Hong Kong 30/10/2010

Conferenza stampa del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al termine della visita di Stato in Cina

Vi distolgo soltanto per brevissimo tempo dalla vostra visita ad Hong Kong. Sono stato qui anche e soprattutto per incontrare la comunità italiana : cosa a cui tenevo perché, come non molti sanno, la comunità italiana di Hong Kong è la più antica in Cina ed in Asia, ed è tuttora una comunità consistente, in crescita, molto accreditata. Essa svolge molteplici attività, particolarmente apprezzate, anche dal Chief Executive, il capo del governo autonomo di questa Regione Speciale, che ho avuto modo di incontrare. Debbo dire che questa conversazione è stata veramente molto interessante: ho incontrato una personalità assai brillante, che ha parlato anche delle sue esperienze imprenditoriali in Cina. Egli ha confermato il successo della formula, così singolare, di «un solo Paese, due sistemi», che fu escogitata da Deng Xiaoping per permettere il ritorno sotto sovranità cinese della regione di Hong Kong. Tutti ricordiamo il momento in cui l'allora Governatore inglese Chris Patten - che qualcuno di voi forse avrà incrociato quando era membro della Commissione Prodi come responsabile delle Relazioni esterne della Comunità - ammainò la bandiera inglese con grande dignità. Allora si inventò, per il passaggio alla Cina, questa formula, che ha funzionato, perché ad Hong Kong effettivamente sono rimaste regole del tutto specifiche per lo sviluppo dell'attività economica, sociale e istituzionale, e si può sostenere anche che è rimasta molto forte la tradizione britannica.

Il Chief Executive ci ha dato quindi un quadro molto positivo del modo in cui Hong Kong continua a svilupparsi. Ha avuto parole, come ho appena detto, di grande apprezzamento per la comunità italiana. Poi abbiamo un po' ragionato delle questioni che hanno formato oggetto dei miei colloqui con le autorità cinesi, in modo particolare a Pechino. Accenno soltanto ad un problema abbastanza significativo. Non so bene, perché non ho visto i giornali di oggi (non li avrete visti nemmeno voi) quale spazio sulla stampa italiana e anche su quella internazionale sia stato riservato ad una notizia data con grande rilievo dal giornale che ho potuto ricevere a Macao, il "China Daily Morning Post", riguardante il problema insorto in occasione della riunione dell'ASEAN in Vietnam : tra il Primo Ministro giapponese e quello cinese era previsto un incontro, che è stato disdetto con una precisa contestazione da parte cinese di affermazioni che sarebbero state rese dal Primo Ministro giapponese riguardo ad una vicenda territoriale di isole la cui sovranità è contesa tra Cina e Giappone.

Ho voluto citare quest'esempio parlandone con il Chief Executive, nel senso di richiamare - voi lo ricorderete - un punto essenziale del discorso che ho pronunciato alla Scuola Centrale del partito a Pechino, cioè il punto della stabilità e della sicurezza regionale come condizione per lo sviluppo stesso del processo di trasformazione della Cina e, in generale, per l'ulteriore affermazione delle economie asiatiche sulla scena mondiale. Siamo stati sulla stessa linea, nel senso di esprimere fiducia - il mio interlocutore lo ha fatto molto fortemente - che con il crescere del suo peso economico su scala mondiale la Cina non si sottrarrà alla responsabilità di un'evoluzione costruttiva dei rapporti con gli altri Paesi dell'area. Quindi, anche queste frizioni che si manifestano - è la mia opinione, personale, se volete - sono contingenti, transitorie e potranno essere risolte partendo dalla comune convinzione che la stabilità e cooperazione, che poi sono gli altri nomi della pace, si consolideranno per permettere a queste economie già molto dinamiche, tra le quali oggi spicca come più dinamica di tutte quella cinese, di continuare il loro cammino e contribuire alla prosperità mondiale : innanzitutto alla più rapida, piena uscita dalla crisi globale, poi all'ulteriore sviluppo dell'economia mondiale in tutte le regioni.

Questi sono gli ultimi elementi che potevo portare alla vostra attenzione e che fanno tutt'uno con il discorso che abbiamo potuto svolgere a Pechino.
Ho incontrato anche il Chief Executive di Macao, con il quale pure abbiamo avuto una cordiale conversazione. Naturalmente, Hong Kong è un punto di osservazione di una realtà ancora più significativa, però la scelta di sistema operata per Hong Kong è la stessa che è stata effettuata anche per Macao: a distanza di due anni l'una dall'altra entrambe sono state definite come Regioni Amministrative Speciali, con quella formula che citavo all'inizio.

Non so se ci siano state anche nella stampa italiana e nell'opinione pubblica - non ne ho colte da parte di esponenti politici - valutazioni sul bilancio di questa visita, di questo viaggio. Debbo dire che tra tutti gli italiani che ho visto a Shanghai - voi eravate lì - e che hanno contribuito alla realizzazione di questa grande iniziativa rappresentata dal nostro Padiglione all'Expo, così come nell'incontro avvenuto poco fa con la comunità italiana di Hong Kong, ho riscontrato molta soddisfazione per una visita del Capo dello Stato che naturalmente ha incoraggiato quanti operano qui, poiché ha dato il segno di un'attenzione nuova crescente nelle nostre istituzioni - anche di Governo e Parlamento - per la realtà asiatica e cinese.

