Washington 25/05/2010

Incontro del Presidente Giorgio Napolitano con la stampa dopo il colloquio con il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama

Buongiorno a tutti. Grazie per essere qui, soprattutto a chi è venuto dall'Italia trovando questo "freschissimo" clima primaverile. L'incontro appena conclusosi alla Casa Bianca si è svolto - devo dire - in piena continuità con quello che ho avuto con il Presidente Obama a Roma nel luglio scorso, tenendo conto naturalmente dei nuovi sviluppi della situazione. Ci sono stati, come ben sappiamo, sviluppi particolarmente significativi e complessi per ciò che concerne la crisi in Europa, e in questa luce, anche il rapporto Europa - Stati Uniti.

Debbo dire che il Presidente Obama è partito subito dalla affermazione, che ha tenuto a fare, circa l'interesse degli Stati Uniti a che ci sia un'Europa sempre più unita e assertiva. Io a ciò mi sono riallacciato mettendo a mia volta in luce come senza dubbio l'Europa sta conoscendo una crisi seria che ha investito l'Eurozona (come sappiamo, sotto la spinta della crisi di solvibilità del debito greco). Questa crisi, al di fuori di ogni espressione convenzionale, si può ben dire che rappresenti anche una opportunità, nel senso che è risultato chiaro che l'Euro non è a rischio, e tanto meno è a rischio la costruzione europea, a patto che ci sia un balzo in avanti sulla via dell'integrazione, e quindi si vada verso una maggiore disciplina di bilancio e un effettivo coordinamento tra le politiche economiche; nonché verso più politiche comuni, ad esempio nel campo dell'energia, dell'ambiente e così via. E anche verso più risorse per il bilancio dell'Unione Europea.

Naturalmente il contributo europeo al superamento della crisi finanziaria passa attraverso le riforme che sono state proposte, per quello che riguarda l'Unione Europea, dalla Commissione presieduta da Barroso. Queste riforme si inseriscono in un processo più ampio di riforma delle regole del sistema finanziario mondiale a cui concorrono il G20 e il Financial Stability Board.

Il Presidente Obama ha molto sottolineato il ruolo, l'importanza del G20, e lo ha fatto anche a proposito della mia osservazione che in effetti si può pensare da parte di qualcuno che lo sviluppo - come dire - assolutamente necessitato dell'azione politica e diplomatica americana in molte nuove direzioni e verso nuovi grandi interlocutori sulla scena mondiale (lui stesso ha citato: Cina, India e Brasile) possa avvenire a discapito del ruolo delle relazioni transatlantiche. Obama è stato molto netto nel dire che non è così.

Naturalmente è in atto anche uno sforzo per porre su basi nuove ed aggiornate il sistema delle relazioni transatlantiche e in modo particolare il ruolo della Nato. In questo senso si sta muovendo l'elaborazione del nuovo concetto strategico della Nato a cui - ho voluto ricordare - l'Italia sta dando un particolare contributo essendo rappresentata dall'ambasciatore Aragona nel gruppo di lavoro presieduto da Madeleine Albright.

Col Presidente abbiamo discusso molto di Europa, Stati Uniti e crisi. E io ho espresso il mio apprezzamento per la riforma finanziaria che si sta varando nel Congresso degli Stati Uniti.

Al di là questa tematica, che è stata al centro della nostra conversazione in un'atmosfera di grande cordialità personale ed istituzionale, il Presidente Obama ha anche insistito nell'apprezzamento per l'impegno italiano in Afghanistan. Abbiamo discusso del fatto che tale impegno si prevede venga accresciuto nei prossimi mesi fino a raggiungere quasi quattromila unità, con un particolare accento sul ruolo che l'Italia potrà avere nel training, nella formazione del personale sia della polizia afghana, sia per altre istituzioni afghane.

Comunque, per quello che riguarda sia l'Afghanistan che il Medio Oriente, abbiamo potuto riferirci ai colloqui che aveva avuto questa mattina il ministro Frattini con il senatore George Mitchell, che è il rappresentante speciale degli Stati Uniti per l'avvio di "proximity talks" tra israeliani e palestinesi, e con l'ambasciatore Holbrooke, che è invece l'inviato speciale per l'Afghanistan e il Pakistan.

