Ginevra 04/03/2011

Stralci dell'intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite

I diritti umani sono tuttora minacciati. Nuove emergenze stanno sorgendo, causate anche da difficoltà economiche, quale l'aumento del prezzo dei prodotti alimentari. Oggi i miei pensieri vanno specialmente alle sofferenze del popolo libico. "Lottiamo per la pace e una vera democrazia. Vogliamo che il mondo conosca la verità" è il messaggio che un italiano ha udito in questi giorni in Libia e ha riferito dopo essere stato evacuato da Misurata.

L'Italia sostiene pienamente l'appello del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un rapido superamento della tragedia libica. Per consenso, l'Assemblea Generale ha inviato a Tripoli un eloquente messaggio, sospendendo la Libia dal Consiglio per i Diritti Umani. Attendiamo che la Libia possa riprendere il suo posto in questo Organismo non appena il suo popolo e il suo Governo saranno in grado di rispettare gli standard e le condizioni necessari. Sosterremo qualunque sforzo volto a questo fine.
Innanzitutto e cosa più importante, la violenza contro il popolo libico è inaccettabile. Il Colonnello Gheddafi deve fermare ogni azione militare diretta contro il suo proprio popolo.
Lo scontento popolare, ovunque si manifesti, deve essere affrontato attraverso gli strumenti del dialogo e la buona volontà politica.

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I diritti civili, politici, economici e sociali sono interconnessi, e la loro realizzazione può avvenire solo garantendoli insieme. (...)
I recenti eventi, tuttora in via di svolgimento, smentiscono l'idea che la stabilità interna, regionale o internazionale, possa essere mantenuta senza rispettare i diritti umani fondamentali e senza assicurare lo stato di diritto. (...)
In un mondo interdipendente nessuno può più costruire muri, evitare il movimento delle persone e limitare la circolazione delle idee. Questo vale anche per l'idea che si debbano rispettare e proteggere i diritti umani. Gli standard fondamentali sono destinati ad innalzarsi e ad essere sempre più soggetti a verifica internazionale. Tecnologie di facile acceso stanno già determinando maggiore pressione sui governi e le Autorità affinché essi si comportino secondo standard internazionalmente accettabili.

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I recenti, tristi eventi nel Mediterraneo dimostrano che la UE deve portare a termine il compito di realizzare uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia, definendo - tra l'altro - regole migliori su diritto d'asilo e protezione dei rifugiati. La gestione della frontiera della UE non può essere lasciata ai singoli Stati membri: non è la frontiera di un Paese, è la frontiera dell'Europa.
Le società che accettano e promuovono la diversità culturale sono meglio preparate all'ambiente in continua evoluzione che dobbiamo affrontare nel mondo attuale. Al contrario, barriere e discriminazione portano isolamento e declino.
Da questo punto di vista la lotta contro tutte le forme di razzismo, discriminazione, xenofobia e simili intolleranze non è solo una obbligazione internazionale ma anche la migliore risposta nell'interesse comune dell'umanità.
L'Italia - fino a tempi recenti un Paese di emigrazione - è stata esposta negli ultimi anni a massicci flussi di migranti. Nell'ultimo decennio gli immigrati residenti in Italia sono cresciuti di circa il 250%, raggiungendo il 7% della popolazione italiana complessiva. Essi sono una forza positiva nella nostra società. Essi costituiscono una risorsa lavorativa essenziale per l'economia italiana, ampliano il respiro della nostra società e contribuiscono in proporzione rilevante alla crescita materiale e culturale del nostro Paese in tutte le sue componenti. L'opportunità di partecipare pienamente alla vita sociale, economica e culturale, rispettando le regole del nostro stato di diritto, rappresenta la chiave del successo della loro integrazione. E' essenziale facilitare mutualmente questo processo promuovendo una politica complessiva di integrazione.

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Mentre le nostre società e Nazioni divengono interconnesse, la liberta' religiosa diviene un faro di speranza e potente rassicurazione per tutte le minoranze. Essa garantisce l'identità e la sicurezza di se'. Elimina la percezione dell'ostilita' e delle minacce. E' dunque essenziale rifiutare tutte le forme di intolleranza religiosa e discriminazione. (...) Sono profondamente scioccato e sgomento per il recente assassinio del Ministro pakistano per le minoranze, Shabbaz Bhatti. Consentitemi di aggiungere le mie personali profonde condoglianze al popolo pakistano e alla sua famiglia per la tragica perdita di un forte alfiere delle minoranze.
Gruppi vulnerabili, come le comunità cristiane in alcuni Paesi, richiedono speciale protezione.

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Quando, sperabilmente molto presto, i Paesi interessati dalle attuali ribellioni intraprenderanno la via verso la ripresa e la ricostruzione, ci sara' bisogno di giustizia, ricomposizione e conciliazione nazionale. Un processo di ricostruzione istituzionale che attenderà allora i popoli liberati e i loro nuovi Governi democratici. La fase successiva potrebbe avere molte ombre, ma sara' comunque cruciale per tutti i Paesi coinvolti. E' indispensabile per i nuovi Governi cominciare con il piede giusto per quanto concerne i diritti umani e lo stato di diritto. E' anche nel loro interesse: buoni risultati iniziali in questo settore sarebbero la base della legittimità e rafforzerebbero la credibilità internazionale. (...)