Roma 16/05/2012

Intervista del Presidente Napolitano al settimanale tunisino 'Réalités' pubblicata con il titolo "La Tunisia evolve nella giusta direzione"

A più di un anno dalla rivoluzione e quasi tre mesi dopo le prime elezioni libere, democratiche e trasparenti, che sguardo volge alla Tunisia?

Il popolo tunisino ha preso in mano il suo destino verso una società democratica e pluralista e di ciò può essere orgoglioso. Le libere elezioni di un'Assemblea Costituente hanno aperto la strada alla scelta di un modello istituzionale rappresentativo attraverso un dibattito approfondito e trasparente. La società civile tunisina uscita dalla rivoluzione, non condizionata da divisioni etniche e confessionali, intende difendere le libertà faticosamente conquistate. La Tunisia si muove sulla strada giusta, aiutata da una geografia favorevole, sorretta da un capitale umano qualificato, capace di uno sviluppo economico consistente e condiviso. Malgrado gli inevitabili passaggi difficili ancora da attraversare, il Paese può diventare un esempio per i popoli mediterranei e medio-orientali che si sono liberati dal giogo di regimi autoritari.

Come definirebbe le relazioni tra i nostri due Paesi dal 14 gennaio?

Nell'ultimo anno Italia e Tunisia hanno gettato le basi per un salto di qualità nel rapporto bilaterale attraverso un vero "partenariato strategico" e relazioni economiche più intense. Negli ultimi mesi numerosi esponenti del governo italiano si sono recati a Tunisi e diversi esponenti tunisini di governo sono venuti nel nostro Paese. Ricordo in particolare l'incontro da me avuto a Roma il 15 marzo scorso con il Primo ministro Jebali, con il quale ho constatato un'ampia convergenza sui principali temi internazionali e bilaterali; appena due mesi dopo mi reco a Tunisi. L'Italia incoraggia lo spirito di libertà e di democrazia che si respira oggi in Tunisia. Possiamo trovare vantaggi reciproci nel rilancio dell'economia tunisina attraverso progetti infrastrutturali e investimenti che rappresentino una spinta all'occupazione; energia, trasporti, turismo, sviluppo delle piccole e medie imprese sono settori in cui siamo pronti a impegnarci. Il motore economico rafforzerà ulteriormente il legame fra i nostri due Paesi che - mi preme ricordare - è molto antico e fondato su un'affinità secolare che ha come perenne trait d'union il Mare Mediterraneo: mare di tutti i Paesi che si affacciano sule sue sponde, a Nord come a Sud.

Può dirsi attuale, o almeno ancora possibile, la solidarietà con una Tunisia che ha bisogno di essere sostenuta, alla luce della crisi che l'Europa in generale e l'Italia in particolare sono chiamate ad affrontare?

La crisi in Europa ci sprona a rafforzare i legami con la sponda Sud del Mediterraneo. Non mi stanco di ripeterlo, specie ai partner europei a Nord delle Alpi: le fortune dell'Europa, di tutta l'Europa, nascono e prosperano insieme con quelle del Mediterraneo. Sta all'Unione Europea mobilitare volontà politica e risorse per sostenere la stabilizzazione di paesi come la Tunisia. Non si tratta di partire da zero, specie per l'Italia: siamo già presenti e la positiva evoluzione politica del vostro Paese non potrà che stimolare l'interesse delle imprese italiane. Vediamo nella Tunisia un partner in settori importanti della nostra economia e un ponte verso nuovi mercati. Possiamo superare la crisi e crescere insieme.

Dallo scorso anno, la questione dell'immigrazione clandestina ritorna in modo ricorrente su entrambe le sponde del Mediterraneo. Come trattare, secondo Lei, questo fenomeno dall'impatto umano disastroso?

Da tempo cooperiamo efficacemente in materia di immigrazione clandestina, e abbiamo continuato a farlo anche in periodi obbiettivamente difficili. Il dialogo tra le autorità dei due Paesi abbraccia non soltanto la prevenzione dei flussi clandestini, ma anche l'integrazione degli immigrati regolari nella società italiana. Negli ultimi decenni, il patrimonio umano - e l'apporto economico - derivante dall'inserimento di immigrati dalla Tunisia e da altri Paesi mediterranei ha arricchito il nostro tessuto sociale e culturale. L'accordo bilaterale dell'aprile del 2011, raggiunto in un momento critico dei flussi clandestini, ha segnato un punto di svolta nell'emergenza che stavamo affrontando. Lo abbiamo molto apprezzato. Oggi, abbiamo ripreso contatti bilaterali approfonditi che ci permetteranno di raggiungere nuove intese di reciproca soddisfazione.

