Saluto il Presidente Borrell, saluto egualmente il Presidente Josipović, il Presidente Buzek, i rappresentanti della Commissione, tutte le autorità rappresentative delle istituzioni dell'Unione e tutti i partecipanti.
È importante che l'Istituto Universitario Europeo abbia assunto questa iniziativa in occasione della Giornata dell'Europa. Sono molto lieto che si tenga a Firenze, in Italia, un confronto così impegnativo su tutti gli aspetti dell'attuazione del Trattato di Lisbona e quindi su tutte le problematiche relative allo stato e al futuro dell'Unione. Considero molto significativo lo sforzo che si sta compiendo affinché questi confronti non rimangano circoscritti a luoghi particolarmente a ciò dedicati e alla partecipazione di sole persone particolarmente qualificate già da anni sulle tematiche europee, ma abbiano invece un'apertura verso la città, verso l'opinione pubblica e in modo particolare verso le forze culturali e giovanili.
So che avrete all'ordine del giorno tutti gli aspetti dello stato dell'Unione, tutti gli aspetti dell'attuazione del Trattato di Lisbona. Credo che questa sia un'occasione significativa, ed anche un riconoscimento per il ruolo che l'Italia è chiamata ancora a svolgere per l'ulteriore sviluppo del processo di integrazione europea. Noi abbiamo un patrimonio di impegno e di coerenza in questo senso, e anche di fronte ai nuovi problemi e alle nuove sfide dobbiamo mostrare la capacità di dare il nostro apporto, anche in termini innovativi ove è indispensabile.
Avranno una parte importante nel dibattito le questioni che molto hanno impegnato le istituzioni europee, che hanno ricevuto risposte valide anche nel senso di mostrare la flessibilità e la capacità di arricchimento del modus operandi delle istituzioni. Parlo della crisi finanziaria globale e dei riflessi che questa crisi ha avuto e sta ancora avendo nell'eurozona.
Nell'ambito della tematica molto ampia che questo vostro incontro si propone di affrontare varrebbe la pena di mettere in particolare l'accento sullo stato - io credo insoddisfacente - dell'Unione come soggetto di politica internazionale. Mi riferisco al fatto che stiamo vivendo degli eventi dirompenti, carichi di possibilità e di incognite, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente, e che rispetto a questi eventi l'Unione Europea non è riuscita a esprimere una posizione comune specie dinanzi alla crisi libica, una posizione comune che fosse, appunto, il segno di quella politica estera e di sicurezza comune che è un nostro irrinunciabile traguardo.
Penso che dobbiamo dirci con molta franchezza che costruire una politica estera e di sicurezza comune è impresa non meno ardua di quanto siano stati e siano ancora oggi la costruzione e il consolidamento della moneta unica.
Sappiamo che se non c'è preparazione, se non c'è elaborazione costante, se non c'è analisi comune delle situazioni, è difficile che di fronte a crisi che scoppino improvvise l'Unione Europea si trovi pronta con risposte realmente condivise. Ma questo ci pone dinanzi al problema di creare le condizioni perché vi sia una elaborazione sistematica, un'analisi costante, perché si abbiano tutti gli strumenti per poter via via affermare l'Unione Europea come attore globale, come soggetto autonomo e attivo della politica estera e di sicurezza e anche come protagonista delle iniziative che sono indispensabili per garantire la sicurezza comune.
È questo lo spirito in cui mi auguro che anche questo tema venga affrontato ed è lo spirito in cui auguro pieno successo ai vostri lavori.