Il lungo e faticoso processo di ratifica del Trattato di Lisbona si è finalmente concluso. I nuovi incarichi istituzionali da esso previsti sono stati assegnati. I nuovi Commissari sotto la Presidenza di José Manuel Barroso sono stati designati.
Si è dunque aperta una fase nuova nella vita dell'Unione Europea, in un contesto mondiale profondamente cambiato e in piena evoluzione. L'Europa può riaffermare il suo ruolo storico solo rafforzando la sua unità, la sua capacità di decisione e di azione, rinnovando e rendendo ancor più efficace il suo modello di crescita sostenibile, di progresso sociale, di democrazia della partecipazione e dei diritti. L'Europa può assumere il ruolo di attore globale sulla scena mondiale solo parlando con una voce unica, solo esprimendo una politica estera e di sicurezza comune.
Il primo imperativo consiste nell'impiegare pienamente, concretamente e con coerenza, le nuove possibilità che il Trattato di Lisbona mette a disposizione dell'Unione per fare fronte alle sfide del nostro tempo.
L'integrazione deve e oggi può fare un balzo in avanti. E' necessario che si esprima in tal senso una più forte volontà politica comune. Ancora una volta lo sviluppo del processo di integrazione richiede un esplicito ricorso al metodo comunitario, piuttosto che una prassi di accordi intergovernativi. Va in questo senso rilanciato il ruolo proprio di ciascuna delle tre istituzioni - Commissione, Consiglio e Parlamento - quali sono state ridisegnate dal Trattato di Lisbona, affinché operino in un clima di corretta dialettica e cooperazione.
Gli orientamenti politici per la nuova Commissione già presentati nel settembre scorso dal Presidente Barroso possono costituire la base di un dibattito chiarificatore. In particolare, decisivo sarà lo sforzo, da avviare senza indugio, per definire e organizzare il Servizio europeo per l'azione esterna.
L'effettivo rilancio dell'integrazione europea, la stessa attuazione di politiche comuni già delineate, richiedono più che mai forme di sovranità condivisa, decisioni a maggioranza secondo quel che prevedono e consentono i Trattati vigenti, da ultimo quello di Lisbona, e cooperazioni rafforzate.
L'alternativa a questo coraggioso rilancio è un grave rischio di declino, di irrilevanza dell'Europa nel mondo d'oggi.
L'impegno della Germania e dell'Italia su queste linee affonda le sue radici nella loro storia di paesi fondatori dell'Europa comunitaria, può contare sull'ininterrotto sostegno che entrambi hanno assicurato per decenni allo sviluppo della costruzione europea, e su una rinnovata collaborazione di idee e di volontà che in quanto Presidenti della Repubblica tedesca e della Repubblica italiana siamo convinti di poter riaffermare facendo affidamento sui nostri governi e sui nostri Parlamenti.