Berlino 25/02/2011

Incontro del Presidente Napolitano con la stampa all'Ambasciata d'Italia a Berlino.

Presidente, lei ieri ha ribadito la richiesta di una politica integrata europea di fronte a questa emergenza immigrazione fatta anche di risorse e di sostegno logistico, con riferimento anche al trasferimento di quote di immigrati. Ci sono stati incontri a livello ministeriale. Come giudica questi primi incontri e risposte alla richiesta italiana?

Io non ho parlato di trasferimento di profughi, di accoglienza o distribuzione di profughi sul territorio di altri paesi: ho messo l'accento sulla necessità di una azione comune secondo le linee indicate nel comunicato dei Ministri dell'Interno dei paesi mediterranei dell'UE.

La riunione che c'è stata tra i Ministri degli Interni di Italia, Francia, Spagna, Grecia e Cipro indica molte esigenze, compresa quella di un fondo di solidarietà: quindi sostegno, anche finanziario, per far fronte a un emergenza che non è un problema soltanto dell'Italia e nemmeno, voglio chiarire, soltanto dell'Italia e della Germania, perché non è che si chiede alla Germania di svolgere un particolare ruolo.

E' un problema di tutta l'Unione europea, e quindi bisogna discuterne nelle sedi appropriate. Ieri c'è stata anche una riunione dei Ministri dell'Interno di tutta l'Unione, non ne conosco i risultati. Ma so che stamattina c'è stata, ed è cosa importante, una dichiarazione comune del Ministro degli Esteri italiano, Frattini, e del Ministro degli Esteri tedesco, Westerwelle, che va nella giusta direzione.

Bisogna vedere poi quali saranno gli sviluppi della situazione soprattutto in Libia. Non siamo in grado di fare previsioni per quello che riguarda l'afflusso dei profughi, o di grandi masse di profughi come si può ipotizzare o si può temere. Per il momento quantificazioni sono del tutto premature, però è importante che ci sia un intervento più consistente dell'agenzia Frontex e questo l'ho già sottolineato.

Queste cose le abbiamo dette nella conferenza stampa insieme con il Presidente federale tedesco. Quindi, avendo letto qualche commento che parla di un appello mio caduto nel vuoto o di una porta chiusa, francamente non capisco da che cosa si desuma. Tra l'altro l'impegno a fronteggiare emergenze umanitarie da parte della Germania è stato chiaramente ribadito. Qui mi pare che non bisogna cedere ad allarmismi e vittimismi.

C'è anche una proposta franco-britannica che sarà discussa oggi a livello di Nazioni Unite che parla di sanzioni finanziarie, che parla di embargo totale di armi e fa riferimento anche all'ipotesi dell'incriminazione per reati contro l'umanità dei vertici libici: qual è la sua valutazione?

Non c'è dubbio che il luogo in cui discutere di sanzioni, affinché abbiano una base giuridica e un'efficacia adeguate, è precisamente l'ONU. E questo è detto nel comunicato Frattini-Westerwelle, poi ciascuno prenderà le sue posizioni.

L'Italia non ha mai posto veti, non ha mai espresso rifiuti a discutere anche di ipotesi di sanzioni. Però noi abbiamo una grossa questione, che è innanzitutto quella di garantire la sicurezza degli italiani e di tutti gli stranieri presenti in Libia: vedere quali misure adottare per poterli evacuare in caso di necessità - e mi pare che la necessità sia già scattata - e come ottenere la cessazione di violenze repressive, inammissibili e inaccettabili, e poi far seguire una transizione possibilmente ordinata verso un regime che riconosca diritti, libertà e collabori positivamente con l'Europa.

Quello che è importante è che da parte dell'Europa ci sia un forte messaggio politico di disponibilità e di impegno a cooperare per lo sviluppo dell'area del Mediterraneo, e anche un forte rinnovato impegno - e non è la prima volta che lo si prende - per una politica comune europea dell'immigrazione e dell'asilo.

Su quest'ultimo punto, il forte impegno dell'UE è però una strategia; qua si tratta di fronteggiare, un'emergenza. La sensazione è che ci sia un po' di attendismo da parte dell' UE, cioè che ci siano parole e impegni, ma non proprio la volontà fino in fondo.

Io credo che se pure questa volontà a portare avanti una politica euro mediterranea, e anche una politica comune dell'immigrazione e dell'asilo, sia finora scarseggiata, quello che sta accadendo rappresenta una scossa talmente forte, talmente brusca, da permettere di superare esitazioni e non solo attendismi, ma anche elusività e ambiguità del passato.