Antonia Cimini - APCOM
Abbiamo visto nella sua visita che ha un rapporto privilegiato con la Cina. Ha ricordato l'ex leader riformista Hu Yaobang, ha incontrato Wen Jabao e Hu Jintao. Con Wen Jabao ha avuto discussioni filosofiche, poi è iniziata la storia del partito e si sono formati i nuovi leader, quindi il domani. Da quello che ha visto in questa settimana ha avuto modo di capire come procede l'evoluzione della classe politica e dirigente cinese? Come vede anche l'evoluzione futura, visto che fra due anni ci sarà il cambio al vertice della Cina? Quale idea si è fatto in questa visita?

Presidente Napolitano
Come lei dice, ho avuto dei rapporti molto cordiali con i rappresentanti della leadership cinese. Naturalmente non prenderei alla lettera l'espressione "filosofiche" per le discussioni che si sono svolte: non ci siamo occupati di Confucio! Il Primo Ministro ed io abbiamo espresso delle posizioni, che sono anche di pensiero politico, per inquadrare poi la valutazione dei fatti reali di questa fase storica dello sviluppo della Cina e delle relazioni tra l'Italia e la Cina.

Ho ricavato l'impressione di un gruppo dirigente molto seriamente impegnato nel motivare la politica che sta perseguendo, per i frutti che ha dato, ma anche nell'indicare senza nasconderli - questo l'ho già notato in precedenza incontrandovi - limiti, vincoli, difficoltà. C'è talvolta da parte cinese anche la tendenza ad autodefinirsi come Paese ancora in via di sviluppo. Può darsi che in questo ci sia un po' di understatement, un po' di sottovalutazione del grado di sviluppo raggiunto dal sistema economico e sociale cinese, però è anche il segno di una deliberata modestia, non solo a scopo di rassicurazione, di fronte a chi agita lo spettro di chissà quali minacce cinesi, ma anche come segno di consapevolezza delle grandi questioni che restano ancora da affrontare.

Mi pare che questo dato di consapevolezza sia molto importante, per dare un giudizio obbiettivo del valore di questo gruppo dirigente cinese, che deve guidare un Paese enorme, un popolo di un miliardo e trecento milioni di abitanti, su una via che comporta fatalmente anche molte tensioni e squilibri. Il fatto che ci sia poi una scadenza, di qui a circa due anni, segnala l'avvento o il consolidamento di regole che una volta non c'erano, in Paesi alla cui guida c'era un partito unico e le cui leadership, come abbiamo visto d'altronde anche in Cina, potevano consumarsi nel tempo, ma non erano vincolate ad una scadenza. Adesso, qui in Cina, sono vincolate ad una scadenza, ma mi pare che con grandissima prudenza, tempestività e anticipo si lavora ad un ricambio, in relazione al quale ovviamente non posso dirvi niente : non conosco chi sta per giungere al vertice e non ho palle di vetro (non ho incontrato il Presidente della Scuola Centrale di partito Xi Jinping).

Antonio Talia - AGI
Uno degli obbiettivi della missione da parte dell'Italia appare un ponte fra l'Unione Europea e la Cina, ma da tempo c'è una questione sul piatto che può provocare dei danni, cioè il tasso di cambio dello yuan. Vorrei chiederle se avete affrontato questo problema con il Premier Wen Jabao, anche in vista del prossimo vertice del G20 a Seoul, ed eventualmente quali sono le dichiarazioni del Premier in merito a questo problema.

Presidente Napolitano
Per la verità abbiamo toccato il tema con il Presidente Hu Jintao, anche perché se non sbaglio sarà lui, non Wen Jabao, a partecipare al G20 a Seoul. Siamo stati sulla stessa linea d'onda nel dire che non ha senso parlare di guerra valutaria. Ci sono problemi di equilibrio nei rapporti tra le monete. È nota la questione della richiesta, soprattutto americana, ancora più che europea, di rivalutazione dello yuan o, se preferite, renminbi. Ci sono in effetti tra gli analisti e gli economisti opinioni anche abbastanza disparate su quanto una rivalutazione della moneta cinese sarebbe veramente importante per lo sviluppo dell'interscambio, in modo particolare per lo sviluppo delle esportazioni dall'Europa o dall'America in Cina. È indubbio che quella è la spiegazione di una difficoltà ; però è una difficoltà relativa, perché, come ci ha detto il Presidente Hu Jintao - questa è stata in fondo una risposta alla stessa questione, allo stesso interrogativo - l'accumulare surplus nell'interscambio commerciale non è il fine che si propone la Cina, la quale, d'altra parte, come ribadiva anche il Chief Executive di Hong Kong, è in questo momento un grande Paese non solo esportatore, ma è e sta diventando sempre più un grande Paese importatore : nonostante l'ostacolo che può rappresentare la sottovalutazione della moneta cinese, le merci europee e soprattutto i prodotti a più alto contenuto tecnologico e valore aggiunto sono competitivi. Da questa considerazione è venuta una sollecitazione : anziché addentrarci adesso in una disputa sull'equilibrio tra le valute, che io tecnicamente non sarei in grado di rappresentare, o entrare in una polemica - perché da parte cinese si sostiene che il problema principale è invece rappresentato dalle politiche monetarie troppo lassiste dei Paesi più industrializzati - la questione fondamentale è capire che, al di là degli ostacoli che possiamo incontrare per la bassa quotazione dello yuan, dobbiamo elevare la qualità dei nostri prodotti di esportazione. Se punteremo su prodotti di elevata qualità, andremo verso un ulteriore incremento delle esportazioni. D'altronde, per l'Italia questo incremento è già clamoroso, lo è stato in quest'anno ed è previsto che lo sia nei prossimi.

