Palazzo del Quirinale 18/09/2012

Dichiarazione e risposte alla stampa del Presidente Napolitano in occasione dell'incontro con il Presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus

Abbiamo concluso un colloquio con il Presidente Klaus nel ricordo della mia visita a Praga, dei nostri molti incontri di questi anni e, come sempre, il colloquio è stato schietto, vivace e costruttivo.

Abbiamo discusso molto della situazione europea, anche perché la Repubblica Ceca non è nell'Eurozona e successivamente non ha ritenuto, per sue concrete ragioni, di doversi associare alla firma del Trattato cosiddetto Fiscal Compact, è nello stesso tempo pienamente consapevole dei legami non solo storici ma anche di interdipendenza economica che la legano strettamente all'Eurozona.

L'Europa è una sola, anche se ci sono esperienze come quella di Schengen e quella dell'Euro, che hanno consentito a una parte dei Paesi che lo hanno voluto e sono stati in grado di farlo, di aderire a forme di cooperazione rafforzata. Varii paesi come la Repubblica Ceca, anche avendone i titoli, hanno ritenuto di dover restare fuori, in modo particolare, da questa dimensione dell'Eurozona. Ma ci preoccupiamo egualmente dei problemi dell'economia europea e dello sviluppo economico e sociale, che ci sono comuni. Abbiamo, tutti, dei motivi di preoccupazione per quanto diversi in rapporto alle diverse situazioni nazionali.

Noi, in modo particolare, dobbiamo fare i conti con il peso di un debito pubblico molto gravoso, che si è accumulato nei decenni, problema che non ha la Repubblica Ceca. Ma dobbiamo insieme trovare le vie per ridare slancio, per ridare ossigeno allo sviluppo dell'economia europea nel suo complesso.

Abbiamo discusso anche di questioni controverse che riguardano, ad esempio, i rapporti tra i Paesi che fanno parte della zona Euro e le loro decisioni future, o le decisioni che si possono prendere in rapporto a chi tra questi Paesi è in maggiore difficoltà a fare la sua parte nell'Eurozona: questioni anche tecnicamente controverse e complesse. Però, è del tutto comune il nostro giudizio su molti aspetti della realtà economica e della realtà politica europea.

Vorrei immediatamente sottolineare come questa discussione sull'Euro, sull'Eurozona, sull'Europa, sia soltanto una parte dei nostri comuni propositi e dei nostri comuni impegni. Vorrei valorizzare l'eccellenza dei rapporti economici tra i nostri due Paesi, l'eccellenza dei rapporti culturali; ho voluto ricordare - perché è un dato molto significativo di questa vicinanza storico-culturale - che Praga è diventata, insieme con Parigi e con Londra, la capitale più frequentata dagli italiani. Se posso aggiungere una nota personale, ricordo bene il fascino che esercitò su di me Praga, che fu la prima capitale straniera che ebbi occasione di visitare quando avevo appena vent'anni.

Ma c'è una forte comunanza di vedute, al di là di questa simpatia reciproca, sulle grandi questioni della politica internazionale. Siamo entrambi impegnati in modo conseguente nella NATO: questa è stata una scelta di fondo, costante e sempre più condivisa della politica estera italiana; ed è stata una scelta prioritaria per la nuova Repubblica Ceca (allora per la Cecoslovacchia). E ci prepariamo a dare nuova prova del nostro impegno nell'Alleanza Atlantica, sia partecipando insieme a varie missioni nei teatri di crisi, sia affinando ed estendendo, dovunque sia necessario, il nostro impegno per prevenire e lottare contro il terrorismo internazionale.

Forte è la nostra comunanza di vedute circa la politica verso i Balcani occidentali e la necessità di avvicinarli sempre di più all'Unione Europea. Ed abbiamo anche una posizione comune nel tener fede all'impegno che fu preso anni fa, unanimemente, per il negoziato con la Turchia, anche considerando la possibilità di un ingresso della Turchia come Stato membro dell'Unione.

Questi sono i temi che hanno integrato l'argomento che è stato al centro delle nostre discussioni, e cioè l'Euro e la situazione economica in Europa.

Sono lieto che il Presidente Klaus domani si rechi a Napoli, per tanti motivi, anche suoi di storia personale, di esperienza vissuta lì, sia pure per un breve periodo (ma significativo, credo, per la sua formazione).
Ritengo che questa visita di Stato rinsalderà ancora una volta i nostri profondi legami di amicizia e collaborazione in tutti i campi.

