Discorso del
Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
in occasione delle celebrazioni della
Giornata dell'Unità d'Italia e della
Festa delle Forze Armate
Roma, 4 novembre 2006
La storia cui oggi ci richiamiamo è una storia di dure prove e di eroici, dolorosi sacrifici, da quelli che segnarono la grande guerra del 1914-1918 a quelli più recenti ben impressi nella nostra memoria, che sollecitano tutti il nostro commosso reverente omaggio.
Celebriamo qui anche quest'anno la triplice ricorrenza del 4 novembre: l'anniversario di una Vittoria che segnò il conclusivo ricongiungimento con l'Italia di ogni sua parte, il giorno dell'Unità nazionale così pienamente conseguita e consolidata, e la Festa delle Forze Armate, che sono state protagoniste del formarsi dell'Italia unita e ne presidiano oggi le conquiste storiche e il nuovo ruolo nel mondo.
Gli obbiettivi e i valori dell'unità nazionale e dell'indipendenza hanno rappresentato il filo conduttore delle fondamentali esperienze vissute dal nostro popolo in un periodo più che secolare: dal Risorgimento alla Grande Guerra, dalla Liberazione alla Ricostruzione. Fu necessario, oltre sessant'anni fa, uno sforzo straordinario per riscattare l'Italia da una rovinosa impresa bellica sfociata nella disfatta e da una nuova occupazione straniera, riconquistando alla patria indipendenza, dignità e libertà e scongiurando possibili lacerazioni del tessuto unitario. Oggi, deve sempre considerarsi bene prezioso e imperativo supremo l'unità nazionale, che va preservata - anche in una possibile articolazione federale - dall'insidia di contrapposizioni fuorvianti e di antistorici conati di secessione.
E' solo rafforzando la comune identità e l'effettiva coesione del paese, che l'Italia può mettere a frutto le sue potenzialità e far valere - nel nuovo contesto globale - il suo contributo di nazione indipendente e pienamente partecipe del concerto delle nazioni europee.
Di questa visione e di questo impegno le Forze Armate costituiscono una delle più importanti e innovative espressioni nel presente. Sulla base dei compiti loro attribuiti nel seno delle grandi organizzazioni internazionali e in primo luogo dell'Unione Europea, di cui l'Italia è partner consapevole e attivo, esse sono protagoniste di una strategia di sicurezza fattasi sempre più aperta alle esigenze di un mondo investito da profondi mutamenti. Si tratta di una strategia inclusiva, che tende ad allargare l'area di un impegno comune in funzione di obbiettivi di pace, di democrazia e di sviluppo da perseguire ben oltre i confini nazionali e gli stessi confini dell'Europa. Solo così si possono ormai proteggere gli interessi dell'Italia e dell'Europa, e il nostro diritto a vivere nella sicurezza e nella libertà. Ciò richiede anche interventi concertati in situazioni di crisi, che vanno affrontate con strumenti molteplici, compreso, e non da ultimo, quello della presenza militare. Di qui il ruolo nuovo ed essenziale delle nostre Forze Armate, che fin dai primi anni novanta del secolo da poco conclusosi hanno concorso a importanti missioni, sotto l'egida delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea e della NATO.
Le linee essenziali della strategia di sicurezza europea sono state per la prima volta elaborate in modo compiuto nel 2003, con una dichiarazione di straordinario valore: e ad essa occorre attenersi, cogliendone tutta la complessità e la ricchezza. Mi piace a questo proposito richiamare le considerazioni e le precise formulazioni espresse nel più recente discorso dell'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e di sicurezza, signor Javier Solana.
Quel che deve guidarci è il senso di una identità europea formata da un nucleo essenziale - egli ha detto - di "valori, convinzioni ed esperienze". Tra gli elementi principali che ci vengono riconosciuti nel mondo ci sono - ha affermato Solana - "la vicinanza a coloro che soffrono; la pace e la riconciliazione attraverso l'integrazione; un forte attaccamento ai diritti umani, alla democrazia e all'imperio del diritto"; l'attitudine al negoziato e alla ricerca del compromesso, "l'impegno a promuovere con pragmatismo un sistema internazionale basato su regole condivise". E infine, un alto senso del ruolo della storia e della cultura.
A questi concetti e a questi valori - che pienamente corrispondono ai motivi ispiratori della Costituzione repubblicana - può ben ricondursi, io credo, il modo di essere e di operare delle nostre nuove Forze Armate. Vi si può ricondurre in particolare la partecipazione a quelle missioni all'estero che ho già ricordato, e che discendono dalla lungimirante impostazione dell'articolo 11 della Carta costituzionale; oggi, più che mai, la partecipazione, anche con ruoli di leadership, alla cruciale missione in Libano.
Sulla base dell'accresciuta e sempre più accentuata professionalità delle Forze Armate, cui è dedicata questa Festa, si deve e si può puntare su strutture razionali e al passo con i tempi, anche attraverso verifiche e revisioni di moduli organizzativi e amministrativi, e conseguire così il più efficiente impiego delle risorse disponibili, nella difficile condizione del bilancio e dell'assetto complessivo dello Stato.
Mi propongo di chiamare il Consiglio Supremo di Difesa, nella piena valorizzazione del mandato costituzionale e nel rispetto dei suoi limiti, a fare ancor meglio la propria parte nel contesto appena richiamato.
Sono certo che le Forze Armate, in virtù della loro consolidata tradizione e apertura all'innovazione, sapranno concorrere in modo decisivo, in sinergia con le altre componenti funzionali dello Stato, all'esercizio di un ruolo primario dell'Italia nell'ambito del sistema di sicurezza internazionale e nel processo di crescita del nostro paese.
In questo spirito, rivolgo il più alto compiacimento e le più vive felicitazioni ai nuovi decorati dell'Ordine Militare d'Italia, magnificamente distintisi in difficili operazioni anche nei teatri lontani dai confini nazionali.
Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l'Italia.