L'Italia stessa ha conosciuto la dittatura fascista, una transizione, e poi la democrazia. Quali insegnamenti ne hanno tratto gli italiani?

Ricordo bene l'atmosfera che si respirava in Italia dopo la caduta del fascismo e la liberazione del Paese: un'atmosfera di grande fiducia in noi stessi nonostante immense difficoltà. La democrazia e lo Stato di diritto hanno liberato potenzialità enormi - anche grazie all'aiuto esterno del Piano Marshall - che in qualche decennio hanno portato l'Italia nel novero dei Paesi più industrializzati del mondo. Oggi la Tunisia, libera da una camicia di forza autoritaria e corrotta, può guardare al futuro con fiducia e con ottimismo. L'Italia e l'Europa la sosterranno con investimenti e tecnologie che consentano all'imprenditoria tunisina locale di essere sempre più forte e autosufficiente.

La Tunisia sta redigendo attualmente la sua Costituzione. Tra i tanti temi dibattuti ve n'è uno ben conosciuto in Italia, quello del rapporto tra la religione (nella fattispecie, la Chiesa in Italia) e lo Stato. Come ha risolto questa equazione il suo Paese? Qual è la Sua opinione al riguardo?

La separazione fra Stato e Chiesa è uno dei cardini su cui fu costruita l'Italia unitaria, fin dal 1861. I rapporti fra Stato italiano e Santa Sede furono poi regolati dai Patti Lateranensi nel 1929; dopo il fascismo e la guerra, l'Italia democratica non rigettò quei Patti, ne riconobbe la portata; essi furono successivamente rinnovati, nel 1984, e costituiscono l'ossatura del rapporto bilaterale con la Santa Sede. La Costituzione del 1948 rappresentò per l'Italia un importante punto di arrivo, rispetto ad un processo secolare che aveva visto in Europa innumerevoli conflitti religiosi di varia natura. Gli articoli 3 e 8 della nostra Costituzione garantiscono rispettivamente che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», e che «tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge».
Credo che la soluzione vada ricercata attraverso il consenso di tutti i settori della società. Mi sembra che il principale partito tunisino - Ennhadha - abbia avviato con le altre forze politiche un importante dibattito su come conciliare sentimento religioso e cultura civile, fede e laicità: mi auguro che tale dibattito possa trovare una sintesi in modo sereno e costruttivo, che nel Mediterraneo si affermi una libertà di culto rispettosa dei sentimenti prevalenti nella popolazione, nel rispetto della libertà religiosa e del pluralismo religioso.

Circa 3.000 italiani risiedono attualmente in una Tunisia che naviga a vista verso un nuovo destino. Quale messaggio desidera rivolgere loro?

Avere fiducia nel futuro. La fase più incerta è passata; si tratta ora di rimboccarsi le maniche e lavorare per l'avvenire di un Paese come la Tunisia che ha tutte le carte in regola per crescere e assicurare il più diffuso benessere. A dare questo segnale contribuisce la stessa permanenza dei nostri imprenditori, rimasti qui anche nei momenti difficili immediatamente successivi alla rivoluzione. Come tutti gli altri connazionali residenti, essi hanno sempre vissuto in un clima di grande fratellanza ed armonia con il popolo tunisino e, durante la rivoluzione, si sono sentiti rassicurati anche dal plurisecolare rapporto di amicizia che ci lega. Gli italiani residenti in Tunisia e le altre migliaia di imprenditori e tecnici italiani che in Tunisia si recano con regolarità sanno bene quali siano le potenzialità del Paese. A loro va il mio incoraggiamento a continuare il loro lavoro, insieme con l'assicurazione che l'Italia è orgogliosa per quanto essi stanno facendo - in condizioni spesso particolarmente impegnative - ed è loro vicina.