Abbiamo appena concluso il nostro colloquio con il Presidente Joachim Gauck, al quale ho dato il più caloroso benvenuto, attendendolo dal momento - ancora non lontano - in cui è stato eletto Presidente Federale della Repubblica Tedesca: ho avuto grande piacere di poterlo incontrare anche per i caratteri molto peculiari della sua personalità e della sua esperienza storica.
Abbiamo ragionato sui nostri due Paesi - anche sui motivi antichi e molto profondi di simpatia per l'Italia che i tedeschi nutrono - e abbiamo parlato di questioni abbastanza complesse che possiamo forse riassumere nei termini di una certa crisi della politica, di un certo distacco dalla politica e dalla classe politica che c'è anche in Germania, per quanto probabilmente meno che in Italia, e anche lì si registra con preoccupazione.
Nello stesso tempo abbiamo discusso dell'atteggiamento delle nostre opinioni pubbliche, dei cittadini dei nostri Paesi verso il progetto europeo, atteggiamento che è stato nel corso di lunghi decenni sempre di profonda, larghissima adesione, ma che in questo momento conosce delle difficoltà legate in particolare alla crisi finanziaria ed economica che l'Europa, e in particolare l'Eurozona, stanno attraversando.
Abbiamo trovato piena comunanza di vedute sulla necessità di insistere sulla complessità del progetto europeo, sull'insieme delle dimensioni che ha il progetto di integrazione, il processo di costruzione dell'Europa unita: che è Europa della pace, dei diritti, dei valori, e non soltanto Europa della moneta.
Abbiamo egualmente messo in luce come occorra tenere conto delle diverse esperienze dei due Paesi e dei due popoli, tenendo però fermo un principio di solidarietà, quale principio informatore del progetto di integrazione europea, che rappresenta più che mai la sola via attraverso la quale il nostro continente può continuare ad avere il suo peso e far valere la sua tradizione nel mondo d'oggi, così radicalmente cambiato.
In questo spirito abbiamo solo aperto un discorso tra noi che continuerà, nel prossimo futuro, attraverso gli ulteriori contatti che avremo la possibilità di sviluppare.
Avete parlato di solidarietà. L'Europa e in particolare l'Italia devono un grazie alla Germania per la sua politica di rigore; però l'opinione pubblica italiana e gran parte di quella europea adesso non vedono più nella Germania questo spirito di solidarietà. Rigore va bene, ma non è arrivato il momento della crescita?
La natura dei nostri colloqui è strettamente legata alla natura delle nostre funzioni come Presidenti non esecutivi di Germania e Italia.
I giornalisti italiani erano qui ieri sera, quando con il Presidente François Hollande ci siamo presentati per brevi dichiarazioni: il Presidente francese è anche capo del governo, ha poteri di governo, forma il governo del suo Paese a sua immagine e somiglianza, e ha pieno diritto e dovere di parola su tutte le scelte concrete del governo del suo Paese. Noi abbiamo altri profili, abbiamo altre funzioni. Forse ci possiamo concedere il lusso di guardare un po' più lontano e oggi abbiamo cercato di farlo. Però, per prima cosa, vorrei sottolineare come la così forte e convinta riaffermazione che ha fatto il Presidente Gauck dell'impegno europeista, della fede europeista del suo Paese, non è qualcosa di secondario e di banale: è molto importante anche per affrontare con lo spirito giusto le questioni che ai due governi, insieme con gli altri partner, spetta affrontare e risolvere.
In secondo luogo, quello che ci siamo detti sull'Europa, il nostro modo di concepire l'Europa - e voglio manifestare grande rispetto per come il Presidente Gauck ha espresso la propria visione dell'Europa - è ciò che ispira le scelte concrete dei nostri governi anche al tavolo di negoziati difficili come sarà quello del prossimo Consiglio europeo di fine giugno.
C'è una minaccia di spaccatura dell'Europa tra Nord e Sud - il che sarebbe una nuova divisione del nostro continente - per colpa di questa crisi. Anche Lei vede questo pericolo? Ci sono già delle idee su un'Europa a due velocità? E questo potrebbe essere un mezzo per superare la crisi?
Non vedo alcun pericolo di spaccatura tra un'Europa del Nord e un'Europa del Sud, né tantomeno tra una Europa dei virtuosi e un'Europa dei viziosi. L'Italia - in questi mesi il governo Monti (e ho ascoltato il grande apprezzamento che ne dà il Presidente Gauck, nei nostri colloqui) - ha dimostrato di voler fare molto seriamente i conti con i propri problemi, con i propri ritardi, e di saper affrontare soprattutto la questione del riequilibrio della finanza pubblica con grande energia. Abbiamo così sottoscritto in piena consapevolezza l'accordo internazionale del "Fiscal Compact", con tutti i vincoli di disciplina di bilancio che esso prevede. Quindi, il vero pericolo non è una ipotetica spaccatura tra Nord e Sud. Il vero pericolo è che l'Europa nel suo insieme non prenda tutte le decisioni necessarie, e non le prenda con tempestività e chiarezza, per avanzare sulla via di una maggiore integrazione, superando la crisi attuale della moneta unica o dell'Eurozona, per riaffermare il suo ruolo, la sua capacità di presenza e di competizione nel mondo d'oggi.
I Trattati prevedono non un'Europa a più velocità, ma forme di cooperazione rafforzata, cioè prevedono che anche un gruppo limitato di Paesi membri dell'Unione possa assumere iniziative per andare più avanti sulla via dell'integrazione, lasciando sempre aperta la porta ad altri Stati che vogliano poi sopraggiungere. Questo è accaduto esattamente per l'Euro: siamo partiti in undici, oggi siamo in diciassette; non siamo mai stati ventisette, cioè il totale degli Stati membri dell'Unione. Ma questa è altra cosa, rispetto ad una Europa a più velocità.
Avete entrambi avuto occasione di dire che il cammino dell'Italia è quello giusto sul fronte delle riforme. È sufficiente questo o da parte della Germania ci si aspetta ancora di più? Presidente Napolitano, è soddisfatto di quello che sta accadendo o anche Lei si aspetta di più?
Penso che abbiamo assunto decisioni importanti (e io ne ho la corresponsabilità, per i decreti-legge che ho emanato considerandoli rispondenti ai requisiti costituzionali). C'è una riforma importante tra quelle che il governo ha deciso e presentato al Parlamento, che dovrà tra breve raggiungere la sua approvazione definitiva, ed è la riforma del mercato del lavoro. Il governo Monti non ha mai detto di avere già finito tutto il suo lavoro: occorrono ancora altre misure; però, quelle che sono state adottate sono state largamente sufficienti a restituire credibilità al nostro Paese anche dal punto di vista dei suoi obblighi nell'area dell'Euro.
Voglio infine soltanto aggiungere - non ho avuto ancora modo di farlo pubblicamente - che ringrazio vivissimamente il Presidente Gauck per l'invito che mi ha voluto rivolgere per una visita di Stato in Germania all'inizio del prossimo anno. Penso - e voglio ripetere questa espressione che ho usato nel nostro colloquio - che sarà un po' il coronamento del mio settennato di Presidente.