Damasco 19/03/2010

Incontro del Presidente Napolitano con la stampa italiana

Avete voi seguito la visita passo passo, non ho - come dire - nemmeno da trarre conclusioni, a parte il fatto che c'è ancora un seguito che non è solo culturale perché avrò ancora modo di incontrare il Presidente Assad, con il quale ho già avuto incontri cordialissimi.
Il clima è stato estremamente amichevole, abbiamo dovunque sentito l'impronta forte di una politica costante dell'Italia, perseguita per molti decenni al di là del succedersi dei governi e dei cicli politici: una politica costante di attenzione verso il mondo arabo e le sue istanze, una politica di forte impegno per la pace, la stabilità e lo sviluppo del Medio Oriente.

Siamo qui in un momento particolare, anche di tensione per le ultime decisioni del governo israeliano. Ho visto che questa mattina i giornali danno rilievo ad un passaggio della mia conferenza stampa: quello relativo alle alture del Golan. Io ho detto qualcosa di assolutamente scontato, se volete, perché, tra l'altro, ho citato - non so se questo riferimento c'era nei vostri resoconti - l'intervista del Presidente del Consiglio al giornale israeliano "Harez" alla vigilia del suo viaggio in Israele, intervista in cui c'era l'esplicito riferimento al punto della restituzione delle alture del Golan al Libano. Ovviamente, ho detto: è parte di un processo di pace, non è qualcosa che unilateralmente si risolve. Io so che c'è anche da parte del Presidente israeliano Peres la piena consapevolezza che le alture del Golan sono parte essenziale di un negoziato per la pace in Medio Oriente, e che in particolare la pace tra Israele e la Siria non può non passare anche attraverso lo scioglimento di questo nodo.

Quali possano essere, poi, gli sviluppi della situazione, dopo l'insorgere di queste tensioni, che non sono soltanto tensioni tra Israele e i Paesi Arabi ma sono tensioni tra Israele, l'Amministrazione americana e l'Unione Europea, è difficile prevederlo, ma io non credo che passerà senza lasciar traccia la critica che è stata rivolta alle decisioni del governo Netanyahu e che è stata ripresa dall'Alto Rappresentante per la Politica Estera e di sicurezza comune dell'Unione sia nel discorso al Cairo sia nell'incontro che ha avuto qui a Damasco con il Presidente Assad e altri responsabili della politica Siriana.
Mi auguro che ci saranno degli sviluppi positivi, dei ripensamenti, delle correzioni e che si possa quindi riaprire la prospettiva dei cosiddetti "Proximity Talks" come premessa della ripresa di un vero e proprio, e ci auguriamo conclusivo, negoziato per la pace.

Dino Pesole (il Sole 24 Ore): Presidente lei torna in Italia dove continua ad esserci una campagna elettorale che non guarda i problemi del Paese. Quando pensa che diventeremo un Paese normale?

Presidente: Questa è una questione che può porre a tanti in Italia. Io non ho la palla di vetro e non posso fare previsioni, addirittura datate nel tempo. Io faccio uno sforzo, considero mio dovere, mio impegno quello del richiamo al superamento di conflittualità che allontanano da una considerazione obiettiva dei problemi del Paese, anche se essi senza dubbio passano attraverso una dialettica tra le forze politiche, tra la maggioranza e le opposizioni che di volta in volta sono presenti e competono in Italia. Ma ci sono alcuni problemi che richiederebbero veramente una larga condivisione, perché parliamo di problemi che riguardano il futuro del Paese e che richiedono politiche di medio-lungo termine al di la delle alternanze, di 5 anni in 5 anni, nella composizione del Parlamento e nelle articolazioni degli schieramenti politici. Io mi trovo a sollecitare, in questo senso, assunzioni di responsabilità da parte di tutte le forze politiche e non sto a misurare, di volta in volta, quanto di questi miei appelli venga accolto.

Poi vedo che si scherza sui "moniti". Non ho mai usato la parola "monito": siamo qui nella libera interpretazione e creazione giornalistica. Si etichetta come "monito" quello che io dico, ma non sono uno che ammonisce, sono uno che pone problemi, che pone esigenze di superamento di tensioni distruttive tra le forze politiche e poi ancor peggio tra le istituzioni.

Andrea Montanari (TG1): Presidente, ancora sulle questioni italiane.....

Presidente: Tra i problemi che ci si lamenta che non vengono affrontati abbastanza ci sono i problemi della politica estera, di cui credo quasi nessuno parli in campagna elettorale.

Andrea Montanari (TG1): Noi ne abbiamo parlato proprio nei nostri resoconti di ieri e oggi. Abbiamo visto nelle cronache politiche di questi giorni molti apprezzamenti da parte della Lega sulle sue posizioni. Ha qualche commento da fare?

Presidente: Io apprezzo chi apprezza le mie prese di posizione. Mi pare che ci sia una preoccupazione che riguarda anche, in questo caso, un partito come la Lega Nord per l'eccessivo concentrarsi della campagna elettorale su spunti polemici mentre si sottovaluta l'importanza che hanno i veri e propri temi del governo delle Regioni. Credo che sia giusto il richiamo affinché in ogni Regione ci si occupi dei problemi che lì chi sarà chiamato a guidare dovrà affrontare, e dei problemi che riguardano in generale l'istituzione Regione nei suoi rapporti con le altre istituzioni repubblicane.

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Presidente: Visiteremo Ebla, questa straordinaria realtà che archeologi e storici italiani hanno ricostruito - un capitolo essenziale della lunga vicenda storica della Siria - con motivi di orgoglio per il nostro Paese. Ho avuto conferma, nelle mie conversazioni con il Presidente Assad, di quanto sia stata importante la continuità della collaborazione italiana in questo campo con la Siria, al di la di tutti gli alti e bassi che hanno avuto le vicende del Medio Oriente e anche le vicende dei rapporti della Siria con l'Europa e con gli Stati Uniti.

La costante della nostra presenza, del nostro impegno a portare avanti una grossa impresa e anche la costante della collaborazione che è sempre stata accettata dalle autorità siriane, è qualcosa di veramente significativo.