Monte Santo 07/07/2014

Intervento del Presidente Napolitano in occasione dell'inaugurazione di una targa dedicata ai caduti della Grande Guerra

Grazie Presidente Pahor per le sue parole dinanzi a questa meravigliosa facciata dell'Abbazia di Monte Santo, in un clima che oggi certamente ispira grande serenità. E serenità c'era anche ieri sera quando abbiamo ricordato, secondo le parole del Maestro Muti, i caduti di tutte le guerre, tutti i caduti di tutte le guerre, dinanzi al sacrario di Redipuglia.

Io vorrei sottolineare che siamo qui per una testimonianza e un impegno di pace che significa testimonianza e impegno di amicizia. Perché la pace non è solo assenza di guerra, la pace è cooperazione, è comunanza di sforzi, è solidarietà, e il presupposto di ciò è l'amicizia che stiamo costruendo, che abbiamo ricostruito tra i nostri popoli dopo che furono atrocemente divisi nella prima e nella seconda guerra mondiale.

Presidente Pahor, lei ha detto che ci separano, me e lei, più generazioni e penso che ce ne separi anche qualcuna di più dal Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Però condividiamo ideali comuni, impegni comuni ed è straordinario come questa mattina abbiamo attraversato quella che era la frontiera tra Italia e Slovenia senza accorgercene, possiamo parlare quasi di una ex frontiera. Sono momenti importanti che forse non siamo riusciti a trasmettere anche ai giovani e all'immaginario collettivo delle giovani generazioni. Nel 1997 io, da Ministro dell'Interno del governo italiano, ero alla frontiera del Brennero insieme con il Ministro dell'Interno del governo austriaco e insieme rimuovemmo la barriera che segnava il confine tra Italia e Austria, e un tempo tra Italia e impero austroungarico. Ebbene, quelle frontiere sia tra Italia e Slovenia, sia tra Italia e Austria sono state attraversate da eserciti due volte nel corso del Novecento, nel corso del secolo passato, e attraversate da eserciti che si sono atrocemente combattuti in tutte le forme, dalla terra al cielo, e che si sono addirittura combattuti attraverso - lo ricordava ieri uno studioso italiano - spaventosi corpo a corpo tra uomini che nulla sapevano l'uno dell'altro, e che erano tesi ciascuno a salvarsi dall'altro con le baionette che cercavano di far penetrare nel corpo dell'avversario. Sono immagini agghiaccianti anche soltanto ad evocarle. Ora tutto questo appartiene al passato e lo possiamo dire perché insieme siamo in una famiglia comune che è quella dell'Europa unita, che è quella dell'Unione europea.

Volevo soltanto aggiungere che sono oramai trascorsi molti decenni da quando nel 1957 a Roma furono firmati i trattati istitutivi della Comunità europea e ricordo i dibattiti difficili di quel momento anche nel Parlamento italiano. Io ero già deputato in quel momento e da allora di strada ne abbiamo fatta tantissima, tra molti alti e bassi perché la costruzione europea ha conosciuto anche molti momenti difficili, nessuno forse così grave come il periodo che stiamo vivendo da 7-8 anni, ma ha saputo superare nel passato crisi che erano essenzialmente nei rapporti politici tra gli Stati membri e supererà questa più profonda crisi che ci ha colpito negli ultimi anni e di cui soffriamo, soffrono le nostre economie, le nostre società, le nostre popolazioni ancora le conseguenze.
Da quando sono stati firmati quei trattati di Roma noi abbiamo fatto molta strada e siamo consapevoli dei limiti e delle insufficienze che ha presentato la costruzione europea.

Oggi poniamo problemi seri anche di cambiamento, di correzione nelle politiche e nelle istituzioni dell'Unione europea ma guai a mettere in discussione il principio dell'unità e dell'integrazione che è principio di pace, di solidarietà e di amicizia.

Penso che saremo uniti noi italiani e sloveni, caro Presidente Pahor, nel fare la nostra parte per trasformare, nella misura e nel modo in cui è necessario e giusto, l'Unione europea, ma essendo fermissimi nel reagire a qualsiasi tentazione distruttiva, a qualsiasi rischio di dissoluzione di questo patrimonio che abbiamo via via costruito e che consideriamo irreversibile nell'interesse della pace e dei nostri popoli.