Desidero innanzitutto esprimere ancora una volta, e con sincera emozione, la mia riconoscenza alla Fondazione Dan David per il premio che mi è stato attribuito e per la sua motivazione. E' per me di grande significato il fatto che sia un'istituzione israeliana - sorta per iniziativa del signor Dan David, amico dell'Italia come di Israele - a riconoscere e premiare il mio impegno per il rafforzamento dei valori e delle istituzioni democratiche in Italia e in Europa. Esso è stato l'impegno di una vita, avendo io speso 43 anni come membro del Parlamento italiano, per dieci legislature, e come membro del Parlamento europeo, in due legislature.
Nel 1997 fu conferito ad Hannover in Germania il premio Leibniz Ring alla mia persona per il rilevante contributo dato - con "l'opera di tutta una vita" (cito) - "all'integrazione del suo paese nell'Unione Europea e all'integrazione del suo partito nella democrazia parlamentare". Ma l'assegnazione del Dan David Prize assume ai miei occhi un valore speciale, perché si richiama alla singolare esperienza e autorità di uno Stato nato e sviluppatosi come democrazia parlamentare nella difficile regione del Medio Oriente, così lontana dalle tradizioni politiche e statuali dell'Europa e dell'America del Nord.
L'importanza - di cui sono stato e sono convinto assertore - dell'esistenza e della sicurezza dello Stato di Israele fa tutt'uno con l'importanza che ha presentato fin dall'inizio e che tuttora presenta il suo sistema di democrazia parlamentare come punto di riferimento per l'intero Medio Oriente.
Anche se come non solo dice la categoria del Premio Dan David generosamente assegnatomi, ma dice la legge oggettiva dell'età, la mia persona e azione si colloca nella "dimensione del tempo passato", non mi sottraggo alla responsabilità che ancora mi spetta esercitare operando e pensando per l'ulteriore "marcia della democrazia".
Mi compete di certo la responsabilità di operare come Presidente della Repubblica italiana per il consolidamento della democrazia rinata nel mio paese più di sessant'anni fa grazie alla lotta contro il fascismo, alla Resistenza e alla vittoria della coalizione antinazista nella seconda guerra mondiale. La democrazia, neppure se sia stata ricostruita come in Italia sulle forti basi di una moderna Costituzione, può considerarsi compiuta e vitale una volta per tutte. Essa richiede attente cure, verifiche critiche, riforme se necessario e comunque nuovi sviluppi in rapporto al mutare dei tempi e delle esigenze. E' mio dovere adoperarmi perché in questo senso si esprima in Italia uno sforzo condiviso.
Ma l'impegno per la democrazia non può restringersi in un orizzonte nazionale. E' essenziale che dall'Italia come da tutti gli Stati membri dell'Unione Europea si contribuisca a rafforzare e fare avanzare i valori e le istituzioni che caratterizzano l'integrazione dell'Europa oggi a 27 come grande esperienza di democrazia comunitaria e sovranazionale. A questo fine vanno decisamente arricchite le possibilità - attraverso canali efficaci - di partecipazione dei cittadini al processo di formazione degli orientamenti e delle decisioni dell'Unione, vanno garantite la trasparenza e la affidabilità delle istituzioni dell'Unione, nel loro rapporto con le opinioni pubbliche e con le istituzioni rappresentative nazionali.
E nello stesso tempo l'Europa unita deve interrogarsi sul modo in cui favorire la causa della libertà, il rispetto dei diritti umani, l'aspirazione a forme di governo democratiche nel mondo arabo, a cominciare da quei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente in cui si sono venute manifestando forti domande di cambiamento e di giustizia. Contribuire a far sì che questi movimenti dal basso, la cui guida e le cui mete appaiono ancora profondamente incerte, evolvano in una marcia verso la democrazia e verso la pace in questa parte del mondo, è interesse comune dell'Italia, di Israele, dell'Europa, dell'intera comunità internazionale. E' loro interesse comune e deve diventare loro impegno comune.
Ancora grazie.
Tel Aviv 15/05/2011