Palazzo del Quirinale 18/09/2012

Brindisi del Presidente Napolitano al Pranzo di Stato in onore del Presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus

Signor Presidente della Repubblica Ceca,
Signora Klausová,
Autorità,
Signore e Signori,

è con vivo compiacimento che rivolgo a Lei e alla Sua gentile Consorte il più sentito benvenuto a Roma. Frequenti e amichevoli sono stati i nostri incontri negli ultimi anni e la Sua gradita visita a Roma ci consente oggi di riaffermare i legami di profonda simpatia e collaborazione che legano i nostri Paesi.

Ricordo con gratitudine la calorosa accoglienza ricevuta a Praga nell'aprile di un anno fa e la Sua partecipazione ai festeggiamenti del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia nel giugno del 2011.

L'arte, la letteratura, la temperie culturale europea, la condivisione dei comuni destini di affermazione delle identità nazionali in Europa hanno rafforzato i nostri legami nel corso dei secoli. Tracce indelebili nella meravigliosa città di Praga sono state lasciate dall'estro creativo che gli artisti italiani prestarono alla committenza imperiale nei secoli del Rinascimento e del Barocco. La storia dei due popoli ha conosciuto significative convergenze non solo nelle epoche di Jan Hus e di Giordano Bruno, ma anche nei percorsi paralleli di ricerca della libertà di espressione e di pensiero durante il risveglio dei sentimenti nazionali nel XIX secolo. Nel Novecento, infine, la dura esperienza della Prima Guerra Mondiale vide il luminoso esempio - cui l'Italia rende ancora omaggio - della Divisione Ceca che combatté sul fronte delle Alpi e insieme alla quale raggiungemmo nel 1918 quella vittoria che avrebbe completato l'Unificazione dell'Italia e permesso la costituzione della Prima Repubblica Cecoslovacca.

Con la stessa simpatia e partecipazione l'Italia ha gioito del successo della Repubblica Ceca nel rinnovare le sue tradizioni di libertà e vita democratica negli ultimi venti anni. I legami fra i nostri Paesi e i nostri popoli si sono poi rafforzati e rinvigoriti nella comune appartenenza prima all'Alleanza Atlantica, poi all'Unione Europea. L'identità europea è oggi il collante più forte che ci unisce: ed è nell'Unione che si realizza compiutamente.
L'integrazione è la grande conquista storica che il nostro continente ha realizzato negli ultimi sessant'anni. Italia e Repubblica Ceca sono oggi chiamate a concorrere responsabilmente a cambiamenti profondi ed urgenti dell'Unione nell'interesse dei nostri cittadini. I benefici acquisiti - per tutti - con l'integrazione sono riconducibili al complesso tessuto politico, giuridico e culturale dell'Unione Europea. Coerenti con esso sono le recenti, indispensabili, misure di rigore fiscale e di bilancio.

Nessun cittadino, nessuna famiglia, nessun imprenditore ama l'austerità. A fronte del comprensibile disagio che viviamo in conseguenza della crisi di questi anni, è nostro compito riavvicinare il progetto europeo alla società civile, dimostrando che la strada dell'integrazione e dell'unità rimane la più rispondente alle sfide del XXI secolo. Non c'è alcuno Stato nazionale europeo, neppure il più grande, neppure il più dinamico e coeso, che possa affrontare quelle sfide da solo.

La rigorosa disciplina finanziaria cui oggi siamo tutti tenuti è indispensabile per l'avvenire delle nuove generazioni e per lo stesso rilancio della crescita e dell'occupazione, che noi consideriamo urgente e che sollecitiamo in sede europea. Il Governo Italiano sta conducendo un'opera riformatrice coraggiosa insieme ad una solida e determinata azione di controllo della spesa pubblica, che ci pone in prima linea nella difesa della credibilità dell'Europa su una scena internazionale sempre più competitiva. In tal senso, Signor Presidente, Lei è presente ed attivo, anche con il Suo ultimo libro, nel necessario dibattito sul futuro cammino del Continente. E conosciamo bene le riserve della Repubblica Ceca sul Trattato "Fiscal Compact". Le rispettiamo. Ciò nonostante, il mio auspicio è che il successo del Trattato induca la Repubblica Ceca a un ripensamento e quindi, in un prossimo futuro, anch'essa alla ratifica.

Signor Presidente
prossimamente, dal 9 al 12 novembre, la capitale ceca ospiterà la 58° Sessione dell'Assemblea Parlamentare della NATO. Conservo un gradito ricordo dei molti anni (tra il 1984 e il 1996) di mia assidua partecipazione alla vita di quella istituzione. Come allora, l'Alleanza Atlantica resta il fulcro della sicurezza e della stabilità in Europa. Le missioni militari e civili nei teatri di crisi, sotto l'egida delle Nazioni Unite, della NATO, dell'Unione Europea, servono la pace e la stabilità internazionale e proteggono i nostri popoli da rischi non più legati alle frontiere territoriali. I nostri Paesi sono così impegnati insieme nelle principali operazioni di peace-keeping in Bosnia, Kosovo, Afghanistan.

Abbiamo un comune interesse a fare dei Balcani un'area a intenso sviluppo economico e sociale, che unisca il bacino danubiano a quello adriatico-ionico. Si potrà in tal modo consolidare il cammino intrapreso per l'affermazione dei principi di libertà e giustizia e anche per la conquista di un futuro di prosperità e stabilità sociale: lo stesso che con tanto successo la Repubblica Ceca ha compiuto nell'ultimo scorcio del secolo passato. Analogo impegno ci accomuna nell'attuazione del Partenariato Orientale, nato durante la Presidenza ceca dell'Unione Europea. Sono queste tra le missioni dell'Unione Europea che più ci impegnano congiuntamente.
Sono fermamente convinto che l'esperienza della difficile transizione dell'Europa centro-orientale e dei Balcani possa risultare preziosa per quei Paesi della riva Sud del Mediterraneo che, nello sviluppo delle Primavere Arabe, si confrontano oggi con travagliati processi di modernizzazione e di crescita : processi ai quali è interesse dell'Europa garantire attenzione e sostegno.

E' inoltre cruciale per l'Europa, come da tempo sappiamo, la stabilizzazione della regione mediorientale. La crisi siriana - che ci pone di fronte ogni giorno ad un tragico crescendo di violenze sanguinose, di vittime innocenti e di profughi - pregiudica la sicurezza di un'area mediterranea, vicina e legata all'Europa, a scapito della credibilità dell'intera comunità internazionale incapace di fermare la disintegrazione politica e il dramma umanitario.
In quest'ottica, consideriamo particolarmente importante rafforzare l'azione esterna dell'Unione Europea.
Sono stato molto lieto, Signor Presidente, di apprendere che si recherà domani in visita a Napoli, mia città natale, dove Ella ha trascorso in gioventù un significativo periodo di Sua formazione. Napoli è una città densa di storia, di fascino e di cultura e sta attraversando una fase di non facile trasformazione. Sono certo che la città saprà accoglierla domani, come già in passato, nel modo più caloroso.

Con questi sentimenti, formulo i più sinceri auguri di successo e di serenità a Lei , alla Sua gentile consorte e a tutta la sua delegazione e levo il calice all'amicizia tra la Repubblica Ceca e l'Italia.