Roma, Palazzo dei Marescialli 08/06/2006

Indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai componenti del Consiglio Superiore della Magistratura

 

INDIRIZZO DI SALUTO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
AI COMPONENTI DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Roma, Palazzo dei Marescialli, 8 giugno 2006

Signore e Signori,
ringrazio il Vice Presidente Rognoni, il Ministro della Giustizia Mastella e i componenti del Consiglio Superiore per il cortese saluto che hanno voluto rivolgermi. Ho ascoltato con attenzione gli interventi che si sono succeduti e che mi hanno offerto molteplici motivi di riflessione, in occasione della mia prima visita al Consiglio, che ho sempre considerato espressione importante dell'insieme degli organi di rilevanza costituzionale definiti dalla Carta del 1948. E non a caso tale Carta ne ha affidato la presidenza al Presidente della Repubblica.
Al Ministro della giustizia, da poco chiamato all'alta responsabilità di Governo, va anche un fervido augurio di buon lavoro. E desidero esprimere il mio apprezzamento per tutti coloro che collaborano all'attività del CSM.
E' un onore per me trovarmi qui tra Voi oggi per fare la Vostra conoscenza e rivolgere a tutti il mio saluto cordiale, in quest'Aula dedicata a Vittorio Bachelet, che fu vittima, come i ventisei magistrati caduti per aver difeso la legalità, di una feroce aggressione criminale nel tempo del terrorismo brigatista.
Dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica il 15 maggio scorso, dinanzi alle Camere riunite, ho reso omaggio "al Consiglio Superiore della Magistratura, espressione e presidio della autonomia e indipendenza di quell'Ordine da ogni altro potere". Di questo ruolo del Consiglio, essenziale per l'ordinata convivenza civile e il corretto equilibrio istituzionale, mi propongo di essere fermo difensore, proseguendo in un impegno già portato avanti con fermezza dal mio predecessore Carlo Azeglio Ciampi.
Occorre superare le tensioni tra politica e giustizia, inevitabilmente destinate a turbare lo svolgimento di una così alta funzione costituzionale. A questo riguardo, bisogna sottolineare le esigenze di serenità e di equilibrio: sempre nella libertà del dibattito, nella chiarezza delle posizioni e nel rigoroso esercizio - in primo luogo da parte del Presidente della Repubblica - delle rispettive responsabilità istituzionali. Essenziale è tenere sempre aperte le porte al dialogo, alla ricerca di soluzioni il più possibile condivise sui temi fondamentali dell'amministrazione della giustizia. E fondamentale è l'apporto che, al riguardo, possono dare tutti gli operatori del settore a cominciare dall'avvocatura, da sempre nobilmente impegnata nella tutela del diritto di difesa, che è inviolabile, e come tale, garantito nella Carta Costituzionale. Il recupero di toni che non siano di pura contrapposizione agevola la ricerca di punti di convergenza ed evita che la dignità dei magistrati venga ingiustificatamente ferita da gratuite forme di delegittimazione.
Il dialogo, inoltre, è premessa indispensabile per restituire funzionalità al sistema giustizia, essenziale servizio pubblico che, come tale, deve ispirarsi ai principi costituzionali del buon andamento della pubblica amministrazione. Si tratta di affrontare con rinnovato vigore il problema più grave della giustizia nel nostro Paese, che è quello della durata del processo ; problema la cui mancata soluzione indebolisce seriamente la fiducia dei cittadini nell'operato della Magistratura e ci espone a censure in sede europea.
Anche in questo campo è fondamentale l'operato del Consiglio Superiore della Magistratura, in un rapporto di leale collaborazione con il Ministro della giustizia. Si tratta di un ruolo che si articola in più compiti, tra i quali predominano quelli dell'individuazione di indicatori di efficienza, della distribuzione delle risorse, della promozione della professionalità e della cura della formazione dei magistrati, anche di quelli onorari, tenendo conto del nuovo spazio giuridico europeo. Occorrerà anche di trarre profitto dalla rete europea dei Consigli di giustizia, cui l'Italia, come è stato ricordato, ha dato un rilevante contributo.
Il problema della formazione riguarda, in particolare, i giovani magistrati e quelli che si apprestano ad assumere funzioni direttive. Rispetto a questi ultimi, le nomine debbono essere tempestive e non passare sotto le forche caudine di interminabili tentativi di mediazione, che espongono questo adempimento primario a polemiche sul condizionamento di visioni correntizie che travalichino i limiti della normale dialettica. Mi risulta che su questo argomento esiste una specifica recente e importante risoluzione del Consiglio Superiore che ho apprezzato.
Gli aspetti organizzativi dell'amministrazione della giustizia, con uno sguardo attento alle prassi virtuose di alcuni uffici, hanno un'importanza fondamentale, perché richiamano alla possibilità e necessità di non chiedere tutto a innovazioni normative. Queste andranno attuate con accorta ponderazione, evitando interventi disorganici o ispirati a situazioni di emergenza. Ciò vale anche in rapporto alla così critica situazione carceraria, che richiede l'avvio di soluzioni concrete e praticabili. Sul versante della legislazione il Consiglio Superiore può svolgere un ruolo significativo, esercitando il suo potere di dare pareri e formulare proposte al Ministro, con riferimento alle ricadute delle normative sulla amministrazione della giustizia.
Pari ordinato agli altri ai quali ho fatto cenno è, infine, il compito di vigilanza che il Consiglio Superiore esercita, non soltanto sulla disciplina in senso stretto dei magistrati, ma sul comportamento complessivo dei medesimi, che investe anche le condotte non direttamente attinenti alla funzione giudiziaria. A tale proposito giudico degna di apprezzamento la prontezza con la quale il Consiglio ha affrontato la questione degli incarichi a magistrati ordinari in materia di giustizia sportiva. Soltanto un alto concetto dell'autogoverno può rendere possibili risultati così rapidi ed efficaci, che valgono a preservare e rafforzare l'indipendenza e l'autonomia dei magistrati e la loro imparzialità, bene indispensabile per consolidare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Su questi e altri problemi che in questa circostanza non ho affrontato concentrerò la mia attenzione nei mesi che ci separano dall'insediamento del nuovo Consiglio.