Palazzo del Quirinale 20/03/2012

Dichiarazioni alla stampa del Presidente Napolitano al termine dei colloqui con il Presidente della Repubblica di Malta, George Abela.

Sono stato molto lieto di accogliere questa mattina il Presidente dell'amica Repubblica di Malta, e sono stato contento che egli abbia potuto restituire la visita di Stato che, su suo invito, avevo compiuto di recente nell'isola sotto tanti aspetti così cara e alla quale l'Italia è profondamente legata.

Abbiamo avuto modo di verificare ancora una volta l'eccellente qualità, profondità e molteplicità delle relazioni tra i nostri due paesi. Proprio da ultimo ci siamo soffermati sugli aspetti delle relazioni culturali che certamente non è un aspetto secondario dato il patrimonio storico-culturale di cui sono ricche sia l'Italia che Malta, e le tante connessioni che risulteranno anche da un'iniziativa qui a Roma dedicata all'arte maltese. Possiamo ben dire che l'interconnessione tra i nostri due paesi, proprio nel campo della vita culturale, esiste nei secoli.

Abbiamo innanzitutto confrontato le nostre opinioni sugli sviluppi dell'integrazione europea, il processo e il forum multilaterale in cui siamo più strettamente impegnati da quando Malta è divenuta Stato membro dell'Unione europea con il convinto sostegno dell'Italia: io ho sempre guardato positivamente a questa possibilità, a questa prospettiva.

Sappiamo che Malta, anche in difficili circostanze economiche mondiali, sta reggendo bene la prova, sta sviluppando alcuni suoi settori di eccellenza dal punto di vista economico e anche occupazionale, e abbiamo convenuto sull'importanza dei nuovi risultati ottenuti in sede europea, in modo particolare con l'ultimo Consiglio del 1° marzo e la firma - naturalmente non è mancata la sottoscrizione da parte di Malta - dell'accordo intergovernativo chiamato fiscal compact. Siamo anche d'accordo sulla necessità di dare adesso la massima attenzione ai problemi della crescita economica in Europa e di tutte le misure di integrazione che si renderanno necessarie non solo nel campo delle politiche fiscali o di bilancio quali sono state appunto definite nell'accordo sul fiscal compact, ma anche nel campo delle politiche economiche e di varie politiche di settore.

Non abbiamo trascurato di considerare in questo quadro anche gli sviluppi della politica di immigrazione europea che riteniamo debba essere sempre di più una politica davvero solidale. Sentiamo, specificamente Italia e Malta, il bisogno di questa visione comune solidale, di questo impegno collettivo dell'Unione europea, essendo noi il fianco più esposto a flussi migratori provenienti soprattutto dalla sponda sud del Mediterraneo.

Naturalmente guardiamo con particolare interesee alla sponda sud del Mediterraneo, e in particolare a quello che è stato di recente il grande moto rivoluzionario ed evolutivo dei paesi arabi, perché siamo convinti che un'affermazione della causa dei diritti umani e l'apertura di nuovi sentieri verso la democrazia in paesi come la Libia, la Tunisia, l'Egitto sia essenziale per garantire stabilità e sviluppo in quest'area cruciale per i nostri due paesi, e anche cruciale sul piano mondiale.

Con questo spirito abbiamo espresso compiacimento per la partecipazione dell'Italia e di Malta a esercizi significativi di carattere politico-diplomatico come le riunioni a 5+5 ; sono presenti e partecipano a quei colloqui anche i Ministri degli esteri italiano e maltese. Si è parlato del prossimo importante incontro, con la formula del 5+5, che avrà luogo proprio a Malta che ne riassume dopo parecchi anni la presidenza di turno. Insomma abbiamo un programma di rafforzamento delle relazioni tra i nostri due paesi e di rafforzamento dell'impegno comune dei fori multilaterali che possiamo considerare altamente soddisfacente. E, in questo clima, proseguirà la visita del Presidente Abela nel nostro paese.

Il Presidente risponde alle domande dei giornalisti

Fiorella Pace - Televisione nazionale maltese
Cosa ne pensa delle misure di austerità prese in seguito alla crisi nell'eurozona?

Presidente
Le misure che vengono definite abitualmente di austerità sono state imposte da una situazione molto delicata, quale la crisi nell'eurozona del debito sovrano. Naturalmente, se noi pensiamo ad una crisi finanziaria globale e alle sue ricadute sull'economia anche in Europa, dobbiamo cogliere cause e dimensioni molteplici, e non soltanto quella della crisi o della esplosione del debito sovrano. Però, certamente questo è diventato un punto dolente, un punto di emergenza vera e propria, sia per i paesi che avevano nel passato accumulato degli stock di debito pubblico pesanti come l'Italia, sia per i paesi che hanno accumulato di recente, proprio per far fronte alla crisi del 2008 e anni seguenti, dei debiti pubblici senza precedenti. Quindi, questa è stata un'esigenza ineludibile, non si poteva prescindere da misure volte al contenimento dei deficit di bilancio, alla riduzione dei debiti pubblici. Possiamo chiamarle misure di austerità perché hanno comportato, senza dubbio, tagli nella spesa pubblica, e hanno comportato anche aggravi fiscali e misure di riforma non prive di conseguenze abbastanza delicate, come per esempio le misure di riforma delle pensioni come quelle che sono state adottate in Italia.
Bisogna proseguire su questa strada, non c'è possibilità di uscire dal sentiero più virtuoso e responsabile che abbiamo imboccato. E l'accordo internazionale che è stato sottoscritto il 1° marzo questo significa: noi ci impegniamo ad avere, in linea di massima e con impegni precisi anche nelle nostre Costituzioni, il bilancio in pareggio anno per anno. Non possiamo, quindi, che continuare questo percorso. Nello stesso tempo siamo perfettamente consapevoli del fatto che l'abbattimento della spesa pubblica, dei debiti pubblici e i tagli di bilancio hanno delle conseguenze di carattere recessivo sull'economia. Quindi bisogna, nello stesso tempo, porci in modo serio il problema di politiche volte alla crescita, alla crescita della nostra economia anche sotto il profilo dell'occupazione e, in special modo, dell'occupazione dei giovani.

