Ringrazio il Sindaco, il Presidente della Provincia e il Presidente della Regione per l'accoglienza che mi è stata riservata, e con loro innanzitutto ringrazio il Direttore Fantoni, anche per le parole che mi sono state molto generosamente dedicate.
Io sono qui oggi - voi lo sapete, lo ha ricordato il Sindaco Di Piazza - per un importante evento che avrà luogo questa sera.
C'è costato fatica perché abbiamo dovuto superare malintesi o preoccupazioni su ambedue le sponde, ma credo che abbiamo trovato un giusto punto di equilibrio. Credo che, avendo io stesso in questi tre anni voluto celebrare in Quirinale il "Giorno del Ricordo" - rendendomi personalmente e direttamente partecipe del dolore di tutti coloro che hanno vissuto le tragedie della scorsa guerra, e anche tragedie più antiche, e ne hanno pagato le sofferenze - tributando omaggio a queste persone, e a ciò che rappresentano le storie dell'esilio e le storie delle foibe, ho nello stesso tempo sempre voluto guardare avanti. Perché il nostro dovere è guardare avanti.
Oltretutto noi abbiamo, su questa sponda e sull'altra, dei nuovi paesi democratici: abbiamo due di questi tre paesi che sono parte dell'Unione Europea, un altro che mi auguro possa entrare presto a farne parte. Non potremmo costruire nulla sulla coltivazione del passato, non possiamo mai essere prigionieri del passato. Dobbiamo saper costruire un clima di collaborazione operosa di cui già esistono tutte le condizioni, e che spero potrà ricevere impulso anche questa sera dall'evento che dobbiamo all'iniziativa di un grande musicista italiano, il maestro Muti.
Però sono molto lieto di aver potuto cogliere l'occasione anche per rendere omaggio alla SISSA., al suo direttore, al suo direttore amministrativo, a tutti i docenti, i ricercatori e gli studenti e a tutto il personale amministrativo e tecnico perché state realizzando qualcosa di molto importante. Ci avete lavorato in questi anni, e l'inaugurazione della nuova sede rappresenta, può rappresentare e sicuramente rappresenterà, una svolta ulteriore nella direzione fondamentale che è quella della ricerca a cui vi dedicate con rilevante successo.
Credo che noi dobbiamo valorizzare al massimo quello che si fa in Italia nel campo della ricerca e le energie che riusciamo a sprigionare grazie alla motivazione e all'impegno di nuove generazioni.
Sono stato nel mese di giugno a Napoli per celebrare l'anniversario della creazione, sotto la guida e l'iniziativa di Adriano Buzzati Traversi, del laboratorio internazionale di genetica e biofisica che fu davvero un'impresa d'avanguardia in quei lontani anni '60.
Qualche settimana fa ho incontrato al Quirinale i ricercatori del progetto ricerca in Antartide, e ho potuto anche dialogare in videoconferenza con i nostri ragazzi che stanno laggiù in condizioni abbastanza dure, che affrontano con sacrificio la loro missione. Queste sono realtà essenziali per l'Italia. La SISSA. è una di queste,e io ritengo che noi dobbiamo avere sempre molto fortemente presente educazione , ricerca, alta formazione, come garanzia per il nostro avvenire.
Vedete, io conto, e conta il Ministro Gelmini, sulla discussione della prossima settimana - a partire da martedì - nell'assemblea del Senato sulla legge di riforma universitaria. E penso - lo voglio dire apertamente - che legge di riforma e dotazione adeguata di risorse per il funzionamento dell'università e della ricerca siano due facce della stessa medaglia.
Nessuno, anche e in modo particolare i giovani, nessuno di quanti operano e studiano nelle nostre università a qualsiasi livello può negare l'esigenza di una riforma.
Noi abbiamo avuto, non nascondiamocelo, scelte discutibili e onerose, ad esempio di proliferazione delle sedi e di proliferazione di corsi di laurea. Abbiamo avuto fenomeni di disordine e di inefficienza nella governance del nostro sistema universitario. A ciò deve porre riparo una legge di riforma che spinga il sistema universitario italiano verso livelli di produttività e di competitività sempre più alti nel rapporto con gli altri paesi, europei e non soltanto europei.
Siamo in una fase di consolidamento della finanza pubblica che viene affrontata in tutti i paesi europei sotto il peso e l'assillo di una crisi finanziaria ed economica globale e anche di una conseguente espansione dell' indebitamento pubblico. Il nostro paese partiva da una condizione particolarmente pesante, perché nel corso dei decenni è stato accumulato un eccezionale stock di debito pubblico. Noi possiamo avere qualsiasi discussione nel nostro paese sulle scelte da fare, sulle misure da adottare, ma non c'è dubbio che non possiamo continuare a far pesare sulle spalle delle giovani generazioni un debito così pesante dello Stato, che significa ogni anno spendere risorse pari a diversi punti del Prodotto interno lordo non per investire ma per pagare il servizio del debito pubblico. Noi dobbiamo via via alleggerire questo fardello sulle nostre spalle e quindi abbiamo bisogno di misure anche di severa restrizione della spesa pubblica, in particolare della spesa pubblica corrente.
