Vorrei richiamare qualche carattere peculiare della personalità di Altiero come io l'ho conosciuto, come lo ricordo e come ho cercato di interpretarlo nelle mie riflessioni di parecchi anni.
Lo si definisce - l'ho sentito dire, ed è giusto - un visionario. E' stato un visionario, è stato un profeta, è stato un combattente ed è stato un costruttore. Intransigente nel giudizio, per esempio sull'Atto Unico. Ma aveva intransigenza nel giudizio e allo stesso tempo realismo nell'azione, perché dopo averne dato un giudizio severissimo si è subito posto il problema di che cosa fare, anche partendo dallo stesso Atto Unico.
Comunque si può dire che Altiero è nell'agone politico dal 1976, dopo che è stato già coinvolto, negli anni precedenti, in un'azione di governo al livello europeo. Su sollecitazione, su proposta di Pietro Nenni, era stato infatti nominato membro della Commissione europea, responsabile per l'Industria. Gli viene poi offerta la possibilità di entrare in Parlamento da un suo vecchio compagno e avversario del Partito Comunista, Giorgio Amendola. Altiero, entrato comunista in carcere, negli anni successivi, spinto dal suo antistalinismo e dal suo impeto di libertà, era diventato molto critico nei confronti dei comunisti italiani e anche dei comunisti italiani che erano in galera con lui. e che quindi pagavano il prezzo della loro scelta di libertà contro il fascismo.
Molti anni dopo gli viene offerta la possibilità di candidarsi come indipendente, con piena garanzia di autonomia nelle sue scelte e nei suoi comportamenti, nelle liste del Partito Comunista. A lui in realtà interessava l'Europa e non la politica italiana, ma nel 1976 il Parlamento europeo non era ancora eletto direttamente dai cittadini. L'elezione al Parlamento italiano era, per così dire, un'indispensabile passerella, fin quando poi nel 1979 ci fu l'elezione diretta e lui lasciò il Parlamento italiano per dedicarsi interamente al Parlamento europeo.
Che cosa aveva fatto dal '43, da quando era tornato da tanti anni di confino, e prima di carcere, libero in Italia? Aveva con sé quella "operetta straordinaria", meditata a Ventotene insieme ad Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, e sarebbe infine arrivato a mettere insieme le forze più diverse attorno a quel progetto, fino a diventare guida di uno schieramento maggioritario nel Parlamento europeo.
Ma quando arriva in Italia, libero dal confino - lo ha poi scritto a conclusione della sua stupenda autobiografia - non trova nessuno ad attenderlo. Altri trovarono i rappresentanti dei loro partiti, trovarono delle famiglie politiche, lui non trova nessuno ad attenderlo perché ha rotto con il partito comunista, non ha scelto alcuna altra forza politica: e c'è un elemento di grandezza in questo suo arrivare solo e quasi predisporsi a fare politica da solo. Straordinario. E costruisce un piccolo movimento, all'inizio un piccolo movimento, da visionario e profeta che però nello stesso tempo si mette a lavorare con De Gasperi quando è in discussione il Trattato per la Comunità europea di difesa e Altiero scrive personalmente un articolo di quel Trattato, d'accordo con De Gasperi, che prevede la creazione per la prima volta di un'assemblea politica europea, prevede cioè un passo avanti verso l'unità politica.
Poi invece la scelta sarà, caduto il Trattato della Comunità europea di Difesa, quella dell'integrazione economica, del Mercato comune. Ma ho citato quell'episodio per spiegare la concretezza con cui Altiero mescola la sua predicazione con la costruzione di un percorso per l'integrazione europea. Nel Parlamento italiano, nel 1976 egli diviene - lo ricordo bene - Presidente del Gruppo parlamentare della Sinistra Indipendente. Era un piccolo gruppo in cui c'erano straordinarie personalità tutte elette senza far parte del Partito Comunista. Lui guida questo gruppo e si prepara alla grande discesa in campo (scusate se mi viene questa espressione...) nel 1979, ed ecco che scatta un altro carattere essenziale della sua personalità : quello di essere un grande persuasore e un grande rassembleur. Egli non esitava a cercare di guadagnare chiunque alla sua causa. Si raccontava che accompagnasse a Strasburgo un deputato della destra cercando, perfino tornando insieme in macchina all'albergo, di convincerlo a diventare europeista. Non ha mai avuto nessuna barriera, nessuna chiusura nei confronti di nessuna forza politica. Gli interessava solo conquistare adesioni alla causa europea.
Nei suoi diari mi sono ritrovato definito come "testa di ponte", perché aveva l'obiettivo di creare delle teste di ponte dentro il partito. Egli non era tornato nel Partito Comunista, ne aveva riconosciuto l'evoluzione democratica e europea, e con questi forti argomenti aveva difeso da critiche ricevute la sua scelta di candidarsi col partito da cui si era distaccato. Non era rientrato nel partito, ma sentiva che lì c'era terreno da arare e poteva, appunto, trovare delle teste di ponte per l'affermazione di una coerente linea europeista. Io ero una di quelle, nulla di più - mi permetto di dire - nulla di meno. Ma a furia di persuadere (perché era un persuasore formidabile) e di rassembler, guardando in tutte le direzioni, arrivò a creare una enorme maggioranza nel Parlamento europeo attorno al suo progetto di trattato. Questo è stato Altiero nelle fasi alte della sua battaglia e anche nelle sue vittorie.