Queste politiche richiedono anche uno sviluppo conseguente del mercato unico europeo. In questo senso l'Italia sta cercando di dare un contributo, anche grazie al fatto che il Presidente del Consiglio italiano è stato tra i più convinti sostenitori della necessità di uno sviluppo e di un approfondimento conseguente del mercato unico. In questo senso aveva elaborato - in una diversa veste, non da uomo di governo - un importante rapporto per il Presidente della Commissione europea che poi fu trasformato in un vero e proprio atto comunitario. Questo è l'orizzonte in cui ci muoviamo sapendo che il 2012 già è e sarà un anno difficile per le nostre economie. Per alcune di più, per altre di meno, siamo lieti che sarà meno difficile per l'economia maltese di quanto sarà per l'economia italiana.

Fabrizio Finzi - Ansa
Immigrazione e politica solidale europea: difficoltà a raggiungere dei risultati. Adesso c'è l'estate, i flussi aumentano. Come Italia e Malta intendono reagire e come si vogliono regolare sulla politica dei respingimenti?

Presidente
E' verissimo che una politica comune europea di immigrazione è da lungo tempo attesa. Ci sono stati vari tentativi, vi sono stati anche progressi e passi avanti (voglio ricordare per esempio il significativo passo costituito dalla creazione dell'Agenzia Frontex per vigilare insieme sulle frontiere comuni dell'Unione europea), però c'è ritardo, c'è incertezza, ci sono divergenze, e bisogna cercare di superare questo relativo stallo.

Penso che dobbiamo nello stesso tempo impegnarci, Italia e Malta, nelle appropriate sedi comunitarie.

Naturalmente, dato che si parla di estate e di flussi ulteriori di carattere migratorio verso le nostre coste, bisogna sempre non dimenticare che c'è una distinzione fondamentale tra il tema della immigrazione e il tema dell'asilo: quando sbarcano - perché siamo entrambi paesi che hanno frontiere sul mare - i disperati che arrivano con ogni mezzo, in modo particolare dalla sponda sud del Mediterraneo, e noi ci troviamo di fronte a delle persone che hanno titolo a chiedere asilo, ai sensi della legislazione sull'asilo che è propria di ogni singolo paese e che ha alcune fondamentali norme comuni a livello europeo, è chiaro che bisogna fare accertamenti seri, anche severi e rapidi ma non c'è dubbio sul fatto che bisogna dare lo status di rifugiati e, quindi, ospitalità e mezzi di sostentamento a coloro che dimostrino di averne titolo.

Per quello che riguarda l'immigrazione per motivi economici, il discorso è completamente diverso. Noi vogliamo che questa immigrazione nei nostri paesi europei - che oltretutto è una immigrazione di forza lavoro di cui i nostri paesi hanno bisogno - si svolga lungo canali legali. Siamo per favorire, sulla base di determinate leggi e possibilità che noi abbiamo ispirato anni fa un po' con la tecnica delle quote, per favorire l'arrivo di immigranti legali che possano trovare collocazione in settori dell'attività produttiva e delle attività civili e sociali nei quali ce ne è bisogno nel nostro paese.

Quelli che arrivano senza alcun titolo debbono poter essere respinti. Lo sono attualmente sulla base della legislazione vigente in Italia; questo, però, presuppone un forte impegno di collaborazione con i paesi di provenienza. Gli accordi di riammissione che si sono riusciti a fare tra l'Italia e molti paesi della sponda sud del Mediterraneo possono effettivamente rappresentare un deterrente anche allo sfruttamento criminale che si fa abitualmente di questa spinta disperata ad arrivare in Italia e, attraverso l'Italia, in Europa.

Sia l'Italia che Malta sono luoghi di approdo in Europa. Naturalmente la differenza è evidente dal punto di vista delle dimensioni, per quello che rappresenta Malta e per quello che rappresenta l'Italia, e anche le possibilità di assorbimento delle rispettive economie e dei rispettivi sistemi sociali. Siamo entrambi esposti, e c'è qualcosa di casuale nel dirigersi di una imbarcazione verso Malta o verso la Sicilia. Penso che ci vuole molta collaborazione tra i nostri due paesi. Non ci dobbiamo rimbalzare il problema tra Italia e Malta: dobbiamo affrontarlo sulla base di accordi di collaborazione tra noi e con i paesi di provenienza, e dobbiamo essere solidali e fermi nel sollecitare una politica comune dell'Unione europea.