Vorremmo sempre salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo particolare quelli per la ricerca e per l'alta formazione. Nel corso di almeno tre decenni la spesa pubblica è cresciuta al di fuori di qualsiasi ordine di priorità. Ho avuto una sia pur breve esperienza di governo e so quanto sia difficile se si siede al tavolo del Consiglio dei Ministri definire le priorità, però dobbiamo riuscire a farlo. E non riconoscere la priorità dell'alta formazione e della ricerca significa non avere senso del nostro futuro, non avere senso dell'identità e del ruolo della nazione italiana. Questo significa davvero il riconoscere o non riconoscere la priorità della ricerca scientifica, la priorità dell'alta formazione. Il luogo della ricerca non è solo università ma è anche l'università.
Perciò prendo atto con molta fiducia dell'impegno pubblico e diretto del Ministro dell'Economia a provvedere nella parte successiva all'approvazione del decreto sulla manovra finanziaria, e cioè in vista della definizione degli impegni di bilancio per il prossimo anno, a discutere con serietà il fabbisogno del fondo di finanziamento ordinario dell'università.
Questo impegno potrà tanto più facilmente (o meno difficilmente) essere rispettato quanto più nello stesso tempo staremo procedendo sulla via della riforma del sistema universitario. Una riforma che naturalmente deve essere aperta al pieno riconoscimento delle Scuole Superiori come la SISSA, Scuole di eccellenza dal punto di vista della ricerca e degli studi avanzati.
Vedete, dovremo in ottobre celebrare il 200° anniversario della "Scuola Normale di Pisa": questa scuola di eccellenza della ricerca e degli studi è nata 50 anni prima dello Stato italiano, questo per dire quanto può la ricerca rappresentare l'elemento motore di ogni sviluppo anche civile e istituzionale.
Mi auguro che riusciremo a lavorare in questa direzione. Intanto, io desidero davvero rendere omaggio a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa nuova sede e che contribuiscono quotidianamente a portare avanti qui la ricerca.
Dico sopratutto ai giovani: non è facile chiedervi di avere fiducia ma guai se non avete fiducia. Dovete avere fiducia nella capacità di avanzamento del nostro paese e, quindi, anche della ricerca nel nostro paese.
Io esito a dire "salviamo la ricerca", perché mi rifiuto di accettare che la ricerca stia annegando. Preferisco dire: facciamo vivere e crescere la ricerca, e mettiamocela tutta: la questione della ricerca, la questione dell'università si lega strettamente alla questione del lavoro e del futuro per i giovani.
L'Istituto Centrale di Statistica ha fatto recenti elaborazioni molto interessanti. Ho scoperto che si è inventata anche una nuova categoria: NEET che sta per Not in Employment, Education or Training, e si riferisce a masse di giovani che sono fuori dell'occupazione, ormai fuori del ciclo educativo e anche fuori da una attività di formazione e addestramento.
Noi dobbiamo assolutamente attingere a questa straordinaria risorsa di cui il nostro Paese dispone, pur non essendo un paese in crescita demografica. Guai se sprechiamo queste energie, queste risorse.
Naturalmente non c'è nulla di negativo in sé nel fatto che i nostri giovani vadano all'estero. Non dobbiamo essere provinciali, sappiamo farci valere anche fuori d'Italia. Ma è importante che coloro i quali vogliono continuare in Italia abbiamo la possibilità di farlo e anche che chi è andato all'estero abbia la possibilità di tornare. Abbiamo alcuni esempi anche di scienziati, di ricercatori di alto livello che sono tornati. Questa strada deve essere proseguita e dobbiamo tutti insieme lavorare - ciascuno avendo le sue idee, le sue posizioni - per la riforma, per il rinnovamento, per la razionalizzazione del sistema dell'università e della ricerca e per lo sviluppo economico e sociale del Paese.
E' molto importante, come qui si è sottolineato, che il progetto della nuova sede sia partito con certe amministrazioni e sia continuato con quelle che vi sono succedute. Sono sicuro - non ho dubbi a questo proposito - che in un paese democratico non mancheranno mai i campi, i problemi, le scelte su cui competere per il voto degli elettori, su cui contendere i consensi e su cui confrontarsi, anche aspramente come è fisiologico, nelle assemblee rappresentative. Ma ci sono alcuni problemi, ci sono alcune scelte che esigono condivisione, perché sono scelte non di breve ma di medio e lungo periodo che non possono essere disfatte solo che cambi il colore di un'amministrazione o di un governo regionale. Sono scelte che richiedono una larga condivisione e una continuità, come quella che si è realizzata qui a Trieste e davvero me ne compiaccio molto vivamente. Con questo spirito desidero ancora salutarvi e ringraziarvi essendo, lo ripeto, davvero lieto di partecipare a questo momento inaugurale della nuova sede della SISSA..