Domanda
Come giudica le proposte della Commissione Europea per una integrazione più profonda, come ad esempio arrivare ad una unione bancaria? Sono una soluzione giusta per risolvere questi problemi?

Presidente Napolitano
È molto importante che ci sia la ricerca del massimo consenso possibile all'interno delle istituzioni europee, e menziono in primo luogo il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, che è diventato il motore politico dell'Unione Europea, ma penso anche ad altre istituzioni fondamentali e di carattere più marcatamente sovranazionale, come il Parlamento e la Commissione.

Dal punto di vista dell'esperienza che hanno compiuto i Paesi che sono entrati a far parte dell'Euro, sono indispensabili nuovi passi sulla via dell'integrazione. Per dirla nel modo più semplice, ripeto un'espressione che ho usato nei nostri colloqui: quando si mette in comune la moneta, bisogna mettere in comune molte altre cose, altrimenti non resiste nemmeno la politica monetaria comune cui si è dato vita; quindi, tra questi sviluppi, tra questi passi ulteriori sulla via dell'integrazione io ritengo che ci sia anche l'unione bancaria. Le opinioni possono essere naturalmente diverse, soprattutto e in particolare non facendo parte dell'Unione. Quando si è scelta la strada del Fiscal Compact, cioè di un accordo che non era una modifica del Trattato di Lisbona, ma un accordo internazionale a sé stante, aperto alla firma degli Stati che avessero voluto aderirvi, ma non necessariamente di tutti, sia il Regno Unito sia la Repubblica Ceca hanno fatto la scelta di non sottoscrivere quello speciale nuovo accordo internazionale, per varie ragioni che non sta a me indicare e che noi rispettiamo. Però, io credo che, nell'interesse comune di tutta l'Unione Europea, passi come quelli che ho indicato possano essere compresi anche da governi e da Paesi che non fanno parte della zona Euro.

Domanda
Ci sono due Paesi che non hanno aderito al Fiscal Compact e c'è in tutta Europa un movimento di opinione, politico ed economico, che ritiene che il rigore imposto dal Fiscal Compact non favorisca ed anzi ostacoli la crescita. Qual è la vostra opinione?

Presidente Napolitano
Il problema è che non si è potuto e non possiamo non partire dalla necessità di stabilire equilibri nelle situazioni finanziarie, e soprattutto nelle situazioni di finanza pubblica, dei Paesi aderenti all'Euro. Quindi, le scelte che sono state poi riassunte, bene o male, in modo appropriato o no, nel termine "austerità", sono state scelte a cui nessuno dei nostri Paesi poteva sfuggire. Noi abbiamo avuto per lungo tempo da gestire un pesante debito pubblico - credo che si possa dire che le nostre autorità di governo e monetarie siano state molto abili nel gestire il nostro debito pubblico per un così lungo periodo - ma è arrivato il momento in cui il nostro debito sovrano e i titoli del debito sovrano sono apparsi a rischio. I nostri titoli del debito pubblico sono stati sottoposti ad una pressione fortissima sui mercati, con gravi conseguenze sugli equilibri finanziari ed economici del nostro Paese. Noi, quindi, con piena consapevolezza, abbiamo sottoscritto una serie di impegni: prima il governo Berlusconi e poi il governo Monti hanno assunto questi impegni nei rapporti con le autorità europee e, in questo spirito, abbiamo contribuito alla definizione, e infine alla approvazione, del cosiddetto Fiscal Compact.

Sappiamo bene - e non c'è da meravigliarsi troppo - che quando si va ad una restrizione delle spesa pubblica, dei canali di finanziamento pubblico dell'economia, e quando c'è anche una difficoltà ad erogare credito o ad erogarne a un costo sostenibile per le imprese, gli effetti sono di carattere recessivo. Si tratta non di abbandonare la strada, necessitata, di queste politiche di severità, ma di combinarla con misure per la crescita che debbono essere assunte e incoraggiate a livello europeo e non già (parlo dei Paesi aderenti all'Euro) ciascuno per proprio conto e magari violando gli impegni assunti in comune. A questo fine hanno teso in Italia non solo una serie di misure adottate dal governo Monti, ma anche decisioni recenti del Consiglio Europeo che attendono di essere attuate o che sono in via di attuazione. Quindi: certamente contraddizione tra le une e le altre esigenze, ma la compatibilità per combinarle bisogna ed è possibile trovarla.