Poco fa ho visto proiettate le immagini del suo discorso dopo l'approvazione del Trattato. È un vittorioso. Parla con una carica straordinaria di entusiasmo e di soddisfazione per la vittoria, racconta la famosa storia del "Vecchio e il mare" alla maniera di Hemingway.
Vorrei dire però qualcosa di un po' più attuale. Quel Trattato per istituire l'Unione, concepito da Altiero con tanti contributi anche di alto livello giuridico- istituzionale, elaborato e portato all'approvazione, ancora oggi sbalordisce : sono 80 articoli, di una essenzialità straordinaria. Penso che dovremmo rifletterci. Già allora non era poca cosa l'insieme della legislazione europea, poi da allora è diventata una foresta. Rispetto a questa foresta, direi anche piuttosto pietrificata, si può compiere di nuovo una straordinaria operazione di essenzialità come quella che seppe compiere Altiero?
Ho grandissimo rispetto per coloro che hanno elaborato un progetto di legge fondamentale, è stato un esercizio di competenza, di applicazione e di concretezza eccezionale: ed è materiale importante che si è voluto predisporre per ogni possibile avanzamento istituzionale in senso federale in Europa. Ma possiamo immaginare una operazione analoga a quella del 1984, possiamo far scaturire alcuni elementi essenziali di carattere istituzionale da sottoporre di nuovo al Parlamento, cercando di uscire dall'ingorgo dei trattati che si sono stratificati, a partire dal famoso Atto Unico del 1986 ? Ne abbiamo avuti tanti, abbiamo avuto Maastricht, Amsterdam, Nizza, e infine abbiamo avuto una creatura che poi si è persa (pazienza se io e altri vi abbiamo dedicato anni), il Trattato costituzionale. E infine abbiamo avuto il Trattato di Lisbona. Ma ora?
Credo che dovremmo ritrovare un po' la via, se è possibile, della essenzialità del Progetto Spinelli, nell'aprire nuove prospettive di evoluzione politica e democratica in senso federale nell'Unione europea.
Infine, dovremmo forse anche approfondire qualche spunto problematico che ho colto qui : che cosa è diventato il Consiglio europeo?
Il Consiglio europeo non fu opera di qualche avversario della Comunità e dell'integrazione. Il Consiglio europeo fu l'ultima invenzione di Jean Monnet e credo che nessuno di noi possa avere dei dubbi sulle intenzioni che mossero Jean Monnet. C'è un intero capitolo delle sue memorie dedicato al Consiglio europeo come lui l'aveva concepito e anche Monnet allora fu un persuasore formidabile perché conquistò l'unico Primo Ministro britannico che aveva idea di una costruzione europea, Edward Heath. Poi racconta di quando andò a persuadere Willy Brandt, che era Cancelliere tedesco all'epoca, e alla fine li convinse tutti, tutti i Capi di governo dell'epoca e nacque il Consiglio europeo da lui considerato un centro necessario di impulso, di autorità politica, ferme restando le funzioni di tutte le istituzioni già allora esistenti come istituzioni della Comunità.
Che cosa è stata la successiva involuzione del Consiglio europeo? Che cosa può restare vitale di una istituzione che era stata poi concepita sempre in un contesto di equilibrio tra istituzioni tipicamente sovranazionali come la Commissione e il Parlamento europeo e i governi nazionali? Credo che qualcosa vada approfondito in proposito anche per proporre nuove soluzioni all'architettura istituzionale dell'Unione.
Concludo. La cosa più difficile è riuscire a raccogliere proprio quell'esempio di profetismo, utopismo e realismo che ha caratterizzato la vita e l'impegno di Altiero. Vedo certe volte proclami alati, e molta demagogia, ma l'utopismo e il profetismo di Altiero erano ben altro, avevano una loro sostanza, un loro rigore, una loro potenzialità anche costruttiva e riprendere quell'esempio è compito delle forze politiche che credono nell'Europa, delle forze politiche che siedono in questo Parlamento.
Questa mattina ho voluto dire solo qualche parola su un tema che avevo già toccato: l'unica cosa che è rimasta strettamente nazionale in Europa è la politica. Tante altre cose hanno cambiato natura, si sono evolute in senso europeo. Quello che è rimasto ancora, direi - scusate - maledettamente nazionale è la politica. Ci fu un importante amico di Altiero, appassionato europeista, il quale si chiedeva : ma quando veramente noi potremo dire che la costruzione dell'Europa unita ha toccato il punto di non ritorno? E la risposta che si deve dare era: quando sarà diventata politica la lotta per il potere in Europa. Allora veramente avremo toccato il punto di non ritorno in una costruzione europea che tenda ad una federazione europea. La strada da fare è molta ma di energie abbondantemente più giovani delle mie ce ne sono tante.
Strasburgo 04/02/2014