Signor Presidente, caro amico,
il calore e le schiette espressioni di amicizia con cui siamo stati accolti a Lubiana da Lei e dalla Signora Türk ci hanno dato il senso di una stretta continuità con la graditissima visita di Stato da Lei effettuata in Italia l'anno scorso : a conferma delle relazioni fitte e cordiali esistenti tra i nostri due Paesi, e a coronamento delle numerose occasioni d'incontro con Lei durante il mio settennato di Presidente. La mia ultima visita qui risale ad appena un anno fa. Fui allora lieto di unirmi a Lei per le celebrazioni del ventennale dell'indipendenza slovena, poco dopo averLa avuta a Roma per il Centocinquantenario dell'Unità d'Italia. Oggi torno per la prima visita di Stato di un Presidente della Repubblica italiana nella Repubblica di Slovenia. E, mi permetta di aggiungere, le condizioni favorevoli e il clima eccellente in cui tale visita si svolge devono molto alla Sua visione positiva e lungimirante del comune futuro europeo della Slovenia, dell'Italia, dei Balcani e dell'Adriatico.
Su questa base, si è instaurato tra di noi un solido rapporto di reciproca stima e simpatia. Lo abbiamo verificato anche nei fori multilaterali ai quali abbiamo partecipato insieme. Attraverso ripetuti incontri abbiamo compiuto un cammino decisivo per la completa riconciliazione tra i nostri popoli, voltando risolutamente le spalle alle pagine tragiche che oscurarono la nostra storia.
Corrono ormai le lancette dell'orologio del mio ultimo anno di mandato. Ebbene, l'essere riuscito a rinnovare lo spirito che anima il rapporto fra i nostri due popoli, liberandolo dalla schiavitù del passato per nutrirlo di fiducia nel futuro, è un risultato del quale sono particolarmente orgoglioso. Abbiamo raggiunto insieme, e insieme al Presidente croato Josipovič, questo storico traguardo. Mi permetta di rievocare il concerto di Trieste nel luglio 2010 - solo due anni orsono : avverto ancora le emozioni profonde e l'empatia che la visita a luoghi simbolici di quella città e poi quella magica serata ci hanno trasmesso. Nel percorrere questa strada di riconciliazione e rinnovamento, ho sempre molto apprezzato, caro Presidente Türk, il suo contributo politico e culturale, rilevando tra l'altro con mio personale compiacimento, come componente della sua formazione di studioso e di statista, l'attenzione per la scuola italiana di diritto internazionale.
La vicinanza fisica, le affinità culturali, il continuo movimento di genti travalicano l'artificialità dei confini. Eppure, come scrive Claudio Magris, profondo conoscitore delle frontiere della Mitteleuropa "l'identità nelle aree di confine certamente è fragile e questa fragilità porta qualcuno nelle nostre terre ad accentuarla, ad esaltarla, ad una continua messa in scena che io trovo molto pericolosa. ... Insomma, il vero modo di vivere correttamente l'identità sarebbe quello di viverla spontaneamente e poi dimenticarla", per ritrovare matrici comuni in un dialogo tra le nazioni e sovranazionale. Questo, in essenza, è il nostro comune futuro europeo. Nell'Europa multi-linguistica e multi-etnica in cui si iscrivono le nostre rispettive identità nazionali, il confine si trasforma in una linea di congiunzione, che esalta le complementarietà e i reciproci arricchimenti.
Festeggiamo quest'anno venti anni di relazioni diplomatiche fra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Slovenia, le abbiamo viste continuamente rinsaldarsi nell'appartenenza comune al più ampio spazio europeo ed euro-atlantico. È questa la dimensione in cui abbiamo il dovere di costruire una ancora più intensa collaborazione, guardando al futuro e alle aspirazioni delle nuove generazioni.
Signor Presidente,
insieme abbiamo ripetutamente affermato la disponibilità a rivisitare le problematiche delle minoranze nazionali - la comunità italiana in Slovenia e la comunità slovena in Italia - affinché si faccia tutto il necessario per migliorarne le condizioni e per assicurarne la piena integrazione nel Paesi in cui vivono, nel rispetto della loro identità e delle loro tradizioni. La loro presenza costituisce un vero serbatoio di ricchezza e un prezioso fattore di dinamismo, non solo sotto il profilo culturale, ma anche in campo economico e commerciale, in una fase in cui chiediamo ai nostri sistemi produttivi di sviluppare maggiore competitività su scala globale.
Nel contesto della crisi economica e finanziaria che ha investito l'Eurozona, Italia e Slovenia condividono la necessità di proseguire con determinazione nel difficile cammino di risanamento dei conti pubblici e di riforme strutturali, congiungendovi scelte essenziali per la ripresa e per la crescita. Abbiamo bisogno di un'Unione Europea più coesa e più determinata, capace di affrontare la crisi con la necessaria autorevolezza, e di offrire una prospettiva a cittadini disorientati e senza saldi punti di riferimento per il futuro dell'Europa. Il messaggio del Consiglio Europeo di fine giugno ha dato un forte e chiaro messaggio in questo senso. Slovenia e Italia hanno contribuito attivamente a questo risultato, cui occorre ora dare subito un concreto seguito attuativo. E soprattutto bisogna innestarvi un processo di risoluto avanzamento verso una Unione politica a vocazione federale.
Stabilità, sicurezza e prosperità sono i parametri di riferimento della nostra visione dei rapporti internazionali, che pone al centro la tutela dei nostri valori fondamentali, della libertà e della democrazia, del ripudio della violenza e di ogni discriminazione etnica o religiosa. In nome di questi valori, le Forze Armate dei nostri due Paesi sono impegnate fianco a fianco in missioni internazionali di pace, oltre ad avere messo in campo forme avanzate di collaborazione bilaterale e transfrontaliera.
Sul piano economico come su quello culturale, Signor Presidente, abbiamo visto svilupparsi una fitta rete di legami interattivi alimentati dalla contiguità geografica e da sincera comprensione. La comune sensibilità nei confronti dei Paesi dei Balcani occidentali ha dato vita a forme di fruttuosa cooperazione anche nell'ambito dell'Iniziativa Adriatico-Ionica, embrione della nuova Macroregione europea, che auspichiamo possa configurarsi durante la Presidenza di turno slovena.
Nel segno di questa forte consonanza di aspirazioni e di obiettivi, che in tanti campi sta dando seguito al comune proposito di cooperazione sempre più intensa fra i nostri due Paesi, alzo il calice per brindare all'amicizia tra Slovenia e Italia e alla prosperità, augurando a Lei, alla Sua consorte e a tutti i presenti serenità e successo.
Lubiana 10/07/2012