Signor Presidente della Repubblica,
Signor Presidente del Parlamento,
Signori Membri del Governo,
Onorevoli Deputati,
Signore e Signori,
E' un onore per me, e per l'Italia che rappresento, è un onore per me, vorrei aggiungere come parlamentare di lungo corso, prendere oggi la parola in quest'aula. In questa seduta plenaria del Parlamento della Repubblica di Croazia convergono felicemente più motivi da celebrare insieme.
Meno di un mese fa, il 25 giugno, la Croazia ha festeggiato i 20 anni dalla dichiarazione di indipendenza.
Quest'anno l'Italia commemora il 150° anniversario dell'Unità nazionale ; lo abbiamo celebrato a Roma il 2 giugno, festa della Repubblica, con il Presidente Josipovič che ci ha onorato della sua presenza insieme con altri 80 Capi di Stato e di Governo ed esponenti delle Organizzazioni Internazionali che sono stato lieto di ospitare a Roma.
Un anno fa, il 13 luglio 2010, a Trieste, Croazia, Italia e Slovenia hanno aperto una nuova pagina nella loro storia, nel segno della riconciliazione, lasciandosi alle spalle le tragiche ferite del passato, e nel segno di una fiduciosa visione del futuro. Quello che abbiamo chiamato lo "spirito di Trieste" e' irreversibile, torneremo ad esprimerlo anche in terra croata a Pola a settembre. Come Capi di Stato sinceramente uniti da stima reciproca in un dialogo fecondo, ci facciamo interpreti di una volontà e di una scelta di amicizia fra i popoli che si affacciano sull'Adriatico, contando sul consenso di tutti i nostri concittadini. Raccogliamo i sentimenti che animano le giovani generazioni - quelle che costruiranno il futuro della Croazia come dell'Italia. E' a loro che dobbiamo rivolgerci, è su di loro che facciamo affidamento.
Infine, fra un anno, l'Unione Europea. Perchè, non nascondiamocelo, il nuovo spirito che ci anima non sarebbe stato possibile senza l'Europa. E' la visione europea, la fiducia in un destino comune a tutte le nazioni del nostro continente, nel rispetto e nella valorizzazione delle identità di ciascuna, che permette di superare i contrasti e di fondere gli sforzi di tutti in un progetto più grande degli interessi e delle energie dei singoli paesi. E' la strada che abbiamo intrapreso in Europa occidentale negli anni della divisione del continente e del mondo in blocchi contrapposti ; è la strada che si è percorsa decenni dopo, in Europa centrale e orientale, e che ora si apre nei Balcani e nell'Adriatico, a partire dalla Croazia dopo la Slovenia.
Da italiano, da europeo, saluto con gioia pari solo alla vostra il prossimo arrivo di Zagabria nella famiglia dell'Unione Europea. Il vostro ingresso a pieno titolo quale 28° Paese membro, il 1° luglio 2013, è un traguardo storico. Lo avete perseguito con tenacia e perseveranza, durante sei anni di difficili e complessi negoziati.
Potete essere orgogliosi del cammino percorso che, nell'arco di quattro anni, avrà portato prima nell'Alleanza Atlantica, poi nell'Unione Europea.
Il nuovo Adriatico "euro-atlantico" torna così ad unire regioni e popoli che tanto hanno in comune. Questa è la grande eredità che lasciamo ai più giovani.
Crediamo nella Croazia europea, e nei Balcani europei. Questo il motivo per cui l'Italia ha sostenuto fin dall'inizio la vostra aspirazione, la vostra domanda di adesione all'Unione Europea.
Ma per chi entri a farne parte, la sfida continua. E' un impegno costante, talvolta faticoso, per i nuovi come i vecchi membri. L'appartenenza all'Unione non offre rendite di posizione.
Sono convinto che la Croazia sarà uno Stato Membro modello. Tutto sta a dimostrarlo. Dopo l'ingresso nella NATO, appena tre anni orsono, la Croazia non si è seduta sugli allori. Ha avanzato con determinazione sulla via delle riforme e del conseguimento di tutti i parametri prescritti.
Il successo della Croazia rappresenta un esempio importante. Prova che il processo di allargamento resta aperto. Mostra ad altri il percorso dell'ammodernamento economico e sociale. Rafforza la collaborazione regionale, rifiutando ogni residuo di antiche rivalità. Confuta la miopia dei particolarismi e dei pregiudizi, ribadendo che i nuovi Paesi membri accolti nell'Unione hanno rappresentato un arricchimento e non un peso gravoso. Ci attendiamo che essi facciano fronte agli impegni presi ; ci auguriamo vivamente che portino anche il loro contributo originale e innovativo alla grande costruzione europea. Non ho dubbi che la Croazia saprà e vorrà farlo.
Insieme, Italia e Croazia possono sostenere la prospettiva euro-atlantica di tutta l'area balcanica e adriatica, rafforzando sicurezza, stabilità e prosperità della regione, su basi solide e durature.
