Io vorrei dirvi soltanto una parola sull'Italia perché siete italiani che operano qui, ma che hanno la massima attenzione e anche preoccupazione per quello che accade in Italia.
Inutile nasconderci che stiamo affrontando delle prove molto complesse. Certe volte mi chiedo che cosa sia cambiato rispetto al 2 giugno, quando abbiamo celebrato solennemente con tanti Capi di Stato di paesi amici vicini e lontani, tra i quali il Presidente Basescu, nella parata militare e al ricevimento al Quirinale, il 150° anniversario dell'Unità d'Italia; cosa sia cambiato rispetto a quel momento in cui veramente abbiamo sentito un paese che reagiva all'unisono, in cui registravamo una adesione al di là di ogni aspettativa alle celebrazione del 150° anniversario, a testimonianza della profondità del sentimento nazionale, dell'attaccamento all'Italia e anche della volontà unitaria degli italiani. Abbiamo fatto l'unità, perché siamo stati uniti e dobbiamo rafforzare l'unità trovando nuove ragioni per essere uniti nel rispetto di tutte le distinzioni, della dialettica politica democratica, delle differenze culturali e di opinione. Però, dobbiamo riuscire a sprigionare un forte fermento nazionale unitario che ci permetta di fare fronte alla sfide che abbiamo davanti.
Non può essere cambiato tutto dal 2 giugno al mese di luglio o al mese di agosto o al mese di settembre soltanto perché c'e' stato - diciamo pure - un certo impazzimento dei mercati finanziari. Rimane il messaggio, e rimane l'impulso, del centocinquantesimo.
Non dobbiamo prendere degli abbagli, non dobbiamo cadere in delle psicosi di timore se non addirittura di sbandamento. Sono questioni molto complicate, ed è anche vero che non risolviamo dicendo: ci sono gli speculatori. Nei mercati in questo momento, tra gli investitori - perché c'è gente che investe in borsa e nei titoli di stato - c'è una crisi di fiducia nel sistema Italia, ma più che nel sistema Italia, nella situazione di sostenibilità finanziaria del nostro paese per effetto di quel debito pubblico accumulato nei decenni e che ci portiamo dietro. Ci siamo portati dietro questa grande massa di debito pubblico accumulato anche con grande accortezza: abbiamo molto ben gestito il debito, il servizio del debito pubblico, le emissioni dei titoli del debito pubblico. Siamo stati tecnicamente molto bravi, il Tesoro e la Banca d'Italia, in questo senso. Però probabilmente abbiamo sottovalutato il fatto che, a un dato momento, quel peso poteva diventare un macigno che ostruisse la nostra strada verso la partecipazione piena allo sviluppo europeo.
Abbiamo da far valere tutti i nostri titoli di forza: noi siamo un grande paese, una grande economia, abbiamo non solo una grande storia ma anche straordinarie riserve e energie, capitale umano, capitale imprenditoriale, dinamismo imprenditoriale di cui voi siete un esempio straordinario: è questo uno dei grandi punti di forza del nostro paese, che dobbiamo far valere per riguadagnare credito anche sui mercati finanziari.
Ci saranno da rivedere molte cose, da rivedere molti comportamenti, rivedere anche molte scelte del passato. Mi piace dire che non siamo nel 1980: prendo quella data come emblematica. Insomma, rispetto agli anni '70 e agli anni '80, e alle scelte fatte allora, il mondo oggi è un'altra cosa, il mondo è radicalmente cambiato e in un certo senso va tutto rimesso in discussione, rivisto seriamente; e dobbiamo fare in modo che da questa riflessione nascano comportamenti adeguati alle prove che abbiamo dinnanzi, e realmente validi per poter superare le sfide di oggi e di domani.
Io so che voi siete parte importante dello sforzo dell'Italia per superare le prove di questa fase storica. Vi ringrazio a nome del Paese e vi auguro di tutto cuore nuovi successi.
Bucarest 16/09/2011