza internazionali. Lo è in tutti i continenti ; ma in nessuna regione del mondo la sua presenza è tanto generosa, costante e determinata - da molti decenni - quanto in Medio Oriente.
Lo dimostrano oggi non solo il consistente contributo a UNIFIL e alle altre forze di pace impegnate per la stabilità dell'area, ma anche i numerosi strumenti di cooperazione offerti a tutti i popoli della regione e l'intensità delle relazioni politiche, economiche, culturali e umane instaurate con ognuno di quei paesi. Continuo è lo sforzo dell'Italia in Medio Oriente per tenere conto, con un atteggiamento scevro da pregiudiziali e da interessi di parte, delle ragioni di tutti i paesi; per sviluppare con tutti un dialogo che consenta di abbattere i muri dell'odio e della diffidenza reciproca ; per contribuire ad edificare un futuro migliore per le nuove generazioni.
L'Italia - che nel Mediterraneo ha sempre trovato un centro vitale del suo sviluppo e una parte essenziale della propria storia e della propria identità - ha un solo interesse : che la pace trionfi nella regione.
Una pace giusta e capace di sciogliere in modo definitivo tutti i nodi, anche quelli più delicati, impone scelte coraggiose e di non facile conseguimento. Ma è l'unica speranza per consentire alla regione di dispiegare le sue potenzialità e incamminarsi verso solide prospettive di benessere.
La recente crisi finanziaria internazionale ha confermato l'interdipendenza e anche la vulnerabilità dell'economia mondiale e rammentato ai governi di tutti i paesi quanto siano imperativi i problemi dello sviluppo e della crescita.
Nuove e più sicure condizioni di pace e di stabilità consentirebbero ai paesi della sponda sud del Mediterraneo di sostenere con efficacia la sempre più agguerrita competizione mondiale, scongiurando i rischi di un indebolimento della propria base produttiva, o di una mancata valorizzazione delle opportunità di progresso di cui pure dispongono. Si tratta di rischi che insieme possiamo e dobbiamo superare, per mettere a frutto le nostre grandi tradizioni di civiltà, le nostre risorse potenziali e, soprattutto, il nostro prezioso capitale umano.
Urge pertanto mettere fine al circolo nefasto di guerre, crisi, rappresaglie e violenze distruttive che il conflitto in Medio Oriente genera da decenni.
Troppe occasioni sono già state perdute. Dobbiamo dare una più forte chance alla pace, cogliendo le opportunità offerte dal nuovo impegno americano e contando su una accresciuta iniziativa dell'Unione Europea, nonché sull'essenziale sostegno dei Paesi arabi. Consideriamo fondamentale il contributo della Siria a un effettivo rilancio del dialogo tra le Parti.
Una pace duratura può fondarsi solo su soluzioni eque, che soddisfino e contemperino le aspirazioni e i diritti legittimi di tutte le Parti.
A nessuna nazione può essere negato il diritto di costituire uno Stato, diritto che i palestinesi attendono di esercitare ormai da troppo tempo ; a nessuno Stato può essere negato il diritto di esistere e di vivere in sicurezza nei propri confini : sono questi principi fondamentali, che devono essere riconosciuti a tutti i popoli della regione.
Fedele alla visione di "due popoli, due Stati", l'Italia auspica che - nonostante le perduranti difficoltà del negoziato - possano presto essere realizzati progressi concreti e significativi, capaci di ripristinare la fiducia tra le Parti e consentire la ripresa delle trattative.
Decisioni unilaterali, come la costruzione di nuovi insediamenti illegali a Gerusalemme Est, mettono in pericolo e minano il tentativo di riavviare i negoziati : in questo senso si è anche espresso giorni fa al Cairo l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea.
La pace - per essere solida - deve coinvolgere tutti i maggiori attori interessati, tra i quali la Siria ha un ruolo essenziale. La restituzione dei territori occupati in cambio della pace, inclusa la restituzione delle Alture del Golan, deve costituire un obiettivo prioritario, da perseguire con coraggio e decisione. La scelta del dialogo deve essere irreversibile.
