Tubinga 09/02/2007

Intervento introduttivo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione dell'incontro con gli studenti dell'Università di Tubinga


INTERVENTO INTRODUTTIVO DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN OCCASIONE DELL'INCONTRO CON GLI STUDENTI

UNIVERSITÀ DI TUBINGA, 9 FEBBRAIO 2007


Cari studenti,
Signor Presidente,
Illustre Professor Engler,
Egregi Professori,

sono particolarmente lieto di sedere qui tra voi, in uno dei più prestigiosi Atenei tedeschi, nel quale si è formato e ha operato anche lei, caro amico e collega Presidente Köhler. Come già nel nostro primo incontro di sette mesi orsono, ci ritroviamo per condividere quel profondo convincimento ed impegno europeo, che ella ha ora riaffermato e riccamente documentato nelle sue osservazioni introduttive.
Sono molto interessato, cari studenti, alle vostre reazioni e alle vostre domande. Attraverso incontri come questo, vogliamo superare uno dei limiti più gravi nello sviluppo delle Comunità e quindi dell'Unione europea : l'insufficiente rapporto stabilito in profondità con i cittadini, l'insufficiente impegno per associarli alle decisioni e alle esperienze che si venivano via via compiendo. Ce ne rendiamo meglio conto oggi, di fronte alle incomprensioni e difficoltà che incontra il progetto di Costituzione per l'Europa già tradottosi in un Trattato sottoscritto nell'ottobre 2004 da 27 Capi di Stato e di governo.
Su che cosa dobbiamo allora riflettere e fare opera di chiarificazione in special modo tra i giovani ? Soprattutto, direi, su due punti. Il primo : quale bilancio trarre di oltre cinquant'anni di integrazione europea? Il secondo : quali sono le ragioni attuali e nuove di un ulteriore e più deciso avanzamento su quella strada?
Parto dal primo, per verificare se il consenso su ciò che sto per dire risulta meno facile e chiaro di quanto a me sembri.
Io mi chiedo come sia possibile non vedere e riconoscere la storica portata delle conquiste dell'integrazione. E' stato essenziale che l'Europa si unisse, partendo da una ristretta cerchia di paesi e poi allargandosi sempre di più. Non vi sarebbe stata pace nel cuore dell'Europa, non si sarebbe consolidata un'area decisiva di libertà, di democrazia, di tolleranza, di solidarietà, non si sarebbero irradiati questi valori in tutto il resto dell'Europa fino alla recente unificazione del continente, se non si fosse intrapresa nel lontano 1950 la strada dell'integrazione. Si è dato vita da allora a un ordinamento originale, senza precedenti, nel quale si sono combinate le forze degli Stati nazionali, con la loro identità e diversità, e nuove istituzioni sovranazionali per l'esercizio di forme di sovranità condivisa.
Il bilancio che oggi si può trarre è fatto di formidabile crescita delle nostre economie e progresso delle nostre società, in un'Europa che era uscita distrutta e umiliata dalla seconda guerra mondiale e che non avrebbe potuto riprendere slancio senza integrare le proprie risorse, unire le proprie energie.
Il rallentamento della crescita economica negli scorsi anni, l'aggravarsi di problemi come quello dell'occupazione, il frequente ripetersi di episodi di scarsa coesione europea, non possono oscurare un bilancio così ricco di luci. E comunque non c'è alternativa alla strada dell'integrazione e dell'unità su scala europea. Oggi come non mai.
Ecco il secondo punto che volevo toccare. Vi sono nuove ragioni che esigono di portare avanti nel modo più conseguente sia i progetti che hanno finora segnato il passo sia altri che si stanno mettendo in cantiere : una politica estera e di sicurezza comune, uno spazio interno di libertà, sicurezza e giustizia, politiche comuni di lotta contro la criminalità e di gestione del fenomeno migratorio, un progetto di sviluppo dell'economia europea come economia fondata sulla conoscenza e altamente competitiva, un progetto comune per l'energia e per l'ambiente.
E le ragioni stanno nell'evidente e clamoroso mutare degli equilibri mondiali, nella portata di sfide, rischi e minacce che non possono affrontarsi al livello puramente nazionale. Nessuno singolo Stato europeo può farcela da solo, e può con le sue sole forze contare nel mondo di oggi e di domani.
Occorre più Europa, più unità, più iniziativa europea ; e ciò a sua volta richiede un comune quadro costituzionale, maggiori poteri e risorse per le istituzioni comunitarie, più efficaci regole di funzionamento e procedure di decisione per l'Unione.
E' perciò che apprezziamo e sosteniamo pienamente l'impegno della Presidenza tedesca del Consiglio europeo e del Cancelliere, Signora Merkel, a non lasciar cadere il Trattato costituzionale firmato a Roma nell'ottobre 2004, a garantire che si giunga alle elezioni europee del 2009 con un nuovo Trattato già in vigore.
Italia e Germania hanno una solida tradizione di partnership sempre concorde nella costruzione europea ; una tradizione che risale alle figure di Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer e a cui siamo decisi a restare operosamente fedeli.