E' in questa prospettiva che si possono sempre di più abbattere gli antichi steccati; aprire i confini ed eliminare i controlli alle frontiere; favorire la piena libertà di circolazione delle persone e delle idee; garantire la piena sicurezza dei cittadini. Nella Carta Europea vediamo riaffermati i diritti delle minoranze. La visione europea coniuga unità e diversità, valori democratici comuni con lingue e culture differenti. La visione europea contempera stabilità, anche finanziaria, crescita, rispetto delle regole, solidarietà e dunque futuro per i nostri giovani.
In questa parte d'Europa, contrassegnata da uno speciale carico di vicissitudini storiche, OSCE, NATO e Unione Europea, perseguendo una visione lungimirante di integrazione e progressivo allargamento, hanno saputo incanalare le forze profonde scatenate dalle svolte della storia in una cornice costruttiva. E'questo processo che deve continuare per poter dare tutti i suoi frutti.
La prospettiva europea e atlantica dei Balcani è una priorità, costante e strategica, della politica estera italiana.
Una priorità che abbiamo coltivato senza edulcorare la difficoltà delle prove che si richiedevano per divenire Stati membri dell'Unione, partecipi di un sistema di integrazione sovranazionale.
Ma, una volta rispettato in pieno l'acquis e completato il percorso negoziale, diciamo con forza : nessun Paese dei Balcani va considerato in maniera diversa dagli altri Stati che sono entrati a far parte dell'UE : tutti, grandi e piccoli, sono chiamati a cooperare con pari dignità.
L'integrazione dei Balcani e' necessaria per la stabilità e la compattezza dell'Europa. Geografia e storia ne fanno un interesse nostro, degli attuali paesi membri dell'Unione e non solo di quelli che lo vogliono diventare.
Rendo a questo proposito omaggio alla scelta strategica del Presidente Josipovič, del Parlamento e del Governo croati, impegnati con determinazione e lungimiranza, in favore della concordia e della convergenza regionale.
Dopo i travagli dell'adesione, non vi attende un compito di tutto riposo. Fin dagli albori dei Trattati di Roma, l'Europa è sempre stata una sfida - superata con successo superiore alle aspettative. L'Unione Europea in cui Zagabria si appresta ad entrare deve ora far fronte a due grandi prove: il governo della moneta unica e il Mediterraneo. L'urgenza e la gravità del dilemma sono davanti agli occhi di tutti.
La crisi della moneta unica significherebbe la crisi del progetto comune europeo. Dopo un passo avanti di tale portata non si torna indietro indenni - nessuno. Mi sembra che, dopo mesi convulsi, questo sia stato finalmente capito, da tutti. Ma se il mercato unico non avrebbe potuto reggere senza la moneta unica, è venuto ora il momento di assicurare la stabilità dell'euro attraverso una rafforzata governance dell'economia europea, le cui basi sono state gettate dagli ultimi Consigli Europei, e in definitiva attraverso un deciso avanzamento in senso politico dell'Unità europea.
In quanto al Mediterraneo : esso lambisce le nostre sponde adriatiche, quello che avviene su altre sponde ci tocca direttamente. Ciò vale per la Croazia e per l'Italia, ma vale per l'intera Europa. L'Unione e' pertanto chiamata a fornire il suo contributo alla democratizzazione del Nord Africa e del Vicino Oriente. Per diverse che siano le situazioni dei singoli Paesi un'azione forte dell'Unione e' indispensabile al fine di accompagnare il difficile processo di transizione e gettare le basi di un equilibrato processo di sviluppo politico, economico e sociale. L'Europa non può fallire sul mare dove ritrova tanto della sua storia e della sua identità.
Si tratti di difendere e consolidare l'EURO, o di fare la nostra parte nell'intera area mediterranea, la posta in giuoco è il ruolo dell'Europa in un mondo che conosce un cambiamento incessante.
Signor Presidente, so bene quanta storia sia passata per queste aule, quante battaglie nel nome della libertà e dell'idea di nazione croata siano state condotte in questi luoghi.
A metà del XIX secolo i nostri patrioti avevano ideali simili e auspicavano la formazione del proprio Stato nazionale. Gli aneliti erano quelli di libertà, dei principi democratici, di affermazione di identità.
Poi il principio di nazionalità ha lasciato il posto ai nazionalismi ed alle dittature. La storia di buona parte del secolo XX non e' stata generosa con i popoli dell'Europa e non e' stata di certo generosa con le popolazioni delle terre che sono ai confini fra i nostri Paesi. Alla tradizione di convivenza e mutuo rispetto, radicata in queste terre e su questo mare, si sono sostituite opposte pretese, odiose sopraffazioni, fino agli eccidi e alle vendette. La seconda guerra mondiale ci ha lasciato pagine buie e dolorose.
Non sono qui per ripercorrere quelle tristi vicende. Sono qui per affermare con profonda convinzione che quelle pagine non si ripeteranno mai più.