Nel colloquio col Presidente Obama, che ha ricordato l'episodio recente dei nostri due caduti in Afghanistan, ho messo in evidenza come anche in questi momenti così dolorosi - che vedono, come è naturale un coinvolgimento così profondo delle famiglie e del paese - non c'è speculazione politica né messa in questione del nostro impegno in Afghanistan, attorno a cui si è finora realizzato il massimo di convergenza anche in Parlamento.

Abbiamo poi parlato di alcuni aspetti relativi alla crisi del Medio Oriente anche alla luce di quello che io stesso ho potuto ricavare da due mie missioni, nei mesi scorsi, una in Turchia e una in Siria. Mi pare che ci sia molta attenzione per il contributo che dà l'Italia.

Al Presidente Obama ho portato, pregato dal Presidente Berlusconi, i suoi sentimenti di amicizia e di ammirazione. E il Presidente Obama mi ha incaricato a sua volta di ricambiare queste espressioni al Presidente Berlusconi.

Infine, ho colto l'occasione per ricordare al Presidente Obama che noi avremo l'anno prossimo il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, della fondazione del nostro Stato nazionale unitario, e in questo senso ho anticipato l'invito al Presidente Obama a venire in Italia. Vedremo, poi, per quale iniziativa che possa considerarsi la più rappresentativa nell'ambito delle nostre celebrazioni.

Mario Platero (Il Sole 24 ore)
Può dirci se durante i colloqui sono state trattate questioni relative alla crisi economica? Oggi è stata una giornata con molte turbolenze in Europa. Qual è stato l'impegno del Presidente Obama ad appoggiare gli sforzi europei? E lei, a sua volta, ha illustrato come l'Europa intende rispondere a questa sfide dei mercati?

Presidente Napolitano
Il Presidente non è entrato nel merito di queste questioni; al caso, sarei stato anche lieto di dare ragguagli in proposito. Cosa che peraltro avrò modo di fare domani mattina al Congresso in occasione della partecipazione alla Joint Leadership Meeting. Comunque, ho parlato delle proposte del pacchetto Barroso e il Presidente si è detto assolutamente convinto della loro validità. Egli ha voluto ricordare i suoi contatti telefonici con la signora Merkel, con il Presidente Sarkozy e con il Presidente Zapatero durante il momento peggiore della crisi derivata dal caso greco, e ha insistito sul fatto che si è registrata una condivisione piena. Ho cercato di illustrare, senza sottovalutare i rischi di questa crisi, che l'Euro non è a rischio e tanto meno è a rischio la costruzione europea, a patto che si vada avanti decisamente sulla via dell'integrazione: più disciplina di bilancio, più effettivo coordinamento nelle politiche economiche comprese quelle fiscali in senso più stretto. Così come occorrono più politiche comuni, ad esempio per l'energia e l'ambiente, e anche più risorse per il bilancio dell'Unione.
Il Presidente si è dichiarato d'accordo su tutti questi punti e credo che anche nel comunicato che sarà emesso emergerà questo concetto di pieno sostegno alle iniziative che si stanno portando avanti in Europa.

Marzio Breda (Corriera della Sera)
Vorrei sapere se avete affrontato nel corso del colloquio anche i temi legati alla situazione politica interna italiana e se Obama avesse dimostrato curiosità per la stessa.

Presidente Napolitano
Io non so se avesse questa curiosità, ma se l'aveva è stato bravo a non esplicitarla.

Marcella Rossi (Gr)
Nel corso dell'incontro con il Presidente Barack Obama è stato affrontato il nodo della nuova legge sulle intercettazioni?

Presidente Napolitano
Assolutamente no.

Presidente Napolitano
Una cosa su cui ho creduto di dovere insistere è questo concetto: nessun singolo Stato europeo può illudersi di contare con le sue sole forze sulla scena mondiale. Anche la Gran Bretagna - come ebbe modo di dichiarare lo stesso ministro Miliband - "può svolgere un ruolo nel mondo d'oggi" a patto che contribuisca ad una forte, comune politica estera europea.

