Napoli 28/09/2013

Intervento del Presidente Napolitano alla cerimonia per il 70° anniversario delle “Quattro Giornate”

Rivolgo il più cordiale saluto al Sindaco di Napoli, al Presidente della Regione Campania, ai rappresentanti del Parlamento nazionale, a Sua Eminenza l'Arcivescovo di Napoli, al Presidente dell'Anpi, a tutte le Autorità civili e militari e, in particolare, ai graditissimi ospiti, Signori Ambasciatori di Francia, Gran Bretagna e Germania, nostri decisivi partner nella guida dell'Unione europea.

Desidero non far mancare - insieme con l'espressione del mio personale sentimento di partecipazione - la voce dell'istituzione che rappresento in una così significativa occasione per Napoli. Occasione non solo di celebrazione storica, ma di riconoscimento e di omaggio alla città delle Quattro Giornate, e nello stesso tempo di incoraggiamento e di fiducioso appello alle sue forze più vive.

Ho seguito con grande interesse e vivamente apprezzato la ricostruzione e l'analisi che di quello straordinario evento storico ci ha appena dato Guido D'Agostino, con puntualità e finezza interpretativa, lontane da ogni retorica e da ogni approssimazione. Nel 1993, nella ricorrenza del cinquantenario delle Quattro Giornate, ero qui come Presidente della Camera dei Deputati per parlare di quel che fu non solo a Napoli il dopo - 8 settembre 1943. Vivemmo all'indomani dell'armistizio e della fuga del Re e del governo da Roma giornate di vero e proprio "disfacimento della compagine italiana", come scrisse l'eroico Giaime Pintor con parole che volli vent'anni fa ricordare e che anche oggi mi piace citare. Ma da Porta San Paolo a Roma, a Piombino e a Cefalonia, vivemmo in quel settembre anche i primi germi della riscossa: fino all'epopea, appunto, delle Quattro Giornate che fece di Napoli - come D'Agostino ha sottolineato - " la prima metropoli europea a levarsi contro il nazi-fascismo con le sole forze del suo popolo".

Di questo titolo d'onore per l'Italia la Repubblica deve dare sempre pieno riconoscimento a Napoli traendone le ragioni di un rispetto e di una fiducia che Napoli merita. E lo dico non da napoletano che visse da giovanissimo (come ho ricordato di recente commemorando Croce) tutti i travagli della città e del suo popolo nella guerra e nel primo dopoguerra. Dico qui ogni mia parola come rappresentante dell'unità nazionale.

L'unità e il futuro della Repubblica poggiano su un riavvicinamento, nella solidarietà e nella coesione, tra le sue regioni e, vorrei dire, tra le sue capitali del Nord e del Sud. In Italia come d'altronde in Europa, non reggono - oggi meno che mai - rozze contrapposizioni tra un Nord virtuoso e un Sud ridotto a zavorra, a palla di piombo al piede della comunità nazionale e di quella europea. Tutto quel che Napoli e il Mezzogiorno hanno dato al farsi dell'Unità d'Italia e che è riemerso celebrandone il centocinquantenario; e infine quel che le Quattro Giornate hanno significato per l'esempio e l'impulso offerti alla riconquista dell'unità e dell'indipendenza nazionale, ci debbono dare convinta fiducia in quel che di qui può ancora venire - nelle critiche circostanze attuali e nell'incerto prospettarsi del futuro - alla causa comune dell'Italia e dell'Europa.

Napoli e i napoletani non avrebbero potuto dar vita a un moto di riscossa popolare inimmaginabile sulla base dei peggiori stereotipi diffusi contro di loro, se non avessero posseduto in sé esperienze storiche e risorse umane e morali che restano un formidabile potenziale per tutto il paese. Un potenziale da far esprimere attraverso una impietosa e coraggiosa autocritica cui Napoli e il Mezzogiorno non possono sottrarsi e attraverso una mobilitazione per il cambiamento, una mobilitazione collettiva per ardua che appaia, di certo non impossibile e ancor più certamente necessaria, nel senso di una necessità vitale e urgente per la nostra salvezza.

Vorrei concludere citando le parole con cui Benedetto Croce dedicò a Napoli le pagine del suo Diario del 1943-44, quando l'Italia era tagliata in due:

"Alla mia Napoli
che non ha chiesto né vagheggiato
autonomie e separatismi
religiosamente fedele
a quella idea dell'unità nazionale
che i suoi uomini del 1799
propugnarono tra i primi
dedico il diario
di un periodo nel quale
separati di fatto
all'Italia di continuo pensammo
anelando di tornare tutt'uno con lei".

Attingendo a questa ispirazione, a 70 anni dalle quattro giornate, faccia Napoli ancora la sua parte per l'unità, nella democrazia e per la rinascita del Mezzogiorno e della nazione.