Sono molto lieto di essere qui a Milano, a conclusione di un breve giro per l'Italia - che è partito da Roma, è approdato prima a Torino e si conclude oggi qui in Lombardia - tutto dedicato alla celebrazione dei giorni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Io trovo che sia molto significativa questa coincidenza con l'inaugurazione della nuova sede della Regione Lombardia, perché inauguriamo oggi un luogo di lavoro, una sede funzionale e operativa che, anche per la sua straordinaria modernità e magnificenza, credo sia un monumento all'Italia delle autonomie quale fu voluta dai nostri padri costituenti e quale è segnata nella nostra Carta Costituzionale.
Ho avuto occasione di dire più volte in questi giorni, e desidero ripeterlo qui: non fu un caso, e non si deve dimenticare, che tra i principi fondamentali - quei primi dodici articoli della Costituzione nei quali è racchiusa la tavola dei valori del nostro vivere comune - è sancita insieme, nello stesso articolo 5, l'unità e inscindibilità della Repubblica e la promozione e valorizzazione delle autonomie. Delle autonomie innanzitutto locali e delle autonomie regionali. Perché la Regione non nasce oggi nel nostro Ordinamento: la Regione nacque addirittura prima della Costituzione, attraverso la grande invenzione, ricca di significato politico per il nostro Paese, delle Regioni a statuto speciale. Poi, la Costituzione indicò la strada della istituzione della nascita delle Regioni a statuto ordinario. Sappiamo che ci vollero ventidue anni, dal gennaio del 1948 al 1970, con la legge che diede il via alla costituzione delle Regioni a statuto ordinario. Probabilmente, l'affermazione del ruolo delle Regioni nella Costituzione rimase incerta, rimase timida. Abbiamo aperto quella strada nel 1970, e l'abbiamo percorsa tra molte difficoltà e crescenti contraddizioni : così è maturata la riforma del Titolo V della Costituzione repubblicana, una svolta verso l'evoluzione più conseguente in senso federalista del sistema delle autonomie. E credo che in questo quadro ben si collochi l'inaugurazione di questo grande, nuovo Palazzo della Regione.
Adesso, non possiamo ancora una volta concederci il lusso di esitare, o di lasciare il lavoro incompiuto, o di non erigere un edificio solido ancora una volta. Questa volta noi dobbiamo portare a termine l'attuazione del Titolo V riformato della nostra Costituzione, trovando tutte le necessarie soluzioni di equilibrio e di piena corrispondenza tra il ruolo dello Stato, il ruolo delle amministrazioni nazionali, il ruolo delle grandi istituzioni - come quella parlamentare, che a sua volta va riformata nella nuova prospettiva - e il ruolo delle Regioni insieme a quello delle Province e dei Comuni.
Mi auguro che questo sforzo, che è già a buon punto, possa proseguire e arrivare alla sua conclusione con il massimo di condivisione: è qui una delle condizioni perché l'edificio nuovo che stiamo costruendo, portando avanti l'esperienza del passato e superandone i limiti, possa poggiare su delle basi solide. In questo modo avremo reso davvero vivi i principi della Costituzione, dando all'Italia delle autonomie e alla Repubblica, nella sua unità e indivisibilità, la prospettiva che intendiamo possa essere coltivata dalle nuove generazioni.
Un augurio vivissimo alla Regione Lombardia, al suo Presidente e a tutti voi.
Milano 21/03/2011