Bisogna rafforzare le istituzioni comuni europee e non bisogna ritenere che basti l'accordo tra due o tre paesi. A parte il fatto che quando si parla di due o tre paesi europei che possono avere un ruolo di stimolo o di traino, non si può dimenticare il fatto che dei sei paesi che sono all'origine della costruzione europea - per aver dato vita alla Comunità del carbone e dell'acciaio - i tre grandi paesi erano: Francia, Germania e Italia. Quindi, chi si riferisce a due di questi tre non rende omaggio ad una realtà storica che è ancora attualmente così largamente fondata sul contributo di tutti e tre e anche di altri. Noi, infatti, non vogliamo mettere l'accento sul fatto che sono stati tre i maggiori paesi fondatori, quanto sul fatto che dobbiamo tutti contribuire a rafforzare il metodo comunitario e le istituzioni comunitarie.

Maurizio Molinari (La Stampa)
Ha notato un atteggiamento di insoddisfazione del Presidente Obama per il ritardo con cui in Europa sono state adottate le misure contro la crisi?

Presidente Napolitano
Non ho colto questo. Io stesso ho detto che l'Europa ha agito con un certo ritardo, ci sono state riluttanze, ma poi sono state adottate - d'altronde la stessa Signora Merkel ha detto al Bundestag che era ormai diventata l'ultima ratio - quelle misure molte energiche che tutti conoscono. Non mi pare che il Presidente Obama abbia tradito una delusione, una insoddisfazione per le misure adottate poi congiuntamente.

Mario Platero (Il Sole 24 ore)
Presidente, ha un commento da fare sulla manovra che è stata presentata oggi? Una seconda questione: questa amministrazione americana ha mostrato una certa freddezza nei confronti dell'Europa a favore di rapporti privilegiati con Mosca a danno dei paesi dell'est: che sensazione ha avuto lei su questi temi? Obama sembra un Presidente meno transatlantico?

Presidente Napolitano
Io penso che Obama sembra e sia un Presidente americano molto più aperto allo sviluppo dei rapporti con le nuovi grandi potenze emergenti. Tiene conto, senza pregiudiziali, delle nuove realtà della politica mondiale. Ma se noi europei pensiamo che questo significhi trascurare le relazione transatlantiche commettiamo un errore: mostriamo di avere un complesso. Credo che seriamente nessuno possa dire: "ti occupi troppo della Cina, dell'India o del Brasile" (o anche "esageri ad occuparti della Russia"). Certamente questo non lo dirà né il Governo italiano, né il Parlamento italiano. Siamo particolarmente consapevoli del fatto che occorre coinvolgere pienamente un paese come la Russia e le nuove potenze emergenti in una comune responsabilità di fronte ai problemi del nostro tempo, compresi quelli del terrorismo internazionale, della proliferazione nucleare e della soluzione di crisi incancrenitesi come quella del Medio Oriente. Dobbiamo anche stare attenti, noi europei, a non farci prendere da una sindrome sbagliata, quasi di gelosia perché da parte degli USA ci si occupa di altri. Le relazioni transatlantiche non possono essere la sola dimensione della politica estera americana, e direi nemmeno della politica estera europea. Sono una pietra miliare, però anche noi europei cerchiamo di avere una nostra iniziativa verso la Russia, la Cina, il Brasile e così continuando.

A proposito della manovra, io sono stato in contatto fino alle ore 17 con il Segretario Generale della Presidenza Repubblica che non aveva ancora ricevuto il testo del decreto. Un giudizio, nei limiti delle mie prerogative, lo posso dare solo dopo averlo letto, e dico nei limiti delle mie prerogative perché io non mi pronuncio su scelte di merito.

Ribadisco che misure adeguate sono assolutamente necessarie per fare la nostra parte in Europa: non perché l'Europa ci metta con le spalle al muro chiedendoci qualcosa che non vogliamo fare, ma perché come paese che ha un ruolo fondamentale nell'Europa unita siamo convinti che per garantire la solidità dell'euro, la stabilità finanziaria e anche una prospettiva di crescita dell'economia europea, sia indispensabile contenere il debito pubblico. Io posso dire che questa manovra è oggettivamente necessaria, e lo è in una dimensione che non è arbitraria perché è quella necessaria per rientrare con il rapporto Deficit - Pil entro il 3% nel 2012. Più la manovra sarà ponderata accuratamente, più terrà conto anche delle esigenze dello sviluppo e sarà equa socialmente, più potrà essere condivisa politicamente. E sarebbe molto importante per l'Italia che in ciò si riuscisse.