Bergamo 02/02/2011

Saluto del Presidente Napolitano in occasione dell'incontro con la redazione de "L'Eco di Bergamo"

La ringrazio molto, direttore, e le dico subito che vorrei sentire tutti i direttori di quotidiani - abbia o no occasione di incontrarli in visite come questa - usare gli stessi toni che ha usato lei, perché fanno riferimento ad un insieme di principi e di regole di comportamento che occorrerebbe tutti condividessero.

Sì, è vero, soprattutto in alcune occasioni come la Giornata dell'Informazione che ogni anno celebriamo in Quirinale, io torno sulla coppia, che dovrebbe essere davvero indissolubile: autonomia - o libertà - e responsabilità. A parole è anche possibile che tutti concordino lì per lì, però in effetti la scissione c'è, e c'è molto spesso. Convengo con lei: una deriva esiste.

Forse non è giusto, o è eccessivo, caricare sul giornalismo troppe responsabilità per quello che di negativo si è determinato nel costume generale del paese. Però, certamente il giornalismo non è solo una antenna molto sensibile, ma anche un fattore capace di influenzare, e non poco, nel bene e nel male. Poi, per giornalismo ormai non si intende solo il giornalismo della carta stampata, si intende anche il giornalismo televisivo, il giornalismo elettronico. Insomma, noi abbiamo molto spesso una informazione gridata . Altro che abbassare i toni: è una gara a chi grida di più. Una cosa che preoccupa è come molto spesso sia difficile sottrarsi - voglio esprimermi in questo modo comprensivo - ad una rincorsa perversa: non si sopporta, cioè, di reggere la concorrenza con chi grida di più, o con chi distorce o immiserisce di più l'informazione.Io poi seguo naturalmente anche un po' di informazione televisiva e vedo, ad esempio, che hanno finito per occupare uno spazio abnorme nei giornali televisivi le notizie di cronaca nera e di cronaca giudiziaria: hanno preso il posto di informazioni essenziali che finiscono per essere invece assenti, come le informazioni di politica internazionale. I fatti del mondo sono largamente sottaciuti nella nostra informazione, e non soltanto televisiva, perché anche sui quotidiani non c'è quello che ci dovrebbe essere di attenzione ad un mondo purtroppo molto turbolento, carico di tensioni, di conflitti e di sfide, di cui si dice poco, mentre, invece, occorrerebbe formare una consapevolezza diffusa della realtà mondiale e non solo della realtà italiana.

Sono molto lieto di visitare il vostro giornale per quello che rappresenta. Intanto perché sempre i giornali locali sono una ricchezza. E forse fa piacere anche essere in un quotidiano come il vostro in cui non si sentono troppe lamentele e allarmi per le sue sorti: questo è un giornale, mi pare, molto consapevole dei problemi che ha da risolvere, ma anche della forza che ha dietro di sé; e questa vostra forza è di essere radicati non semplicemente in un fedele pubblico di lettori, ma in una comunità, in un complesso patrimonio di valori morali, religiosi, civili che poi si cerca di tradurre nell'informazione quotidiana. In questo senso c'è un elemento di missione come dimostra anche la personalità di chi, per un così lungo periodo, ha diretto il vostro quotidiano; e qui c'è la garanzia di uno sviluppo che sicuramente continuerà ad esservi anche attraverso una crescente integrazione tra il quotidiano stampato e altre forme di trasmissione della vostra informazione.

Veramente confido che da un giornale come il vostro - e non temiate di essere soltanto una goccia nel gran mare di una informazione sregolata perché contano molto anche le gocce: ce ne fossero di più - venga un contributo controcorrente per invertire la tendenza, per tornare davvero ad una informazione più responsabile, più pacata, che sia parte di uno sforzo collettivo: perché ci sia, in generale, un clima civile, istituzionale e politico di maggiore correttezza, di maggiore misura e sobrietà.

Mi capita di dire che oramai è quasi impossibile su alcunché, nella sfera del dibattito politico, sentire giudizi misurati. Oramai i giudizi sono sempre estremizzati in un senso o nell'altro. Sembra che predicare il senso della misura sia frenare una naturale dialettica, ma la dialettica delle posizioni politiche e ideali, e anche la dialettica dei contrasti sociali, dei contrasti di ogni natura, non richiedono un sovrappiù di esasperazione che invece diventa ostacolo insuperabile per la soluzione dei problemi della collettività.

Io vi trasmetto questo incitamento, e innanzitutto vi trasmetto il vivissimo apprezzamento per lo sforzo che voi ogni giorno portate avanti, e per quello che rappresentate.