 

Claudio Rizza - Il Messaggero
Presidente, tutti in questi giorni abbiamo sentito le cose buone. C'è quella più cattiva, più negativa, la cosa in cui manchiamo di più rispetto a quello che dovremmo fare per aumentare la nostra presenza in Cina? Ad esempio, mi viene in mente che tempo fa avevo sentito parlare dell'esigenza per le piccole e medie imprese, che in Italia sono così forti, di cercare di coagularsi, di trovare formule nuove, perché il mercato in questi tempi è difficile ed è in mano soltanto alle grandi aziende, che poi non sono tantissime. Parlando, cosa ha capito circa quello che potrebbe essere il nostro tallone d'Achille?

Presidente Napolitano
Voi sapete che in Italia si è molto parlato di sistema-paese. Siamo o no un sistema-paese, che come tale riesce a funzionare, al di là delle iniziative dei singoli, cioè dei singoli gruppi o delle singole imprese? Fare sistema significa sinergia tra pubblico e privato, fra istituzioni che rappresentano la politica del governo italiano e imprese ; significa anche dare il giusto peso alle organizzazioni rappresentative dello stesso mondo imprenditoriale e a tutto quello che può aiutare le piccole imprese a fare sistema, a mettersi insieme, a trovare dei punti di coagulo.

Tra poco, a fine novembre, avremo qui di nuovo una missione della Confindustria, che si occuperà in modo particolare dell'automotive, cioè di un settore della componentistica, cercando - suppongo - di mettere insieme e di presentare sul mercato cinese in modo piuttosto coeso le nostre imprese che operano in quel settore.

È in via di miglioramento, ma ancora manca, proprio questa capacità di fare sistema, di rappresentare le nostre energie e iniziative migliori nella dimensione necessaria, quale è richiesta appunto dal mercato cinese.

Umberto Rosso - La Repubblica
Presidente, tra poche ore saremo tutti di ritorno in Italia. Alla vigilia della sua partenza per la Cina ha inviato una lettera al Presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, sollevando una questione su un punto specifico del "lodo Alfano". Gli emendamenti sono stati presentati in Commissione, è chiuso il termine per la presentazione di ulteriori emendamenti. Ce n'è uno, presentato dalla maggioranza, secondo il quale la sospensione va automaticamente estesa alle due alte cariche, Presidenza del Consiglio e Capo dello Stato, senza passare attraverso l'autorizzazione del Parlamento. Le chiedo : questo va nella direzione da lei indicata, anche se qualcuno osserva che si mettono sullo stesso piano Presidenza del Consiglio e Capo dello Stato? Aggiungo che si è aperta un'altra questione per quanto riguarda la possibilità di reiterare questo lodo, sia da una funzione all'altra, sia nell'ambito della stessa legislatura. So che il problema è di non intervenire su questioni aperte, però, riguardando il problema il Capo dello Stato, possiamo conoscere la sua opinione almeno sul discorso della reiterazione di questo lodo?

Presidente Napolitano
No, non può conoscere la mia opinione su questo argomento! Ci conosciamo bene, con lei e con tutti : io non mi imbarco in una discussione su quanto troverò a Roma. Non lo dico tanto per schermirmi, ma perché ho l'abitudine di leggere le carte. So che si parla di un emendamento che peraltro, se non vado errato, sarà presentato soltanto mercoledì : quindi, siamo in grande anticipo. Non si preoccupi, non sarò in ritardo!

Posso dire che in quella lettera al Presidente Vizzini si sollevava certamente il problema della diminuzione del ruolo del Capo dello Stato e anche di una condizione di disagio in cui questi avrebbe potuto trovarsi di fronte al Parlamento, se una questione di procedibilità avesse dovuto essere sottoposta ad un voto a maggioranza semplice della Camera dei Deputati o del Parlamento nel suo complesso. Dal momento che si ipotizza di eliminare la specie dell'autorizzazione e di tornare alla sospensione automatica, prevista dalla legge Alfano, che io promulgai, è evidente che l'emendamento, se e quando ci sarà, va in quella direzione. Lei è in anticipo. È giusto che i giornalisti corrano, mentre i politici non debbono arrivare troppo ritardo, ma non necessariamente correre, tanto meno all'estero!