Padova 10/11/2010

Intervento del Presidente Napolitano in occasione della XXVII Assemblea annuale dell'Anci

Desidero salutare voi tutti con grande affetto e amicizia. Innanzitutto consentitemi di ringraziare, in modo particolare, il Presidente Chiamparino per le parole di apprezzamento e di stima che mi ha rivolto e per la targa che mi ha donato, di cui farò tesoro.

In quale spirito io sono qui non è difficile a dirsi. Avete ascoltato il ministro La Russa e ascolterete il ministro Maroni, quindi avrete dal governo le valutazioni e le risposte che ad esso spettano. Io sono qui non dimenticando che in cima all'articolo che definisce la figura e i compiti del Presidente della Repubblica, la Costituzione ha posto le parole essenziali: «rappresenta l'unità nazionale». Questo è il mio primo dovere, in un certo senso riassuntivo di tutti gli altri compiti, e questo è il dovere che sento incontrando voi, cari sindaci di ogni parte d'Italia, di ogni regione, di ogni ispirazione politica.

Unità nazionale significa comune identità storica e culturale nel rispetto delle diversità e delle autonomie che la fanno più ricca e più viva. E io mi auguro che la coscienza di questa comune identità esca, come è possibile e come è necessario, rafforzata grandemente dalle celebrazioni del 150° anniversario della fondazione del nostro Stato unitario.

Unità nazionale significa ancoraggio profondo e irreversibile al patto che ci lega, ai principî, ai valori, alle regole della Costituzione repubblicana; unità nazionale significa coesione territoriale, coesione sociale. Ebbene, di questa coesione l'istituzione che voi rappresentate, l'istituzione Comune, è il pilastro insostituibile su cui poggia la capacità di ascolto e di intervento dello Stato nel suo complesso: ascolto delle realtà, dei bisogni, delle istanze di cui il sistema democratico deve farsi carico per consolidare e allargare le sue basi di consenso. E io credo che veramente il luogo in cui questo ascolto possa esprimersi più di qualsiasi altra istituzione sia il Consiglio comunale: fate vivere intensamente i Consigli comunali come luogo di aperto confronto, reciproco ascolto e dialogo.

Ho detto del peculiare apporto dell'istituzione Comune alla capacità di ascolto e anche di intervento dello Stato nel suo complesso: intervento sui problemi da affrontare ad ogni livello, al livello delle autonomie locali così come al livello del Governo e del Parlamento nazionale. Il vostro contributo in questo senso è essenziale, perché i problemi, anche i più complessi, vengano considerati e gestiti con il massimo di partecipazione dal basso, con il massimo di partecipazione diffusa.

Si tratta di problemi molto ardui: noi non dobbiamo nasconderci quanto sia arduo il compito che spetta a coloro che hanno responsabilità istituzionali oggi e che ne avranno nel prossimo futuro. Sono sfide all'altezza delle quali il nostro Paese deve compiere un grandissimo sforzo per riuscire ad affrontarle con successo. Questo non significa indulgere in alcun modo al disfattismo, al pessimismo, ma significa avere consapevolezza dello sforzo da compiere, che è assolutamente non paragonabile con altri che abbiamo affrontato nel passato: forse soltanto con lo sforzo che abbiamo affrontato all'indomani della rinascita democratica del nostro Paese e della fondazione della Repubblica.

Che cosa vorrei dire? Parlo di problemi complessi e ardui, che sono problemi di riforma, di riforma in senso istituzionale, di riforma e semplificazione dell'architettura istituzionale. Vi ha fatto cenno il Presidente Chiamparino: vedremo se, per esempio, la Carta delle Autonomie potrà rappresentare una risposta in questo senso.

Parto in primo luogo - lo ha fatto il Presidente dell' ANCI nella sua relazione - dal federalismo fiscale. Io ricordo che più di due anni fa proprio da Venezia, in un momento in cui ancora c'erano ancora molte difficoltà ed esitazioni a presentare la legge sul federalismo fiscale, dissi molto semplicemente che quello era oramai un dovere ineludibile di attuazione costituzionale. Sono molto contento che si sia andati avanti su quella strada, anche se è una strada non semplice e non presenta - come dire - conclusioni a brevissimo termine. È una costruzione - mi pare che su questo abbia messo l'accento il Presidente Chiamparino - da condurre con grandissima pazienza, tenacia, attenzione per le voci di tutte le istituzioni interessate. L' ANCI ha dato dei contributi e continuerà a darli in modo costruttivo perché si vada avanti su quella strada, ma si vada avanti con il massimo equilibrio e nella considerazione di tutti gli aspetti indispensabili perché l'attuazione del federalismo fiscale rafforzi l'efficienza, la solidarietà e l'unità del nostro Paese.

Parlo inoltre, come è ovvio, di problemi di crescita competitiva, sostenuta e continuativa della nostra economia e di problemi di rinnovamento sociale. Ora, vedete, siamo in un momento di grandissima turbolenza. Ogni volta mi si chiede che significato ha l'una parola o l'altra: sono un po' intercambiabili. È un problema di grandissima difficoltà e incertezza politica, è un problema anche di grande tensione che indubbiamente vede molte contrapposizioni e molte incognite. Però bisogna andare avanti in uno sforzo come quello che voi potete fare dando il vostro contributo di individuazione dei problemi da affrontare per il futuro del nostro Paese, e di prospettazione delle risposte, delle soluzioni possibili.

