Signor Ministro della Giustizia,
Signor Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura,
Signor Primo Presidente della Corte di Cassazione,
Signor Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione,
Signori Componenti del Consiglio Superiore della Magistratura,
Cari magistrati in tirocinio,
a tutti voi e ai collaboratori della Commissione del Consiglio Superiore per il tirocinio e la formazione professionale, il mio più cordiale saluto.
Un ringraziamento particolare al Vice Presidente, Sen. Mancino, per l'intervento di apertura nel quale ha ricordato le numerose attività che il Consiglio ha svolto per rendere il periodo di tirocinio davvero funzionale al futuro esercizio dei complessi compiti che attendono i giovani magistrati.
Al Vice Presidente Mancino desidero poi esprimere, ancora una volta, l'apprezzamento e la stima per l'equilibrio e lo spirito di servizio con i quali ha assiduamente presieduto i lavori del Consiglio in questi anni, anche nelle situazioni più difficili.
A lui e a tutti i componenti del Consiglio va oggi il mio invito a porre, nei prossimi mesi, il massimo impegno nel dare attuazione alle norme sul trasferimento nelle sedi "disagiate" e nel procedere tempestivamente, con il "concerto" del Ministro, al conferimento di uffici direttivi di grande importanza: in primo luogo, quelli di Primo Presidente della Corte di cassazione e di procuratore della Repubblica di Milano.
A voi magistrati che state per assumere una così rilevante funzione, un benvenuto caloroso.
In 298 avete superato un selettivo concorso, dimostrando di possedere una valida preparazione giuridica e di essere animati da forti motivazioni, che vi hanno indotto ad una scelta così impegnativa.
Sottolineo anch'io come anche in questa occasione abbia trovato conferma il trend degli ultimi anni per il quale la componente femminile dei vincitori si dimostra crescente e proporzionalmente superiore rispetto a quella maschile. E' incoraggiante notare come i principi costituzionali di pari dignità e di eguaglianza di diritti si siano affermati in magistratura, di certo anche grazie all'esempio delle donne magistrato che vi hanno preceduto e che - sia pure in una percentuale non ancora soddisfacente - hanno raggiunto posizioni di vertice.
Quello di oggi è il mio secondo incontro con i magistrati ordinari in tirocinio e conferma una tradizione coltivata dal mio predecessore, della cui importanza sono profondamente convinto. Lo scorgere nei vostri volti passione e fervore, ma anche consapevolezza dei difficili compiti che vi accingete a svolgere, è motivo di orgoglio: in particolare per me, che dell'autonomia e indipendenza della magistratura sono garante nella duplice veste di Presidente della Repubblica e di Presidente del Consiglio Superiore.
E in questo duplice ruolo, debbo farmi carico - anche oggi, in questa che per voi è soprattutto una cerimonia augurale - di alcuni problemi che in materia di giustizia continuano a creare apprensione.
Innanzitutto - l'ho rappresentato al CSM lo scorso 9 giugno - il problema della crisi di fiducia insorta nel paese sia per il funzionamento insoddisfacente dell'amministrazione della giustizia sia per l'incrinarsi dell'immagine e del prestigio della magistratura.
Occorre adoperarsi per recuperare l'apprezzamento e il sostegno dei cittadini e a tal fine la magistratura non può sottrarsi a una seria riflessione critica su se stessa, ma deve proporsi le necessarie autocorrezioni, rifuggendo da visioni autoreferenziali.
E' un percorso non facile, al quale può darsi positivo inizio se si stemperano le esasperazioni e le contrapposizioni polemiche che da anni caratterizzano il nodo, "delicato e critico", dei rapporti tra politica e giustizia.
Rimango convinto, come ho avuto modo di dire più volte, che la politica e la giustizia non possono e non debbono percepirsi come "mondi ostili guidati dal reciproco sospetto". Deve prevalere in tutti il senso della misura, del rispetto e, infine, della comune responsabilità istituzionale, nella consapevolezza di essere chiamati solidalmente a prestare un servizio efficiente, a garantire un diritto fondamentale ai cittadini.
Dò volentieri atto al Governo, al Consiglio Superiore, alla magistratura e all'avvocatura di aver dato, nell'ambito delle rispettive competenze, concreto impulso all'accelerazione delle procedure giudiziarie. Vi è ancora molto da fare. Vanno individuate strategie di intervento condivise che siano frutto di un confronto anche acceso, ma costruttivo e che non risentano di un atteggiamento pregiudizialmente conflittuale.
Solo in tal modo potrà essere esaltato l'impegno che tanti magistrati pongono nell'esercizio della loro attività: in tal modo, anche voi giovani potrete guardare con soddisfazione all'affermazione e al riconoscimento del vostro ruolo.
Quella del magistrato è una funzione che esige equilibrio, serenità e sobrietà di comportamenti. Il suo unico fine è quello di applicare e far rispettare le leggi attraverso un esercizio della giurisdizione che coniughi il rigore con la scrupolosa osservanza delle garanzie previste per i cittadini. Non dimenticate che i casi sui quali siete chiamati a pronunciarvi promanano da situazioni difficili e spesso dolorose che hanno come protagonista l'uomo e le aspettative di giustizia che nutre. Sappiate quindi accompagnare il ricorso alle vostre competenze giuridiche e il necessario scrupolo nell'applicazione delle norme con un profondo rispetto della dignità della persona.
Fate attenzione a non cedere a "esposizioni mediatiche" o a sentirvi investiti - come ho detto più volte in questi anni - di missioni improprie ed esorbitanti oppure ancora a indulgere ad atteggiamenti impropriamente protagonistici e personalistici che possono offuscare e mettere in discussione la imparzialità dei singoli magistrati, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale.