A tale scelta deve corrispondere uno spirito nuovo nei rapporti tra i paesi vicini, di ascolto e di rispetto, che non guardi al passato di violenze e di guerre, ma alle prospettive dell'avvenire.
Signor Presidente,
il conseguimento della pace impone a tutti i più importanti paesi della regione delle grandi responsabilità. Per questo, l'Italia apprezza il cammino intrapreso dal suo paese per il rilancio dei rapporti bilaterali con gli Stati vicini: e ne auspica l'ulteriore deciso sviluppo. Un pensiero particolare va al Libano, alla cui pacificazione l'Italia sta dedicando un forte contributo nell'ambito della missione UNIFIL. Il nostro augurio è che tutte le Parti interessate ai destini di questo paese continuino ad operare per consolidarne la stabilità, nel rispetto della sua indipendenza e sovranità.
Per le stesse ragioni, l'Italia confida che la Siria possa svolgere un ruolo altrettanto positivo a favore della riconciliazione interna palestinese, per ridare slancio e coesione a questo popolo e maggiore autorevolezza alla sua rappresentanza, rafforzando al tempo stesso il sostegno internazionale alla realizzazione delle sue aspirazioni nazionali.
Volgendo lo sguardo più ad Est, il successo della partecipazione alle recenti elezioni in Iraq e il cammino democratico lì intrapreso sono un segnale incoraggiante. Analogamente, auspichiamo che i contatti in corso tra la Comunità internazionale e l'Iran possano condurre a una soluzione concordata, condivisa e pacifica, che eviti ogni ulteriore proliferazione dando forza a un processo inverso, di decisa riduzione degli armamenti nucleari.
So che i paesi della regione attendono dall'Europa un ruolo più attivo nel processo di pace. Confido che l'entrata in vigore del nuovo Trattato di Lisbona agevolerà l'Unione Europea nella concreta affermazione di una sua politica estera e di sicurezza comune.Da parte sua, l'Italia non cesserà di impegnarsi affinché l'Unione Europea dedichi al Medio Oriente e al Mediterraneo un'attenzione prioritaria e di agire per promuovere un autentico miglioramento nelle relazioni tra la Siria e l'Unione Europea : un obiettivo che potrà giovarsi anche dello strumento dell'Accordo di Associazione, in merito al quale l'Italia confida che la riflessione in corso in Siria saprà tenere conto dei benefici di lungo termine e del contributo che esso potrà dare al consolidamento delle riforme.
Sono convinto che una Siria saldamente impegnata nel superamento dei conflitti della regione potrà trarre nuovo slancio dalla partecipazione ai dividendi della pace, con l'aprirsi di nuove prospettive di sviluppo degli scambi - non solo economici, ma anche politici - con numerosi paesi.
Per quanto concerne l'Italia, le già ottime relazioni bilaterali sono destinate a divenire ancora più intense. In campo economico, culturale, sanitario, e in special modo per la conservazione del patrimonio artistico e archeologico siriano, molto stiamo facendo e molto ancora può essere fatto. Nel corso della mia visita renderò omaggio a Ebla alla grande impresa portata avanti negli ultimi decenni dalla missione archeologica italiana guidata dal professor Paolo Matthiae : un'impresa che simboleggia il nostro interesse e rispetto per la storia e la civiltà siriana e l'alto livello della cooperazione tra Italia e Siria. Non ho dubbi che la vicinanza e la reciproca viva simpatia tra i nostri popoli contribuiranno a farci raggiungere risultati sempre più significativi in tutti i campi.
Con questo spirito, Signor Presidente, esprimo i miei più sentiti voti per il benessere Suo personale e della Signora Asma, unitamente ai miei auspici per la prosperità del popolo siriano e per lo sviluppo della profonda amicizia tra i nostri due paesi.