Ora io credo che la individuazione di problemi e di politiche non solo di breve ma di medio e di lungo termine abbia una sua oggettività. Credo che uno sforzo in questo senso si possa fare. E dico anche che mentre si possono ovviamente e liberamente prospettare soluzioni diverse, esse comunque debbano avere una dose forte di realismo e di credibilità, tenendo conto di vincoli e compatibilità ineludibili, perché quando, caro Sindaco e Presidente Chiamparino, lei dice nella relazione «Bisogna vedere di quanto è stata ridotta la spesa corrente al livello delle amministrazioni centrali o di grandi capitoli di spesa del bilancio dello Stato, mentre è stato fatto uno sforzo sensibile per ridurre la spesa corrente al livello dei comuni, degli enti locali», io aggiungo soltanto che questo significa che allora tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione devono essere capaci di indicazioni propositive su quali sono i settori, le voci delle spesa corrente pubblica al livello nazionale da tagliare; altrimenti è soltanto, come dire, un "rimpallarsi" questa responsabilità, uno sfuggire a esigenze che sono assolutamente ineludibili, da qualsiasi punto di vista si affrontino i problemi e si prospettino delle soluzioni.

Trovo molto interessante che nell'ANCI si riesca a dare dei contributi unitari nell'individuare i problemi e le strade, sia per le riforme istituzionali, a cominciare dal federalismo, sia per quello che riguarda la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. E non è un caso che questo avvenga nell' ANCI, perché qui veramente si vede che pesano meno le contrapposizioni pregiudiziali, che pesano meno le autosufficienze e gli arroccamenti di parte, e c'è di più il senso di questioni che interessano i cittadini nella loro collettività, di questioni che i cittadini possono e vogliono discutere e vogliono vedere avviate a soluzione.

Non siete i soli a fare questo: vorrei citare il fatto che da settimane è in corso un lavoro in cui sono impegnate tutte le parti sociali che sta producendo materiale di proposte proprio per quello che riguarda la individuazione dei problemi principali per lo sviluppo economico e sociale del Paese e per quello che riguarda le politiche da portare avanti.

Ebbene, io mi auguro che la continuità di questo sforzo di elaborazione, individuazione dei problemi e prospettazione delle scelte e delle soluzioni, sia salvaguardato anche in questa fase politica, per quanto sia una fase carica di conflittualità e di incertezze. Questo sforzo non deve venire meno perché chiunque è chiamato a governare ancora o è chiamato a governare nuovamente, dovrà fare i conti con queste necessità, con queste esigenze. E, quanto più si sarà preparato il terreno, tanto meglio sarà possibile veder governato il nostro Paese.

Voi avete parlato, il Presidente Chiamparino ha parlato, e tutti noi parliamo della necessità di progetti coraggiosi, innovativi e ambiziosi per la nostra società, per il futuro del nostro Paese. Io però vorrei dire, concludendo: vedete, mai come in questi giorni abbiamo sentito che fondamentali sono anche attente salvaguardie e "umili cure" per beni preziosi, per beni elementari: il nostro territorio, il nostro patrimonio storico-artistico. In questo senso il discorso che faccio qui e che farò domani in Veneto - vicino come sempre a queste popolazioni che hanno dato prove straordinarie e che meritano di essere sostenute - non è diverso dal discorso, o se volete dalla mia reazione che è stata una reazione immediata, spontanea, vedendo le immagini di quel che crollava a Pompei e sapendo che quelle immagini avrebbero fatto il giro del mondo. Come hanno fatto il giro del mondo anche le immagini di Vicenza - e Vicenza è qualcosa di molto importante nell'immaginario collettivo internazionale: è la città di Palladio - di quelle strade del centro di Vicenza invase dalle acque, che poi significa botteghe artigianali e negozi che devono chiudere, con grave rischio per l'occupazione e, innanzitutto, rischio perfino per la vita dei cittadini.

Ecco quel che volevo dire: benissimo, guardiamo avanti, diamoci progetti ambiziosi, innovativi, coraggiosi ma stiamo attenti a prestare le cure di cui ha bisogno il nostro territorio, il nostro patrimonio storico-artistico. È qualcosa che abbiamo ereditato dalla natura e dallo Stato, ed è qualcosa di prezioso che non abbiamo il diritto di lasciar deperire e decadere, guardando talvolta soltanto all'interesse particolare e dimenticando quello che va fatto quotidianamente per tenere in piedi questo nostro Paese, questo nostro territorio, questa nostra storia. Lo dico sapendo che le "umili cure" voi non le disdegnate perché, in fin dei conti - io sono stato per una vita in un'altra istituzione, il Parlamento, nella quale ho avuto molta fiducia e mi sono impegnato molto e credo anche di aver lavorato abbastanza - c'è poco da fare: nel complesso delle nostre istituzioni, spiccano i sindaci, uomini e donne, perché sanno cosa è la fatica del governare sul campo, quotidianamente, tenacemente vicino ai cittadini subendo l'urto dei problemi e dovendo rispondere a richieste a cui non possono sottrarsi.

Vi ringrazio per questo, per il contributo che date e che darete, ne sono convinto, ad uno sviluppo nuovo della nostra società e del nostro Paese nel segno della solidarietà e dell'unità, nel segno delle diversità e delle autonomie, come richiedono le riforme anche del nostro assetto istituzionale.