Questi i principali argomenti affrontati dal Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, nella introduzione della terza sessione plenaria dell'incontro multilaterale dei Capi di Stato "Uniti per l'Europa" sul tema "EU 2020" svoltosi a Budapest.
Non abbiamo molto tempo per rinnovare e riaffermare il ruolo dell'Unione Europea nel mondo.
Il 2020 e' dietro l'angolo. Occorre affrontare nuove e complesse sfide con autentico spirito europeo evitando meschinità nazionali e illusioni di autosufficienza.
La sfida della stabilità
Le decisioni del Consiglio Europeo creano gli strumenti per tutelare la stabilità finanziaria dell'Euro. La riduzione del debito pubblico e' indispensabile per rilanciare la crescita insieme all'innovazione con investimenti nel futuro. Si richiede, dunque, trasparenza e disciplina; convergenza e solidarietà.
La sfida del ritorno alla crescita
I sacrifici debbono essere funzionali alla crescita. Bisogna ridare fiducia ai giovani e puntare sull'innovazione con concretezza, evitando di cadere nella retorica, per garantire stabilità finanziaria e capacità di competere nel mondo. Non e' stato fatto abbastanza nella maggior parte dei paesi per realizzare gli obbiettivi della Strategia di Lisbona investendo in sapere e innovazione. Occorre seguire, ora, l'approccio proposto dal rapporto di Mario Monti alla Commissione europea: un patto tra l'approfondimento del mercato unico e la sicurezza sociale; tra la flessibilità e il welfare.
La sfida della sicurezza comune
Il Trattato di Lisbona ha creato gli strumenti (SAE) per una politica estera e di sicurezza comune. La crisi libica ha però mostrato scarsa capacità di parlare con una voce unica. Non si possono improvvisare risposte europee quando scoppiano delle crisi: occorre un'analisi comune a monte.
La sfida dell'immigrazione e dell'integrazione
Il declino demografico dell'Europa e' reso evidente dal dato di 2 milioni di over 60 anni ogni anno, a cospetto dell'arrivo di 1-2 milioni di cittadini, soprattutto giovani, extracomunitari. Non c'e' dunque alternativa all'accoglienza di immigrati regolari ed all'integrazione. E dobbiamo considerare il multiculturalismo qualcosa di più della tolleranza. L'Italia, paese di emigrati, oggi conosce il fenomeno dell'immigrazione, con un salto dal 2 al 7% della popolazione residente in 10 anni. Ma e' per tutti che occorre una politica europea in questo campo. Occorre dare contenuti a una politica estera e di sicurezza comune anche cooperando effettivamente allo sviluppo dei paesi della sponda sud del Mediterraneo.
Nessuno può farcela da solo nel mondo globalizzato: l'Europa ha bisogno di più unità e integrazione.