Questi richiami assumono per voi un significato particolare perché - sia pure in via residuale e in deroga ai principi generali affermati dal legislatore del 2007 - il decreto legge n. 193 del 2009 consente che siate chiamati a svolgere fin da subito le peculiari funzioni di pubblico ministero. Il rigoroso rispetto delle norme che regolano l'avvio e la conduzione delle indagini è essenziale non meno della scrupolosa applicazione delle norme sostanziali.
La fiducia che i cittadini ripongono nella magistratura si nutre anche della percezione che essi hanno della indipendenza e imparzialità dei singoli magistrati nell'esercizio concreto delle loro funzioni.
E' stata d'altronde la Corte Costituzionale a ricordare (sentenza n. 224/2009) che "i magistrati, per dettato costituzionale debbono essere imparziali ed indipendenti e tali valori vanno tutelati non solo con specifico riferimento al concreto esercizio delle funzioni giudiziarie, ma anche come regola deontologica da osservarsi in ogni comportamento".
Lo afferma ora anche la risoluzione che domani sarà definita dal plenum del Consiglio Superiore e che ho molto apprezzato. In essa si prende atto della oggettiva confusione di ruoli che può tra l'altro discendere dalla circostanza che il magistrato si proponga per incarichi politici nella sede in cui ha esercitato le sue funzioni.
I valori costituzionali dell'autonomia e indipendenza si difendono tutelando i magistrati dai comportamenti che creano nei loro confronti un clima di ingiusta delegittimazione, ma anche adottando risoluzioni consapevoli - quale quella che ho prima richiamato -. Né vanno assecondate chiusure corporative, dissimulate insufficienze professionali, tollerati casi gravi di inerzia o cattiva conduzione degli uffici.
Non a caso, questo Consiglio Superiore della Magistratura ha più incisivamente esercitato il potere disciplinare, e di ciò ho già dato atto in altra occasione.
Per i giovani magistrati, il ruolo del Consiglio è però anche - e forse in primo luogo - quello della promozione della professionalità. Rilevo anch'io con soddisfazione che, in attesa dell'attuazione della Scuola Superiore della Magistratura, sono stati sviluppati profili di aggiornamento in sede decentrata che possono consentire a voi tutti di recepire "prassi virtuose" predisponendovi tra l'altro a instaurare, con il personale amministrativo, relazioni coinvolgenti e di fruttuosa collaborazione.
Qualunque sia la sede in cui andrete a operare, qualunque sia la funzione che andrete a svolgere, unico dovrà essere il vostro comune impegno; garantire la legalità e l'attuazione dello stato di diritto che la ordinata convivenza civile presuppone e richiede.
Trenta anni fa il giudice Guido Galli fu ucciso da terroristi di "Prima Linea". Il 22 marzo scorso ho incontrato i suoi familiari e, tra loro, le due figlie che hanno voluto seguirne le orme, divenendo anch'esse magistrati.
Mi hanno consegnato una pubblicazione contenente parte della lettera con la quale il giudice Galli spiegò al padre la sua scelta di entrare in magistratura "perché vedi, papà" - scrisse - "io non ho mai pensato ai grandi clienti e alle "belle sentenze" o ai libri; io ho pensato soprattutto... a un mestiere che potesse darmi la grande soddisfazione di fare qualcosa per gli altri...". La carica umana di Guido Galli e la sua sollecitudine per i problemi della società hanno caratterizzato le condotte di tanti magistrati, tra i quali non pochi barbaramente uccisi solo per aver fatto il loro dovere. Vorrei che le parole di Guido Galli e il sacrificio dei colleghi come lui caduti vi guidassero nel vostro "mestiere" spronandovi a dare in ogni momento il meglio di voi stessi.
Lasciatemi dire, in conclusione, che la Repubblica si attende molto da voi, dalle nuove generazioni di magistrati che hanno preso o stanno prendendo il loro posto in quell'"ordine" che la Costituzione ha voluto "autonomo e indipendente da ogni altro potere". Ci attendiamo da voi un apporto di fresca e serena consapevolezza delle vostre responsabilità, nell'esercizio della funzione che vi spetta e nel rapporto di leale cooperazione con tutte le istituzioni rappresentative e di garanzia, così come nell'attento rapporto con l'evoluzione e le domande della società.
Le tensioni e le polemiche acuitesi nel corso degli anni non debbono condizionarvi : applicatevi al vostro compito con animo sgombro. E non vi manchi la fierezza di appartenere a un mondo di servitori dello Stato - "soggetti solo alla legge", fedeli alla Costituzione - che in decenni di vita democratica ha espresso personalità di straordinaria tempra morale, sapienza giuridica, sensibilità umana e sociale, e dato contribuiti inestimabili alla tutela della legalità, dei diritti dei cittadini, delle regole di un ordinato e dinamico vivere civile. E' un patrimonio che nessuna ombra, nessuna caduta, nessuna contestazione può cancellare o svilire : un patrimonio che voi siete chiamati a raccogliere e che potete salvaguardare e rinnovare se vi sorreggeranno, insieme con il senso della misura, anche lo slancio ideale e l'apertura culturale di cui oggi siete portatori. Dipende non poco da voi e dai vostri colleghi delle più recenti leve della magistratura, aprire una nuova pagina, una nuova stagione nelle travagliate vicende della giustizia in Italia.
Un forte augurio a voi tutti e un affettuoso saluto ai vostri cari.