La memoria del passato deve rispettare coloro che hanno sofferto e condividere i sentimenti di umana pietà e rispetto per le vittime innocenti. Insieme al Presidente Josipovič mi recherò presto in Istria per rendere omaggio alle vittime di un atroce passato, inchinarci dinanzi agli innocenti, impegnarci a riavvicinare chi ha subito torti. Ma soprattutto per riaffermare che questa tragica pagina della storia appartiene al passato: non al presente, non al futuro. E col passato della violenza e della guerra fascista, l'Italia ha chiuso i conti con la lotta di Liberazione, con il 25 aprile 1945, e dando vita alla Repubblica e alla Costituzione.
Signor Presidente, la presenza di una minoranza autoctona italiana in Istria e nelle altre zone di insediamento storico, Fiume e Dalmazia, così come l'esistenza di una storica minoranza croata in Italia rappresentano un ponte e una ricchezza nelle nostre relazioni.
Ho ricevuto nei giorni scorsi i rappresentanti delle Comunità croate in Italia, che mi hanno esposto le loro speranze e aspettative e illustrato i profondi legami fra i nostri due Paesi.
La minoranza italiana in Istria, Fiume e Dalmazia gode del pieno rispetto dei diritti fondamentali, del sostegno anche finanziario del Governo croato ed ora del cosiddetto "doppio voto", della possibilità cioè di esprimersi per il proprio candidato e allo stesso tempo per le liste politiche generali. Sono conquiste significative che altamente apprezzo.
I risultati raggiunti nel bilinguismo sono considerevoli. Tutti i Governo italiani hanno sostenuto e sostengono con convinzione le misure volte al mantenimento della lingua e cultura italiana in queste terre.
Le comunità degli italiani forniscono un contributo importante e leale nelle città, nelle istituzioni, nei luoghi dove lavorano, alla crescita della Repubblica di Croazia. Le nostre scuole sono aperte a tutti e concorrono a formare i giovani cittadini europei.
Ho incontrato più volte e incontrerò presto anche a Pola gli esuli italiani, i rappresentanti di coloro che sono stati protagonisti loro malgrado dell'esodo dalle terre natali dell'Istria, Fiume e Dalmazia. Sono certo che potranno trovare piena applicazione anche nei loro confronti i principi europei che abbiamo seguito finora: rispetto dei Trattati, non discriminazione e parità di trattamento. E rispetto per le loro dolorose esperienze.
La comune appartenenza all'Unione Europea, ai suoi valori, ai suoi principi rappresenta il modo migliore per superare definitivamente ogni ferita e ogni contrapposizione, per farsi cittadini di una polis più ampia, comune e condivisa.
Ho parlato tanto di Europa, perché questa e' la cornice che ci unisce. Ma non è la sola. Le nostre relazioni bilaterali sono eccellenti, in tutti i settori. La calorosa accoglienza che sto ricevendo me lo fa toccare con mano.
Al livello politico, desidero menzionare il Memorandum di collaborazione firmato dai due Ministri degli Esteri nel gennaio 2008, e la firma, pochi giorni orsono, da parte dei Ministri dell'Interno dell'Accordo di polizia che consolida una già lunga cooperazione in materia di lotta contro la criminalità e il traffico di droga, e che fornisce altresì veste giuridica alla tutela e assistenza ai nostri turisti, ai tanti italiani che in estate si riversano sulle vostre coste e i tanti croati che in inverno si recano nelle nostre stazioni sciistiche.
L'Italia e' da molti anni il primo partner commerciale della Croazia ; e' anche il primo importatore di merci e servizi croati ; ed è il paese da cui vengono in notevole misura iniziative d'impresa e investimenti in Croazia.
Sul piano culturale, le testimonianze della nostra vicinanza sono innumerevoli. L'Adriatico ci ha portato un'eredità di meraviglie, che oggi giustamente sono tutelate dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità.
Desidero solo menzionare un grande scienziato e uomo di vastissima cultura, uno dei precursori delle teorie scientifiche moderne, di cui si festeggiano quest'anno i 300 anni della nascita, Ruggiero Giuseppe Boskovich, nato a Ragusa, figlio di un agiato mercante originario della Bosnia e di madre di famiglia originaria di Bergamo. Letterato, e insieme fisico-matematico è stato il fondatore dell'Osservatorio di Brera, e dalla sua morte a Milano, riposa in quella nostra grande città. Possiamo onorarlo insieme, come vostro e nostro illustre figlio.
Signor Presidente,
L'Italia intende mantenere quella collaborazione di eccellenza che abbiamo raggiunto negli ultimi anni. Saremo accanto a voi con il solido affetto degli amici fidati, costanti e lungimiranti.
Nel ringraziarvi per l'accoglienza che mi avete voluto riservare, auguro alla Croazia ed all'amico popolo croato ogni benessere e prosperità all'interno della famiglia europea e internazionale, nel comune perseguimento di un mondo più equo e solidale.